IL
MORSO DELLO SCIACALLO
Il morso dello
sciacallo è l’ultimo romanzo di Paolo Di Orazio (già presente in questo blog
con una brevissima intervista e con la recensione di Debbi la strana).
Di Orazio dal mio punto
di vista, rappresenta al meglio il proverbio: nessuno può essere profeta in
patria.
Già perché lo scrittore
che ha ricevuto anche il premio Polidori, le sue soddisfazioni se l’è tolte,
però ha raccolto sicuramente molto meno di quello che ha seminato.
Una carriera molto
poliedrica, da artista puro e da appassionato del genere horror, come
dimenticarsi i fumetti di Splatter, Mostri (Acme edizioni), che diedero il là
ad una vera e propria ondata di uscite nelle edicole come Bloob, Gore Scanners
che presero molto spunto, dalle creazioni del team di Paolo.
Primi delitti, che
portò in Italia quella corrente letteraria che amo così tanto, ovvero lo
splatterpunk.
L’indagine parlamentare
che ne seguì, si può inserire tranquillamente nella scarsa comprensione dei
testi e nella mancanza di ironia da parte di molti cazzoni in giacca e
cravatta.
L’ironia: una delle
componenti fondamentali della produzione letteraria di Paolo Di Orazio, cosa
che lo contraddistingue anche nella sua vita privata.
Il morso dello
sciacallo è un libro molto visivo, l’ho letto e l’ho vissuto come fosse stato
un film, mi immaginavo i volti dei personaggi, i luoghi dei delitti e anche le
modalità con cui avrei potuto realizzare gli omicidi, servendomi dell’ausilio
di qualche esperto di effetti speciali.
L’ambientazione è Roma,
una città notturna, sporca, piena zeppa di vicoli, di boschi dove i disperati
come tossici, prostitute e papponi, tirano a campare tra mille espedienti.
Ma soprattutto dove
tutti gli scontenti, possono regredire e provare il brivido della trasgressione
di scopare con un trans o una prostituta minorenne.
Come contrapposizione a
questi disadattati, si staglia sulla città l’inquietante presenza di Afareen un
piccolo bambino prodigio e il suo manager Murnau, pronti a conquistare il
pubblico e a succhiare l’innocenza ai giovani seguaci del nuovo fenomeno del
web.
Il morso dello
sciacallo, consiste in poco più di trecento pagine, molto scorrevoli e contiene
tutte le caratteristiche del modo di scrivere di Paolo Di Orazio: violenza estrema descritta nei minimi
particolari (alcuni omicidi sono veramente forti), ironia ed eleganza formale.
Perché lui sa scrivere
e come tutti i bravi scrittori, renderebbe interessante anche la lista della
spesa.
Un’altra cosa che mi ha
particolarmente colpito è il riuscire a non scadere mai nella volgarità.
In questo libro, sono
presenti diverse scene di sesso estremo, descrizioni di fluidi corporei,
piercing genitali, e altri espedienti tipici dello splatterpunk, eppure si
legge che è un vero piacere.
I personaggi sono tutti
ben caratterizzati, caricaturali ed eccessivi anche nei gesti più quotidiani
come mangiare delle polpette cucinate dalla mamma.
La superba
caratterizzazione, permette allo scrittore di poter usufruire dei suoi
interpreti ogni volta che vuole all’interno del romanzo, tanto rimarranno
scolpiti nella mente del lettore.
Federico
Tadolini
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