lunedì 24 marzo 2014

Nuit Americhèn






Cortometraggio del 2013 di poco più di venti minuti (per i più distratti che non seguono i titoli di coda , consiglio di vedere TUTTO perché c’è una piccola sorpresa finale ) di Federico Greco che cura la regia e il soggetto e la sceneggiatura con Igor Maltagliati .
Una scalcinatissima troupe cinematografica composta da “regista” , fonico- attore e attrice entrano dentro una misteriosa villa con la scusa di girare un piccolo spot pubblicitario ma con la reale intenzione di sfruttare questa location per alcune scene di un film horror .
Inevitabilmente le cose prenderanno una piega ben diversa dalla finzione cinematografica.
Il pubblico horror è da sempre il più permaloso di tutti i generi cinematografici : mai toccare i film cult e gli idoli , sui forum le discussioni sui remake vanno avanti da secoli , sulla reale intenzione del regista di omaggiare sinceramente una determinata pellicola ecc…
In questo lavoro Federico Greco fa una cosa molto intelligente : scardina e mette alla berlina in modo simpatico determinati clichè del mondo horror : “ sesso e sangue non vanno mai separati, l’ambientazione quasi da classico del gotico col guardiano misterioso che consegna un mazzo di chiavi mettendo in guardia i ragazzi sulle porte chiuse “, ma bilanciando il tutto con una chiara e riuscita storia dai sapori horror e realizzata ottimamente con un personaggio che è nell’immaginario di qualunque appassionato del genere ovvero il clown .
Il cast è composto da Gianmarco Tognazzi nelle vesti di un improbabile regista horror seguace del verbo di Tarantino e Rodriguez , Regina Orioli , Alberto Di Stasio e Fausto Sciarappa.
Uno dei punti di forza sono sicuramente i dialoghi che mettono in risalto soprattutto la demenza del regista “ negli effetti speciali non conta la fattura , conta come lo illumini “ e l’ingenuità degli altri due attori che si sono trovati invischiati in questa avventura da un perfetto incompetente.
Esilarante l’interpretazione di Gianmarco Tognazzi e molto buona anche quella degli altri tre attori del film .
Buonissimi gli effetti speciali e ottime le musiche originali di Angelo Talocci  che utilizza alcuni suoni chiave delle pellicole dell’orrore.
Davvero un bel lavoro , complimenti vivissimi a tutti !.



Federico Tadolini

giovedì 20 marzo 2014




EXTREME JUKEBOX











Lungometraggio del  2012 diretto da Alberto Bogo che cura anche la sceneggiatura insieme ad Andrea Lionetti .
Nel cast possiamo trovare volti ormai diventati ricorrenti nel cinema di genere come Alex Lucchesi e Alessio Cherubini tutti e due presenti anche nel cortometraggio zombie movie di Francesco Picone Anger of the dead .
Innanzitutto stiamo parlando di un prodotto indipendente visto che il film è stato prodotto dai sopra citati Bogo e Lionetti dove mettono in pratica i loro amori : cinema e musica .
A mio modo di vedere riuscendoci in pieno perché la cosa più immediata che può saltare all’occhio dello spettatore guardando extreme jukebox è appunto la passione per sonorità eighties come l’hard rock e il caro ed intramontabile heavy metal .
E’ presente anche il cinema horror con tutti i suoi clichè : leggendo la trama il primo film che mi è venuto in mente è morte a 33 giri (trick or treat) dove parteciparono Ozzy Osbourne in un simpaticissimo cameo dove condanna la musica rock e Gene Simmons.
Un altro merito che va dato a Bogo e a lionetti è quello di essere arrivati per primi in Italia ad affrontare questo connubio e a credere con tutte le loro forze e i loro mezzi nel progetto rischiando di finire devastati in un mercato che non lascia spazio ai film di genere ,notizia ufficiale è che la pellicola è stata comprata dalla Troma la mitica casa di produzione di Lloyd Kaufman , che distribuirà il film tra la fine del 2014 e inizio 2015 impreziosendo l’edizione con un ricco documentario sulla realizzazione  .
Extreme Jukebox ruota attorno alla maledizione di un disco realizzato da David Crystal un musicista rock folk (a me è venuto in mente David Tibet dei Current 93 )  sparito in circostanze misterioso e tacciato di venerare lucifero .
Il disco finisce nelle mani di Jessie Cake astro nascente del rock , ma nel frattempo un temibile serial killer Naughty rocky boy sta sterminando la città con omicidi a tempo di rock .
Molto tromesca la realizzazione del serial killer , anzi dei due serial killer visto che viene narrata anche la storia del killer dei boschi altro losco figuro che si aggirava uccidendo le coppiette nel più tipico esempio dello slasher movies .
Che altro dire senza spoilerare e raccontare il film (cosa che odio fare e purtroppo si leggono spesso recensioni che raccontano per filo e per segno tutto  il film) ? extreme jukebox è girato bene , le recitazioni in un primo momento potrebbero anche sembrare mediocri ma non lo sono , sono eccessive , grottesche , caricaturali come TUTTI i personaggi del film lo esigono .
Ottima la colona sonora uno dei punti di forza e notiamo la presenza di alcuni personaggi celebri del panorama come il mitico Pino Scotto nei panni di un prete dove esprime la sua opinione del rock in termini molto coloriti e Trevor dei Sadist un gruppo storico dell’underground italiano.
I dialoghi così come le recitazioni sono molto grotteschi nel pieno stile del film , e questo lo devo sottolineare riesce a far ridere , divertire senza mai scadere nella volgarità (nella scena del primo omicidio ero piegato in due dalle risate) e questo non è facile da realizzare .
Sotto l’aspetto splatter secondo me si poteva osare qualcosina di più ma qualcosa si vede , avrei fatto qualcosa di delirante nel pieno stile Troma ma funziona lo stesso anche in questa maniera.
Aggiungo che se volete divertirvi guardatevi questo extreme jukebox , di sicuro non rimarrete delusi.



Federico Tadolini

lunedì 17 marzo 2014

LA CAGNA







Mediometraggio del 2004 della durata di poco più di mezz’ora realizzato a quattro mani da Paolo del Fiol e Dominik J. Flacio.
Stiamo parlando di una pellicola realizzata con tantissima passione e con i mezzi dell’epoca, un amore smisurato per le pellicole di genere (viene citato anche Joe D’Amato) e soprattutto per un certo tipo di horror molto anni ottanta di cui sono un grande estimatore, va da sé che mi sono divertito come un matto vedendo questo film (soprattutto nella parte finale che non sto a svelare).
La trama del mediometraggio verte sulla figura di una strana donna creduta indemoniata dalla gente del paese, vive in una strana casa piena di maschera ed elementi esoterici ed un pollo rinchiuso dentro una teca.
Da questo personaggio si dipana tutto l’intreccio della vicenda : i due registi si divertono con lo spettatore incentrando in un primo momento la storia sull’elemento possessione demoniaca per poi spostare l’attenzione sull’aspetto licantropia e addirittura tirare in ballo il caro e vecchio zombie movie.
Il tutto viene affrontato con una chiarissima intenzione di realizzare un prodotto che innanzitutto deve divertire lo spettatore , inserendo anche qualche elemento erotico molto ben riuscito e tanta ironia di fondo.
I punti di forza della pellicola sono la storia molto articolata ed interessante e il coraggio da parte dei registi di osare in alcune scene d’impatto grazie ad effetti speciali molto artigianali ma anche molto adatti a questo film.

Il finale è molto riuscito con un colpo di scena a mio modo di vedere molto gradevole , le recitazioni sono sicuramente la parte più debole di tutto .

lunedì 3 marzo 2014







DEVIANCE







Cortometraggio di dieci minuti di Matteo Mascotto .
Inizio molto “soft” con musica francese e ambientazione quotidiana in un ristorante dove una giovane coppia interpretata da Fabio Morelli e Benedetta Rossi sta cenando e conversando tra di loro.
Inaspettatamente sembra profilarsi uno strano gioco con i vicini di tavolo.
Impianto narrativo tipico del thriller, un incontro fortuito e la follia che ben presto si rivela in un contesto tipicamente anomalo ovvero un ristorante (anche se alcuni maestri del genere come Alfred Hitchcock hanno sfruttato queste location .. treno , ristorante ).
Abbastanza in parte i protagonisti con Morelli che dopo il cappotto di Giuseppe Ferlito tratto da un racconto di Roberto Ricci , affronta nuovamente il thriller, una regia molto precisa senza inutili vezzi di sorta .

Forse andavano maggiormente curati i dialoghi e resa più dinamica la storia magari con una scena d’impatto che rimanesse nella mente dello spettatore senza insistere troppo sui risvolti psicologici ma di sicuro parlerei di un cortometraggio che rappresenta un buonissimo punto di partenza per il regista per il futuro.