sabato 21 febbraio 2015




MACABRE





Maurizio Quarta nome già noto nel panorama indipendente per aver curato gli effetti speciali del regista Roger Fratter e aver anche interpretato alcuni suoi film tra cui vorrei ricordare Anabolyzer, realizza nel 1999 questo Macabre un cortometraggio di circa diciassette minuti che è andato a finire nella compilation bizzarro italiano curata da Paolo Fazzini e di recente distribuita in dvd (reperibile tranquillamente anche tramite Bloodbuster di Milano e Thrauma di Viareggio).
La trama di Macabre è semplicissima e usa il classico espediente del cinema horror: una macchina in panne, una richiesta d’aiuto e un segreto che si nasconde all’interno dell’abitazione .
Quello che possiamo percepire da Macabre è l’assoluta genuinità del prodotto, non ci sono ritocchi in post produzione, Quarta è un amante del cinema degli anni ottanta, un cinema fatto con pochissimi mezzi, tante idee e tanto amore (ad esempio Evil dead di Sam Raimi venne realizzato per pura passione ).
Gli effetti speciali sono molto artigianali , cruenti ed efficaci e a tratti mi hanno ricordato certi splatter tedeschi come violent shit di A.Schnaas con budella e interiora varie che sicuramente fanno molto presa sullo spettatore.
La regia è secca, diretta senza tanti fronzoli e si sofferma molto appunto sull’effetto shock . E’ sicuramente in linea con la natura del cortometraggio che privilegia molto di più l’effetto “gore” che approfondire la storia e la natura dei vari personaggi .
Considero Macabre un cortometraggio riuscito e che sicuramente manderà in visibilio tutti gli amanti del genere horror.

Federico Tadolini

sabato 14 febbraio 2015

   
                                                          EFFETTI SPECIALI

Dopo aver intervistato registi vari , oggi ho deciso di dare spazio a chi lavora dietro le quinte ma che è fondamentale per la riuscita di un buon film : gli effettisti .





PAOLA MATTIACE




-Parlaci del tuo Progettofx, in quali progetti hai collaborato e dove ti trovi maggiormente a tuo agio.
Ho una formazione di stampo artistico, così è stato naturale per me far evolvere il mio viso fino a farlo diventare una vera e propria “tela tridimensionale”, dove pennelli  per il make-up andavano a sostituire le matite colorate. Altrettanto naturale il passo successivo: truccare gli altri.  Così, dal 2009, il trucco Horror è entrato a far parte della mia vita, come autodidatta, dopo oltre 17 anni di  dedizione ai film horror e sottogeneri dello stesso.  Affascinata da quelle illusioni che vedevo magiche come giochi di prestigio, ho sempre cercato di mostrare una realtà apparente: visiva e tangibile, ma che realtà non è. La cruenza del vero esente dal dolore. Così realizzai per la prima volta il sangue finto e, quasi per gioco, inventai la mia personale ricetta… poco dopo m’ iscrissi ad una scuola per truccatori a Roma.  Progettofx è nato in questo contesto. Servizi fotografici come se fossero dei piccoli filmati statici, paragonabili a illustrazioni tetramente favolesche, con costumi, oggetti di scena, ambientazioni, luci. Così amici, familiari e così via sono diventati attori, modelli… mostri, demoni e troupe, seguendo le mie ispirazioni che, a volte, possono venir fuori da una fotografia, un dipinto o, più semplicemente, da un’idea sfuggita al mio controllo. Mi affascina l’idea di poter esprimere ciò che mi scuote (a volte terrorizza e tormenta) nei miei set ed effetti speciali.  Se volessimo dirla in due parole, Progettofx nasce per esorcizzare le mie paure alle quali cerco di ribellarmi. Desidero che lo spettatore entri in empatia col mio spirito.  Per condividere il mio punto di vista che in Progettofx (http://www.progettofx.com) raggiunge la sua massima realizzazione. Come le fiabe e le favole, quelle foto funzionano da metafore di avvertimento sui potenziali mostri che sono tutti attorno a noi vigili ed attenti.  Amo collaborare per realizzazioni cruente che mi spingono oltre i limiti del gore e ho avuto la possibilità di collaborare per diversi progetti e prodotti cinematografici. Corti, videoclip, mediometraggi, set fotografici, spot, seminari universitari e workshop. Tra i prodotti che hanno visto la mia collaborazione mi piacerebbe soffermarmi sul primo: Il mio primo lavoro retribuito; Fairy Pulp Tales, con Eros D’Antona alla regia. Mi sono cimentata con effetti speciali decisamente forti il cui ricordo mi è caro. Mi capita spesso di gestire il trucco per delle realizzazioni non esclusivamente horror, ultimamente ho curato le trasformazioni nello spot natalizio (tutt'altro che horror) per Sky delle Iene Angelo Duro e Frank Matano, firmato da Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana. Un altro lavoro a cui sono particolarmente legata, perché ha rappresentato un “battesimo del fuoco” realmente impegnativo i(n cui se avrò dormito due ore a notte eccederei per difetto)  è il videoclip  “Game Over” per Noyz Narcos con Mauro Russo alla regia… lì, immersa in una location che non aveva nulla da invidiare a quella di “Non aprite quella porta” e  “Le colline hanno gli occhi”… il sangue scorreva a fiumi e dalla gola, per opera mia, da uno degli attori, tramite un sistema homemade che, data la fretta, ho potuto testare solo una volta. Quest’anno uno dei cortometraggi per cui ho prestato i miei servigi  è volato in America.  E’ il cortometraggio “Lo chiamano Amore” di Domenico Laddaga. Immensa soddisfazione per una realizzazione davvero ben fatta a discapito di condizioni lavorative davvero massacranti (ricordo ancora con “affetto” i 34° C di quell’appartamento a Tor Pignattara e la lunga scarpinata al ritorno in una Roma notturna e suggestiva). Lì il sangue schizzava copioso a seguito di ripetute pugnalate di donna ferita e ossessionata da ciò che chiamano amore.
-Quali sono i tuoi punti di riferimento come effettisti?
Ogni volta che lo rivedo resto piacevolmente incantata dall’ululante, bestiale lavoro di Rick Baker su Benicio Del Toro (una delle performance più belle di quest’attore straordinario) nel remake dell’originale Wolfman del 1941, diretto a quel tempo, dal regista Waggner. Una vera e propria trasformazione reale, visiva, fisica, non figlia della computer grafica. Altrettanto stupefacente, lo stesso Sir. Baker, con il film “Wolf-La Belva è fuori”, dove un tormentato Jack Nicholson, affiancato da un insolito antagonista Spader, vengono trasformati in lupi mannari riconoscibili. Signori! Un vero e proprio genio dalle mani magiche!
Un altro grande effettista a cui rivolgo la mia stima è Rob Bottin, aiutante dello stesso Baker. Il primo film in cui collaborò da solo fu “L’Ululato” di Joe Dante (1981),il primo film in cui venne mostrata una trasformazione ben fatta (benché estremamente difficoltosa) in diretta da uomo a licantropo. E in film di più ampia fama, ovvero “La cosa” di Carpenter e “Atto di forza” di  Paul Verhoeven , giusto per citarne un paio.
Mi sono sempre chiesta come mai i miei miti effettisti abbiano tutti a che fare con i lupi…
-E con chi ti piacerebbe collaborare in ambito indipendente?
In realtà non ho un nome ed un cognome con cui posso rispondere a questa domanda, ma ho un’idea di lavoro perfetto in cui mi piacerebbe collaborare.  Quello dal clima che consenta la mia massima  espressione.  Far uscire parte di me.  L’ambito in cui riesco  meglio è indubbiamente l’horror.  L'horror ha scelto me e  considero l’orrore la più ampia, virulenta e vetusta forma d’arte.  Un progetto fuori dagli schemi in cui le abilità e la passione del regista, mi consentano di  donare la mia esperienza e le mie visioni al lavoro: mente ed “artigli” che renderebbero la mia collaborazione più fertile che mai.
-Da spettatrice, cosa vedi di interessante in ambito horror?
Il 2013 e il 2014 appena trascorsi  visto una fiorente e cospicua produzione dalla terra dei canguri e dalla vicina Nuova Zelanda. Potei stilare una lunga lista di titoli ma credo che l’ironico capolavoro “Wolf Creek 2” (Greg Mc Lean) e il viscerale, inquietante ed emotivo pop-up “The Babadook”  (diretto da una citazionista e attenta Jennifer Kent) racchiudano e formino due capolavori, due perle della cinematografia di genere, con le loro fantasie ossessive e malsane.  Più in generale, vedo interessanti quei film ben distanti dagli ormai triti e ritriti cliché statunitensi.  E’ stata una piacevole scoperta che ha spazzato via completamente il timore che, ormai, nel cinema horror di larga scala, il tramonto si fosse avvicinato inesorabilmente.






FABIO TADDI

1-    Con quali materiale ti trovi più a tuo agio e qual è la tua creazione a cui sei più affezionato ?

Creando ormai da oltre quindici anni mostruosità di ogni tipo , ho decisamente provato qualsiasi tipo di materiale, dal lattice alla pelle , alla stoffa al silicone, metallo, resina e materiali plastici o pvc. Personalmente prediligo il lattice, poiché è un materiale di facile utilizzo, economico se si sa dove cercare e se di qualità, molto utile. Tuttavia non disdegno la pelle, con cui creo maschere molto spesso che cucio e ricamo a mano. Per quanto riguarda la creazione, personalmente non ne ho quasi nessuna a cui sono particolarmente affezionato… mi spiego meglio: ci sono parecchie mie sculture che ho adorato fare, come il joker dal volto scuoiato o l’uomo di neve ma personalmente, creando per altri e quasi mai per me, non sono particolarmente affezionato a nessuna di loro , sebbene qualche volta mi capiti di dire “oohh è venuto davvero bene, è un peccato darlo al cliente , ma devo consegnarlo.
2- Quando hai deciso di volerti dedicare anima e corpo alla creazione di maschere?
Tanti e tanti anni fa perché amo travestirmi e mi servivano. Cucio da quando avevo sei anni e i miei primi lavori decenni fa erano maschere di pelle e di stoffa, spaventapasseri che continuai a fare fino verso il 1999-2000. Poi nel 2001 conobbi il lattice. Lo studiai per mesi e mesi e adesso utilizzo questo materiale.
Mi è sempre piaciuto modificare cose da poco, cose bruttine e renderle belle, stravolgerle completamente . credo che sia un ottimo esercizio per stimolare la fantasia e la creatività.
Dal 2002 creo per chiunque nel mondo, dal momento che per me non ho mai tempo per fare molto , è comunque una cosa molto divertente. Non andrei a dormire ogni notte alle tre circa dopo aver finito creature per gli altri se non amassi questo lavoro.






3-Parlaci delle tue collaborazioni in ambito di cinema indipendente


Questo è un argomento di cui amo sempre parlare, benché non mi vanti mai di nulla. Collaboro ormai da tantissimi anni con amici registi, attori e crew che creano corti, webseries, film brevi o veri e propri, pubblicità, sia nell’ambito indipendente che no, e mi diverto sempre tantissimo. Il mio ruolo è quasi sempre quello dell’attore in tutto ciò, performando con maschere delle mie collezioni private fattemi da amici in America per la maggioranza su mie idee e deliri, e interpretando una vasta gamma di creature e personaggi. Raramente recito col mio volto o come umano sia per vezzo mio , che per semplice comodità e realismo . ma quando sono, che so un demone o un morto che cammina, allora si che servo a qualcosa e ne traggo piacere. Ma tuttavia mi capita di essere contattato come semplice addetto al make up e trucco. Oltre che (ma di rado) consiglio vivente sul dato personaggio che un attore dovrà interpretare nel caso di qualcosa di soprannaturale, essendo ferrato in materia.

4- Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

Personalmente con chi già collaboro oggi, ovvero cari amici registi bravi e capaci, la cui amicizia mi ha regalato anni e anni di interpretazioni mostruose che per me non hanno prezzo, e di cui sono un vorace collezionista . non ho particolari ambizioni, né particolari desideri, dato che già amo ciò che faccio ogni giorno e ne sono soddisfatto. I registi che amo sono tutti morti o lo è la loro carriera, per cui non ho più alcuna speranza di poter in un futuro prossimo di sognarne una collaborazione. Preferisco valutare giorno per giorno ciò che faccio,mi interessa il futuro a brevissimo termine, non quello lontano.



                                                     Maresca Gambino


1-    Parlaci dei progetti dove hai collaborato e a cui sei più legata
1-sono legatissima al mio primo corto , “creepy Entries” dove ho lavorato per la prima volta in assoluto con il make up speciale .
Era la mia prima esperienza con i materiali speciali, le plastiline, i calchi, il lattice
Ricordo il calco su quel povero ragazzo interamente realizzato in scagliola….adesso a pensarci mi vengono i brividi…. le prime applicazioni di plastilina, mai usata, super appiccicosa e con quel colore decisamente troppo anni ’80…..o l’effetto sudore su un altro attore, che credo mi abbia letteralmente odiata per avergli spruzzato litri d’acqua in faccia ogni due secondi per quasi tutta la durata del corto…..
Il progetto era nato da me e dal regista mentre trascorrevo un anno come artigiana cesellatrice in quel di Firenze, l’idea era piaciuta tantissimo ad un mio collega francese, insieme abbiamo scritto la prima bozza.
Avevamo anche girato un trailer con un altro titolo, e preparato dei primi pupazzi in gomma di silicone, che poi non vennero mai usati.
Lasciata Firenze, il progetto è stato rivisitato e sviluppato, abbiamo creato un team e cominciato le riprese , se non mi sbaglio nel 2005
Eravamo tutti molto giovani , e come tutti alle prime armi, ricoprivamo anche altri ruoli. Giravamo in casa mia, che era molto grande, ogni stanza è stata letteralmente ribaltata, mobili spostati, sembrava un campo di guerra, ricordo che per una scena serviva una location particolare, una specie di scantinato, molto sudicio e lugubre, io non avevo idea di come realizzarlo, non c’era tempo per costruire mobili o altro, cosi, sono scesa nella cantina del mio padrone di casa, che per mia fortuna era uno di quei classici conservatori accaniti di oggetti, mobili e  di conseguenza polvere…..insomma sembrava un bazar d’altri tempi, ho raccolto tutto quello che potevo, ragnatele comprese….



2-In che genere cinematografico ti trovi più a tuo agio e con quale materiale sei abituata a lavorare ?

dico sempre che il genere horror-fantascienza è quello che ti permette di lasciare più spazio alla creatività e alla fantasia, è un genere vasto che a livello di progettazione dà molte opportunità e sicuramente è molto stimolante
personalmente dopo anni certi materiali li lavoro con maggiore sicurezza, molte volte il tipo di materiale è anche una scelta dettata dalla sceneggiatura, dal tipo di effetto  da ottenere dal tempo a disposizione per la realizzazione in laboratorio e  ahimè dal budget
non potrei dire con quale materiale lavoro di solito perché dipende moltissimo dalla commissione, per mia fortuna sperimento molto cercando spesso di non utilizzare un solo metodo per ottenere quello che serve

3-Qual è il tuo rapporto col cinema horror ? quali sono i tuoi film preferiti e un effettista con cui ti piacerebbe collaborare


adoro il cinema horror, principalmente quello vecchio stile, forse perché essendo artigiana, mi piace vedere come senza grandi pretese venivano realizzati certi effetti, che per molte cose, ritengo ancora molto validi rispetto ad oggi. I miei film preferiti sono sicuramente “Non aprite quella Porta “ di Tobe Hooper del ’74, “Hellraiser” e “Cabal” di Barker, il primo per la crudezza e l’atmosfera, il secondo per le creature e nn solo, amo quel film.
Aggiungo non per ultimi i primi 3 Nightmare, secondo me pieni di piccoli capolavori sia per l’intuizione che per accorgimenti e design
In risposta alla tua domanda , con chi mi piacerebbe collaborare, ti dirò, spesso sogno ad occhi aperti, avrei dato chissà cosa per essere una ragazzina negli anni ’70, e aver incontrato Dick Smith, mi sarei incollata alla schiena di quell’uomo, tentando disperatamente di essere in laboratorio con lui durante la realizzazione degli effetti per “L’Esorcista”
Ci sono comunque un sacco di colleghi molto bravi in Italia e all’estero, in generale collaboro sempre volentieri con chiunque abbia una grande passione e molta umiltà

4-Da spettatrice come vedi il panorama horror indipendente ?


Il cinema horror indipendente mi sembra ricco di bravi registi e ottimi effettisti, amo le storie interessanti, quelle geniali e un po’ fuori dai soliti schemi, a volte qualcuno ci riesce , qualcuno no, di solito rimango piacevolmente colpita quando il mix è ben riuscito, tra effetti , fotografia, storia e regia.
Personalmente mi piace ricordare ai registi che un ottima fotografia vale tanto quanto un buon effetto, anche in termini di investimento.
E’ cosa rara, ma quando capita è una vera bomba














                                                                                                          Federico Tadolini

mercoledì 4 febbraio 2015



La ragazza del treno di Raffaele Totaro





La ragazza del treno è l’esordio letterario del giovane attore toscano Raffaele Totaro attivo sia in ambito cinematografico che in quello teatrale.
Si tratta di un romanzo breve ambientato a Firenze dove viene data una splendida caratterizzazione geografica : stupenda città di giorno , chiassosa, solare , bellissima con le sue opere d’arte ma pericolosa di notte , popolata da sordidi individui e piena di loschi traffici.
Oltre a queste note viene rievocato anche un tragico fatto di cronaca nera , quando un estremista in preda ad un raptus uccise tre nordafricani diversi anni fa senza scendere in sottotesti politici (altra nota di merito la frase in disgrazie come queste, la politica non c’entra niente).
La ragazza del treno come detto precedentemente è un romanzo breve di nemmeno cento pagine e che ha come protagonista un anti-eroe dei nostri giorni ovvero Filippo 31 anni , nessun obiettivo nella vita, una famiglia disastrata e un lavoro che fa tanto per prendere qualche soldo .
Fa parte di quella categoria di perdenti che aspettano l’occasione per potersi riscattare da una vita mediocre e senza interesse.
Questa occasione gli sembra arrivare una mattina dall’incontro sul treno con una misteriosa ragazza .
Al primo incontro ne seguono diversi altri , fino al fatidico scambio di numeri telefonici, ma non tutto sembra essere la realtà.
Da questi incontri si sviluppa tutto l’intreccio del romanzo, sempre in bilico tra il dramma interiore di Filippo e una svolta da romanzo giallo decisamente riuscita.
Il linguaggio usato da Totaro è scarno, essenziale , perfettamente in linea con l’ambientazione e il mondo interiore del protagonista : vuoto, desolante come altri personaggi del romanzo che sopravvivono con difficoltà alla durezza della vita .
Una nota di merito va data soprattutto per aver saputo affrontare queste tematiche anche scottanti senza utilizzare un linguaggio troppo scurrile mantenendo sempre dall’inizio alla fine un preciso ordine e una forma ben delineata al contesto.
Aggiungo che è un romanzo molto “cinematografico” , pieno zeppo di immagini visive e personaggi ben caratterizzati , sicuramente poteva essere sviluppata meglio la parte investigativa del romanzo , mentre si arriva ad una conclusione molto riuscita ed inaspettata ma forse in modo un po’ troppo frettoloso.
Consiglio a tutti la lettura di questo romanzo , metterà d’accordo sia chi preferisce il genere da “dramma interiore mescolato all’attualità e sia chi predilige il classico giallo con metodo investigativo e soluzione finale.


Federico Tadolini