martedì 31 maggio 2016





IL CAMPIONE
Un racconto di Filippo Santaniello




Filippo Santaniello è un giovane scrittore di Roma ed è uno dei nomi più interessanti e poliedrici del panorama letterario indipendente.
Nella sua attività di scrittore si è contraddistinto per saggi cinematografici come quello sul film “La mosca” di David Cronenberg, sceneggiature per lungometraggi come Bloody sin di Domiziano Cristopharo e cortometraggi come Sarcophaga di Giuseppe Peronace e tantissimi racconti pubblicati su varie antologie del settore o riviste.
Il campione è un brevissimo racconto pubblicato ad aprile 2015 sulla rivista online “l’inquieto” ed è ambientato nella gelida Svezia in un giro di scommesse molto particolari.
http://linquieto.blogspot.it/2015/04/il-campione.html

Gli elementi principali del racconto sono costituiti da due fattori chiave della letteratura splatterpunk ovvero sesso e violenza .


Santaniello conosce benissimo la materia e utilizza questi fattori in modo eccellente distribuendoli sapientemente per tutto il racconto utilizzando parole “secche e dure”, ma senza scadere mai nella volgarità, anzi riuscendo a mantenere la tensione fino alla fine senza perdersi in descrizioni troppo minuziose che avrebbero sicuramente “deviato” la natura del racconto.
Il campione è un racconto “notturno”, la sua location ideale è una strada periferica immersa in una landa deserta, fredda e polverosa, dove tutti i personaggi sono esseri senza una precisa identità ma spinti ad affrontare una gara assurda per combattere la noia del quotidiano.
Ottimo il finale, consiglio a tutti la lettura di questo piccolo gioiellino di letteratura “nera”.
Federico Tadolini



giovedì 26 maggio 2016

SOMNIA






Due anni fa uscì nei cinema con una buona distribuzione il film horror Oculus di Mike Flanagan.
Fu una bella sorpresa alquanto inaspettata, difficilmente ho visto un’opera prima così curata in ogni dettaglio e soprattutto un film che facesse veramente paura con un sapiente mix di tensione e scene violente sapientemente distribuite per tutto l’arco dei novanta minuti.
Inoltre una colonna sonora strumentale che metteva veramente i brividi, degna erede di quelle partiture veramente riuscite di Joseph Bishara.




Ieri è uscito nei cinema (e anche qua con una buona distribuzione) Somnia, sempre di Mike Flanagan  .
Aspettavo molto questo film anche per verificare se le premesse di Oculus sarebbero state rispettate e se Flanagan poteva essere indicato come un nuovo esponente del cinema horror che purtroppo latita parecchio (soprattutto nel 2016) di nuovi maestri .
Purtroppo anche Adam Wingard dopo il superbo you’re next ha voltato pagina, affrontando il thriller con The guest (da luglio regolarmente distribuito in dvd-blu ray anche da noi).
Aspettiamo al varco Rob Zombie con 31 e Domiziano Cristopharo con Virus per vedere se ci sono altri sbocchi per questo genere, dal momento che The boy non ha detto praticamente niente di nuovo.
Quindi mi fiondo subito al cinema per assistere alla prima visione di Somnia.
La trama è abbastanza derivativa: una giovane coppia dopo la morte del loro unico figlio adotta un bambino con seri problemi legati al sonno.
In sostanza ha un potere, ovvero quello di creare “presenze materiali” a secondo del suo sonno, può riuscire a materializzare stupende farfalle, come creare l’uomo- cancro un essere demoniaco, strettamente legato al suo passato.
Il film è abbastanza lento (ma non è questo il punto), ovvero per raccontare e far vedere due cose, si ingarbuglia in cento cose che potevano a mio vedere essere tranquillamente evitate, come un riempitivo …
La regia si mantiene molto fluida come nel precedente Oculus, confermando le qualità del regista che non ha i vezzi e l’abilità tecnica di James Wan, ma che la macchina la sa utilizzare molto bene.
Negli ultimi anni, il film Babadook forse è la pellicola che ha catalizzato maggiori consensi e a tratti Somnia me l’ha ricordato, così come il film spagnolo La madre.
La colonna sonora è costruita in maniera meno d’impatto che nel precedente Oculus ma si mantiene su buonissimi standard qualitativi, ed è curata da Danny Elfman, che contribuisce a creare quel mondo "magico" da fiaba alla Timb Burton, cosa che mi ha infastidito non poco.
Le recitazioni funzionano molto bene, mentre gli effetti speciali sono pochi e senza presenza di scene violente, mentre la creatura è stata costruita in digitale (in maniera molto discutibile).
Somnia si distanzia nettamente dal genere horror, prendendo sempre più la via verso un dramma famigliare, ben orchestrato, ma che lascia una brutta patina di già visto e di buonismo a tratti esasperante.
Sicuramente un film fatto bene e confezionato meglio, ma che continua nella scia del già visto e del prevedibile, senza particolari note di merito .


Federico Tadolini

lunedì 23 maggio 2016




                               INTERVISTA A BLOODY HANSEN- THE PROVIDENCE








1-    Parlaci del tuo progetto The Providence: quando nasce, come si è sviluppato e quale sarà la sua evoluzione

The Providence nasce dalla mia grande passione per i film horror e per l'heavy metal, quando da ragazzino ho conosciuto i Death SS mi si è aperto un mondo, mi fecero capire che si potevano unire le due cose, e sicuramente dentro di me, da quel preciso istante, ho sempre desiderato fare qualcosa del genere, daltronde all'asilo disegnavo i cadaveri appesi sugli alberi quindi il mio futuro doveva essere per forza questo, o musicista in una horror band o psicopatico. Penso che se dovevo concentrarmi su una forma d'arte, doveva essere per forza orrorifica, poi niente, all'epoca del myspace,  avevo provato a registrare qualche cazzatina, così per scherzo, e  mano a mano the providence è diventato quello che è oggi, un progetto molto serio che spero mi dia tante soddisfazioni.

2-    Visto che brividi in sala è un blog che perlopiù si occupa di cinema horror, raccontaci le tue prime esperienze con questo genere cinematografico

Questo è un bellissimo tuffo nel passato. la primissima esperienza in assoluto io quasi manco me la ricordo, perchè avevo 6 anni ed è sempre mia madre a raccontarmela, mi dice sempre che lei e mio padre vedevano Profondo Rosso con i nostri vicini di casa, ed io entravo sempre in salotto incuriosito e attratto dalla tv come Carol Ann in Poltergesit. Se non è destino questo! poi crescendo ho scoperto i vari cult, con L'esorcista non ho dormito per tanto tempo, mi ha letteralmente terrorizzato, c'era il mio padrino che prima che il film iniziasse mi ripeteva "guarda che ti fa paura, stai attento, io ti ho avvisato" in effetti ero troppo piccolo per reggere un impatto del genere, e infatti come dicevo, mi sconvolse. poi che dire, la prima volta che ho visto Evil Dead, è stato come il primo appuntamento con la fidanzatina. per non parlare delle serate passate dentro le videoteche, dove noleggiai il cult italiano Il Bosco 1 per dirne uno. Poi vabbè Notte Horror, fisso ogni martedì alle 22:30, e chi se lo scorda Zio Tibia?

3-    Return to morningside, è un disco abbastanza diverso dai precedenti, cosa ti ha portato a ridurre in modo molto vistoso i campionamenti e dare maggior spazio alle chitarre?
Era solo questione di tempo, io attualmente ho 37 anni e ascolto thrash metal e death metal da quando ne avevo 14 più o meno, quindi le chitarre per me sono indispensabili. per the providence ho iniziato con l'ambient e i campionamenti da film perchè non avevo la possibilità da solo di fare metal, ora con dick laurent posso farlo, ma questo è solo un secondo passo,  voglio più pezzi veloci e ancora più heavy, sulla scia di mercyful fate/king diamond per intenderci

4-    Come vedi l’attuale panorama musicale italiano?
Non mi piace, a parte pochissime eccezioni, non ci sono bands attuali o recenti,  che mi piaciono, ma non solo in  italia, io direi in generale. quando mi annoio per così tanto tempo perdo le speranze e smetto di seguire, quindi non so se stia cambiando qualcosa ora come ora, ho perso parecchio interesse, preferisco 1000 volte ascoltarmi i gruppi vecchi che avevano tanto da dire rispetto alla nuova generazione. per farti un esempio, ora ho voglia di ascoltarmi un po di rock italiano, e sicuramente metterò su l'album omonimo dei grandissimi Karma

5-    Perché la scelta di non suonare dal vivo?
essere solista è bello perchè decidi tutto tu, il disco esce esattamente come ti pare e piace a te, senza discussioni, quello che poi sentirai l'hai deciso esclusivamente tu. i problemi nascono dal vivo, ho dei carissimi amici che sono disposti ad aiutarmi, ma questi amici hanno anche le loro bands, e quando sono in pausa musica possibile che stanno lavorando, quindi far coincidere tutto è un grandissimo casino, ma prima o poi deve accadere. ci sono tante bands con membri che vivono lontanissimi, e si trovano in un posto per provare una settimana prima di partire in tour, farei questo molto volentieri se a qualcuno interessasse. Voglio continuare a fare dischi per cercare di far crescere il nome ed avere anche proposte di questo tipo prima o poi

6-    Con quale musicista ti piacerebbe collaborare?
con Steve Sylvester prima di tutto e poi il mio sogno sarebbe scrivere una canzone con la cantante Elisa, non quella che va ad Amici però, ma quella che scrisse Asile's World, non dico in ambito horror, ma in generale, a parte le sue ultime discutibili scelte, è l'artista che stimo di più in assoluto, la maggior parte delle persone che lo scoprono non ci credono ma io adoro quella donna, so tutti i suoi cd a memoria, ho una collezione dei suoi album molto grande a casa. ritornando ad atmosfere più pesanti citerei anche Samaya Otep che da qualche mese a questa parte ascolto ogni santo giorno. la lista sarebbe parecchio lunga, mi fermo qui solo per non fare l'elenco della spesa.

7-    Ci puoi dare anticipazioni sul prossimo disco?
Il prossimo sarà un mimi cd, con un inedito, che forse chiamerò "Creatures Of The Night, poi un remake di un pezzo vecchio, "Tall Man" nello specifico, e 3 cover, due già decise al 100%, "Andres" delle L7 e "Wicked Woman" dei Coven, e la terza quasi certa che molto probabilmente sarà "The Witch" dei The Rattles. In questo momento Laurent è in studio lavorando allo split Cadaveria/Necrodeath, appena finirà si concentrerà su The Providence

8-    Nella vita privata Bloody Hansen chi è?
Non sono bravissimo con le parole quindi non so se sono capace di far capire a chi non mi conosce, chi è Bloody in poche righe, sono una persona che per anni  e anni ha messo sempre il divertimento come prima cosa, e diciamo che mi son fatto un curriculum di tutto rispetto nella mia zona, per la contentezza dei miei genitori ahah poi un pochettino sono maturato, era ora.. anche per via di una malattia che mi ha sposato 5 anni fa circa, e da quel giorno ho cercato di dare più importanza all'arte, perchè questa grana che c'ho io, senza andare nello specifico, è imprevedibile, ed è possibile che da un giorno all'altro non potrei forse nemmeno più prendere una chitarra in mano o cantare, quindi ogni canzone che registro per me è come se fosse l'ultima, non per pessimismo, ma tutto il contrario, il fine è smentire la malattia e far si che quella canzone non sia l'ultima. Una situazione del genere ti può cambiare in più aspetti, dipende dalla persona, o ti abbatti o cerchi quella cosa che ti tiene a galla, io cerco la seconda, che in questo momenti è sicuramente the providence

9-    Parliamo di cinema horror indipendente: hai qualche nome di regista che ti ha particolarmente entusiasmato e che secondo te meriterebbe maggiore spazio?
Ho comprato Naftalina di Ricky Caruso, e dopo averlo visto spero che questo regista venga messo nelle condizioni di fare tante belle cose perchè è una persona preparatissima e con grande gusto, basta seguire i suoi discorsi su facebook per notarlo, una persona veramente a modo, educata che mai polemizza ma sa argomentare come pochi. più indietro nel tempo ero in contatto con Paolo Gaudio che spero un giorno di risalutare, non so se si ricorda di me, spero di si perchè è un regista eccezionale. Inoltre un bel "sticazzi" Lorenzo Bianchini se lo merita alla grande in quando il suo Oltre il Guado è un gioiellino.Poi ovviamente grazie al Tadolini sempre interessato ad usare la mia musica per i suoi lavori, ti auguro ogni bene

10-                      Il suono del tuo progetto è molto “cinematografico”, non hai mai pensato di realizzare una colonna sonora interamente strumentale?
Sarebbe una bella esperienza sicuramente, ma ti dirò, per ora non sono interessatissimo, certo è che io ascolto tutto quello che mi si propone, ma il fatto è che mi piace troppo fare canzoni, io voglio fare cd per farmi conoscere di più ed avere la possibilità di andare in tour, io mi sento un ragazzino, io voglio far casino su palco non so se mi spiego, ed è terribile non poterlo fare per ora. la colonna sonora magari sarà un obbiettivo tra tantissimi anni, quando non potrò più cantare al livello di adesso e quindi potrò concentrarmi al genere ambient come nel primo album senza dovermi sforzare per cantare cattivo. per ora ribadisco che tra una chiamata per una soundtrack e un po di vita on the road sceglierei senza nemmeno pensarci la seconda


Federico Tadolini

giovedì 19 maggio 2016



THE PROVIDENCE
RETURN TO THE MORNINGSIDE









1-    Killer klowns
2-    Slasher
3-    Spider baby
4-    Il male
5-    Take me to midian
6-    Witch the bitch
7-    Hammer house of horror
8-    Prayers
9-    Midnight skies
10-                     Satan loves you all

Giunge al terzo album il poliedrico musicista Bloody Hansen col suo progetto The Providence.
Parlo di progetto e non di gruppo, perché tutto nasce e ruota intorno alla mente del musicista sardo e delle sue grandi passioni: musica e cinema horror.
La copertina del disco questa volta riproduce il personaggio col cappello dello scorso album “the bloody horror picture show” insieme alla bambina in sella ad una moto, probabilmente in fuga dagli zombie che stavano precedentemente emergendo dal sottosuolo.
Quindi seguendo l’ordine cronologico troviamo: un cimitero con le lapidi, figlio di un immaginario gotico stile hammer, il personaggio col cappello che tiene per mano la bambina in un contesto fortemente horror dove gli zombi stanno per aggredirli e adesso invece una fuga, con la presenza malefica che si staglia in alto nel cielo.
Sui significati delle copertine approfondiremo la questione direttamente con Bloody Hansen durante l’intervista che mi ha gentilmente concesso.
Se The Bloody horror picture show lo consideravo un buon disco (qua potete trovare le altre recensioni su questo progetto http://brividiinsala.blogspot.it/2014/02/theprovidence-horror-musicmade-in-hell.htmlhttp://brividiinsala.blogspot.it/2014/01/the-bloodyhorror-picture-show-ci-sono.html  ), Return to morningside lo considero l’album della maturità .
Ci sono netti miglioramenti sotto tutti gli aspetti, soprattutto nella parte strumentale dove le parti suonate sono arricchite e indurite in diverse canzoni, a tratti rendendole veramente aggressive.
I campionamenti dai temi dei film horror sono ridotti (mentre nei due dischi precedenti erano molti), ma la voce resta sempre la protagonista del progetto The Providence.
Una voce che sembra provenire dall’oltretomba e che ci narra di omicidi, mostri e altre aberrazioni dell’animo umano.
Pregevole la scelta di utilizzare la melodia, senza forzare troppo e scendere nel growl.
Ascoltando questo disco a tratti ho sentito quelle atmosfere anni ottanta presenti nel film Morte a 33 giri (Trick or treat), con la colonna sonora realizzata dal gruppo americano dei Fastway.
In questo album si sentono comunque le influenze maggiori dell’horror rock italiano, ovvero i Death ss e in particolar modo il disco Heavy demons, dove le sonorità del gruppo si spostarono verso suoni molto eighties e affrontarono temi classici del cinema horror.
Possiamo trovare un grande omaggio al film Killer klowns from the outher space dei fratelli Kiodo, e una versione riarrangiata del classico Slasher (che è la mia canzone preferita dei tre dischi), un vero atto d’amore verso questo sottogenere horror che ho amato fin da bambino.
Consiglio a tutti di dare una possibilità a questo musicista che sicuramente metterà d’accordo tutti gli amanti di queste sonorità.
Federico Tadolini


mercoledì 4 maggio 2016


                                             Federico Sfascia






1.     Partiamo in maniera anomala ovvero parlando di fumetti visto che sei uno dei protagonisti del fumetto Carogne dei tuoi amici della Krakatoa. Qual’ è il tuo rapporto col mondo del fumetto?

Carogne! Adoro quel fumetto, creatura di quei pazzi talentuosi della Krakatoa Ink (vi consiglio di cercare i loro corti e lunghi su youtube, non ve ne pentirete) disegnato da quel geniaccio di Camme Fantaman…che figata Carogne…compratevelo cazzo!
(Consiglio pure io di reperire i fumetti e i film della Krakatoa… li trovate anche tutti gli anni nello stand autori di Lucca comics. Io passo a trovarli tutti gli anni, simpatici, folli e geniali).
Il mio rapporto con il fumetto è iniziato da piccolo, con l’uomo ragno, nell’epoca in cui se leggevi fumetti non eri un vincente ma una sorta di appestato coglione.
Mi ricorderò sempre di quella volta che, in prima liceo, una tizia in classe con me  mi chiese con espressione tra il disprezzo e la sincera preoccupazione “ma tu ce credi davvero che esistono (i supereroi) ?”
L’ho rincontrata l’anno scorso con il pischello. Lui con la maglietta di Iron Man lei con quella dell’uomo ragno.
In quel momento ho capito che con la fregna non è mai una questione di cosa ti piace, ma di QUANDO ti piace.
Detto questo li ho letti in maniera continuativa per qualche anno poi mi sono rotto le palle e ho iniziato a comprarli solo quando c’erano disegnatori interessanti…alla fine guardavo le figure, le storie a metà degli anni 90 tra saghe del clone, mignotte rivendute per supereroine e morti di superman sono diventate delle puttanate insostenibili che, a mio modesto parere, hanno progressivamente allontanato i personaggi dalla loro purezza e dal sense of wonder…e si è arrivati a vedere al cinema immondizia come i film di Snyder con Henry Cavill vestito da Superman...un assassino imbronciato ed incapace in un mondo senza colori…bella merda.
Io adoro Jack Kirby e quell’approccio assolutamente esplosivo ed impossibile da imbrigliare della fantasia…ingenuo se vuoi ma mitologico.
E poi quelle meravigliose eccezioni che ho letto (ho guardato anche le figure, ma l’ho letto perché è bello) tipo ALL STAR SUPERMAN di Morrison, una storia che consiglio a tutti per capire quanto può essere bello il personaggio di Superman senza bisogno di snaturarlo per andare incontro ai gusti di 15enni (chiusi in corpi di 40enni) rancorosi ed ignoranti.

Non so se ti sto rispondendo, probabilmente no, ma a stringere io ho sempre disegnato, quindi le arti figurative (pittura, fumetto, illustrazione) sono sempre state prepotentemente presenti nella mia vita.
E per riagganciarsi al discorso fregna di sopra, lo sono state SEMPRE nel momento storico sbagliato.


2.     Quando hai deciso di fare il regista?

Quando ho deciso di darmi un tono pur non sapendo fare nulla.
È una decisione facilissima che possono prendere tutti, basta comprarsi una videocamera e poi scrivere su facebook “director/actor”.
Provate è una figata.
Se parallelamente vi aprite anche un canale youtube dove parlate dei cazzi vostri è facile che prima o poi qualcuno vi prenda sul serio vi produca qualcosa.
Se poi siete ancora più capi e girate qualcosa che esca dal seminato preti/architetti ricchi in crisi di mezza età/ qualunquismo e gas intestinali, passate direttamente da registi a geni assoluti.
L’italia è la terra delle opportunità, un paese di entusiasti con la memoria e la cultura corte in cui puoi reinventarti con un cazzo.
Figata.

3.     Raccontaci dei tuoi esordi con i cortometraggi, quali sono state le maggiori difficoltà?

In realtà io ho esordito con un lungometraggio, il vergognoso ma a me caro Beauty Full Beast…i corti ho provato a farli dopo…probabilmente le sparo subito grosse per una qualche compensazione.
Parlando quindi di Beauty Full Beast e delle difficoltà, alla fine sono tutte dipendenti dalla mancanza d’esperienza.
Coinvolgi amici e conoscenti in una cosa che non sai ancora bene come gestire e come organizzare e mescoli il personale con il professionale (che professionale non è).
Insomma, almeno per me, le difficoltà sono tutte dipese dalla mancanza d’esperienza.
Come in tutti i campi vai avanti, sbatti il muso contro i problemi, e quando ti si ripresentano sai come aggirarli o abbatterli.



 4-Parlaci del passaggio da cortometraggio a lungometraggio, quali sono le maggiori difficoltà?

Per quanto mi riguarda alla fine si tratta semplicemente di tempo…più minutaggio hai più roba devi fare.
Poi ovvio che un corto di 3 minuti con 10 cambi di location può richiedere lo stesso tempo di un film di un’ora e mezza che si svolge nella stessa stanza…però a grandi linee, per quanto mi riguarda, le difficoltà aggiuntive si riducono alla quantità di girato da realizzare.






5-Che ricordi hai di I rec u? rivedendolo dopo diversi anni, sei ancora soddisfatto?

Non l’ho rivisto ma tanto lo conosco a memoria. Io sono soddisfatto nel senso che ho fatto quello che avevo in testa in quel momento specifico della mia vita.
A rifarlo adesso qualcosa cambierei, ma nel complesso la storia che volevo raccontare ha quel respiro.
Strano quanto vi pare ma alla fine, c’ho dovuto lavorare io mica il pubblico parcheggiato in poltrona…quindi l’ho fatto come lo volevo io.
Credo sia una cosa importante, il fare quello che si vuole senza tanti compromessi, con tutti i rischi che si porta dietro.
Sono in totale disaccordo con quelli che dicono “il film lo faccio per voi, non per me”...posto che mi sembra una puttanata di una falsità vergognosa, penso che con il pubblico bisogna dialogare e anche essere in disaccordo ma MAI fare quello che si aspetta…la crescita culturale e personale avviene attraverso l’incontro e lo scontro con altri punti di vista, con la curiosità del capire e poi decidere se fa per noi o meno…non c’è crescita nell’autoreferenzialità.
I Kiss dicevano “ metti sul palco la band che vorresti vedere suonare” non “metti sul palco la band che VORREBBERO veder suonare”.
Altrimenti è un attimo che ci si ritrova con la stessa minestra riscaldata riproposta per anni.
Con questo mica voglio dire che uno se fa un film come vuole è bravo a prescindere…poi c’è anche il momento del confronto e della crescita personale, e se non sei buono ad una sega dopo un po è anche il caso di smettere.
Per dire io adesso mi sono dato alla coltivazione di ortaggi e alla cura del pelo dei gatti e sono felicissimo.

6- I rec u è un film anomalo, sicuramente difficile da inquadrare in un genere ben preciso. Hai avuto delle difficoltà nel proporlo ai vari festival cinematografici?

Sì, anche perché è stato preso in pochissimi festival…sia perché è brutto sia perché non è inscrivibile in un genere.
(Piccola postilla da parte del sottoscritto Federico Tadolini, I rec U è un film molto bello e coraggioso, guardatelo, si trova su youtube a questo link https://www.youtube.com/watch?v=zObKKcJspUI)
Parte in un modo, diventa altro e poi finisce per essere qualcos’altro ancora. Come la vita no?
 Prima dei 25 anni ti senti il re del mondo poi quando scopri di non essere Sylvester Stallone capisci che te ed i pannolini avrete un’appuntamento giornaliero tra una trentina d’anni, e con quel piatto di semolino a fissarti i rimpianti saranno l’unica cosa rimasta da masticare.

Quindi sì, i rec u ha masticato delle difficoltà.

7-    Una domanda che faccio a tutti i registi: cosa ne pensi dei vari festival presenti in italia?

Io mi sono sempre trovato in situazioni molto belle e piacevoli.
Penso al Tentacoli Film Festival del 2008 dove ho conosciuto i Licaoni (Alessandro Izzo, Francesca Detti, Guglielmo Favilla) e Michele Senesi (Palonerofilm).
Poi il Movie Planet Film Festival, il Fi Pi Li Horror Festival…ora sto ora sto per andare al Future Film Festival per l’anteprima di Alienween  e per ora l’organizzazione si è già dimostrata gentilissima e sempre disponibile…mi sembra una realtà molto bella, che si regge su un duro lavoro da parte degli organizzatori e che riesce a creare ottime situazioni di incontro e confronto.




8-Alienween raccontaci le varie fasi realizzative: difficoltà, tempi ecc.

Di Alienween si è iniziato a parlare a metà del 2014, quando Alex Visani di Empire Video mi contattò perché interessato a produrre questo film partendo da un suo incipit da sviluppare in totale libertà.
L’accordo prevedeva in sostanza il mantenimento del titolo (Alienween) e delle tematiche alieni, halloween e melting movie (quindi gente che muore sciogliendosi) in cambio di organizzazione (la cosa per me fondamentale visto che ero sfinito dopo i rec u), copertura delle spese e distribuzione.
Le difficoltà atroci sono state legate principalmente al dover provvedere inaspettatamente all’organizzazione e al mettere pezze varie e clamorose in corsa, perché per quanto riguarda le persone coinvolte (attori, aiuti indispensabili sul set ecc) erano (per fortuna) tutti amici e professionisti con cui avevo già lavorato e che di fatto sono stati una forza quando tutto andava a rotoli.
Mai una lamentela e mai un cedimento. E potevano benissimo mandarmi a fare in culo in ogni momento avendone tutto il diritto vista la situazione in cui li avevo coinvolti.
Le riprese sono iniziate a fine novembre 2014 per una decina di giorni, e poi si sono concluse in diversi fine settimana da gennaio a marzo 2015.
In soldoni il film è stato aperto e chiuso in un anno, un anno e mezzo circa.


9-Che accoglienza sta avendo nei festival e soprattutto sei soddisfatto del risultato finale?
Per ora sta piacendo, a quanto pare.
Io sono molto contento del lavoro degli attori, sono stati eccellenti, tutti quanti, il film funziona grazie a loro che hanno sorretto le dinamiche comiche e drammatiche in maniera egregia.
E funziona grazie al lavoro (ma non avevo dubbi) eccelso degli effetti speciali di Camme di Fantasma Film che per l’ennesima volta ha dato tutto se stesso.
Poi tutti gli altri ovviamente. Alessandro Mignacca, Domenico Guidetti, Alberto Masoni, tutti.
Sono estremamente soddisfatto delle persone coinvolte e del lavoro di squadra.
Per il resto ho fatto quel che ho potuto.


10-Tre componenti molto importanti nei tuoi film sono: l’ironia, la visionarietà e la musica. Parlaci di questi componenti

Difficilissimo…cioè me ne dovreste parlare voi che ce li vedete…posso parlare della musica che per me è fondamentale, io soffro tantissimo il non saper suonare visto che per me immagini e ritmo musicale sono una cosa sola.
Ne fa le spese il povero Masoni che si deve rifare e risistemare le musiche mille volte fino all’odio.
 Sono una rottura di palle ma per me musica ed immagini vanno di pari passo e nei limiti cerco sempre di creare questo connubio ritmico.
La mia immaginazione è molto legata al suono ed alla melodia.
Io adoro Jim Steinman e più o meno l’incedere che inconsciamente ricreo nei film è quello di una sua canzone…Alessandro Izzo dice che faccio cinema Wagneriano come Steinman fa rock Wagneriano…io so solo che la Polonia penso di non invaderla.
Semmai il Portogallo…si spende poco, c’è il mare, è pieno di belle ragazze.

L’ironia credo sia strettamente legata alla depressione con cui vedo la realtà che mi circonda.
Ogni giorno La vita ti mette di fronte alla scelta tra risata e omicidio.
Non scelgo quella più giusta ma quella penalmente non perseguibile.

Sulla visionarietà non ho granchè da dire…io vedo le cose così come le riproduco in film e disegni…è il mio filtro personale per la riproduzione della realtà…quindi boh…è così e basta, se è visionarietà spero sia visionarietà gradevole e sensata.
Non uso le droghe. Io mi sballo solo di gesù.



Federico Tadolini