lunedì 6 ottobre 2014

HOUSE OF SHELLS







Ho seguito immediatamente questo progetto intervistando i due ideatori ovvero il regista Domiziano Delveaux Cristopharo e lo sceneggiatore Andrea Cavaletto.
Sono stati tre motivi a farmi avvicinare ad House of shells:
1-    Innanzitutto la passione che nutro da sempre per il fumetto di Dylan Dog che leggo da quando avevo otto anni e di cui conservo tutti gli albi regolari , gli speciali e anche i vari cimeli che solo i collezionisti come me possono acquistare. Quindi sono difficilissimo da accontentare .
2-    La curiosità di vedere il regista Cristopharo alle prese con questa nuova forma di progetto che ha preso piede da diversi ani anche in Italia ovvero il fan film
3-    Dopo aver apprezzato il capolavoro Doll syndrome (di cui potete leggere la recensione su questo blog) , ero curioso di vedere cosa erano riusciti a tirar fuori questa volta  Cristopharo ed Andrea Cavaletto che è lo sceneggiatore di House of shells.
Cavaletto oltre ad essere un ottimo scrittore suo è il racconto Primi riti contenuto nell’antologia Oltre la paura, è stato lo sceneggiatore del film Hidden in the woods (inedito in Italia ma reperibile tramite il mercato dell’import) e ha sceneggiato anche diversi albi di Dylan Dog tra cui Piovono rane, i sonnambuli, l’armata di pietra, il parassita , presenti negli album regolari e negli speciali.
Dunque cosa mi aspettavo da House of shells?
Preciso che non sono assolutamente un patito dei fan film, di quel poco che ho visto ho sempre percepito sicuramente un grande impegno e una sincera passione ma vedevo un Dylan Dog che non era un Dylan Dog , ovvero una cura maniacale per farlo assomigliare il più possibile al celebre detective ma poi……… mancavano nella cosa più importante ovvero la psicologia del personaggio ! ed è una cosa gravissima e che compromette la riuscita di un progetto che viene dichiarato come un omaggio al personaggio di un fumetto .
House of shells abbatte tutti i limiti tecnici con idee semplicissimi ma sfruttate in modo intelligente.
Innanzitutto si percepisce la presenza di un’ottima regia, una buonissima recitazione di Stefano Cassetti nelle vesti di un Dylan Dog convincente soprattutto nella sua “psicologia” e nei comportamenti da inglese: malinconico, dotato di un suo particolarissimo humour e grande conquistatore di donne , nonché molto affascinante come del resto è Dylan.
Anche l’attrice Veronica Gentili ci regala una discreta recitazione e rappresenta la perfetta trasposizione del classico personaggio femminile degli albi di Dylan : bella, innamoratissima di lui e anche discretamente svampita (ero letteralmente piegato in due quando di fronte alla porta scricchiolante che si apre da sola esclama : hells bells !!!).
Splendide le location abruzzesi e qua mi ricollego alla frase che ho scritto precedentemente : idee semplici ma sfruttate intelligentemente.
Una delle tante critiche che avevo letto al riguardo del recente film americano su Dylan Dog (che non è piaciuto nemmeno a me , ma di certo NON per le location) era appunto quella di non averlo ambientato a Londra .
Perché bisogna per forza ambientare una versione di Dylan Dog a Londra ? ci sono tantissimi albi che non sono ambientati nella capitale inglese , ce ne sono anche a Venezia tanto per fare un esempio .
Quindi la location da dove deve derivare ?
Semplicemente dalla natura della storia e le location di House of shells sono perfette per una storia che non è la classica avventura “lineare “ di Dylan ma che ci fa addentrare dentro ad un labirinto onirico molto affascinante .
Ottima la scelta del bianco e nero che regala al film una natura ancora più gotica e misteriosa nonché l’espediente di alcuni elementi tipici del genere : il castello , il magnetofono (la voce dello scienziato è di Pasquale Ruju) , lo specchio.
Sono sicuro che House of shells possa rappresentare la nuova incarnazione su pellicola di Dylan Dog riuscendo a conquistare anche lo zoccolo duro degli assidui lettori del fumetto nonché gli amanti del buon cinema fatto col cuore e con la tecnica.


Federico Tadolini