47
METRI
Negli ultimi anni,
sembra abbia ripreso il via il filone degli shark movie, divisibili in due
filoni nettamente distinti, ovvero le produzioni di b movie in stile super trash come il
celebre Sharknado, ma anche un recente film con Dolph Lundgren e summer shark
attack (di recente distribuito in dvd, ed è uno spasso tra arti mozzati in
plastica e scene ultra splatter che però fanno ridere da tanto che sono
artificiali).
In questo filone
“acquatico” trash ci possiamo inserire anche dei parenti degli squali, ovvero i
famelici piranha, con Piranha 3d di A.Aja (che comunque rimane un grandissimo
regista), film gradevolissimo a base di tette, culi, e splatter.
Pochi anni dopo venne
realizzato Piranha 3dd dal regista di Feast, in versione ancora più trash.
Parallelamente a questo
filone di puro e semplice intrattenimento, l’anno scorso uscì Paradise beach,
dove la presenza dello squalo era un puro e semplice sottotesto narrativo,
mentre la protagonista era “l’istinto di sopravvivenza “ della ragazza.
Tutto sommato un buon
film, poco capito da chi si aspettava il classico shark movie.
Il 25 maggio 2017,
invece è uscito da noi questo 47 metri.
Devo dire, che alla
prima del film, ha ricevuto un flop colossale, ovvero in sala eravamo cinque
persone, cosa abbastanza discutibile visto che era un’anteprima e che non erano
usciti i film che sbancano i botteghini in italia, ovvero le commedie sceme e i
drammi esistenziali, con la patina buonista servita su di un piatto d’argento.
Nutrivo forti dubbi al
riguardo del regista, Johannes Roberts, dopo il flop colossale del precedente
film The other side of the door, un horror americano che copiava tutti gli
stilemi dell’horror orientale, fugace apparizione in sala, e nemmeno
distribuito in dvd.
L’intreccio alla base di
47 metri, nasce in maniera semplicissima e anche scontata, ovvero due sorelle
dal carattere diametralmente opposto, che decidono di fare un immersione
nell’oceano, chiuse dentro una gabbia metallica, a stretto contatto con lo
squalo bianco.
Qua la sceneggiatura va
decisamente a farsi fottere: una di loro, non ha mai fatto un immersione in
vita sua, e decide di farla nell’oceano, chiusa dentro una gabbia?.
Inoltre decide di
avventurarsi in questa folle avventura in compagnia di due perfetti
sconosciuti, su di un imbarcazione che è un gozzo arrugginito e una gabbia che
sembra uscita da una rimessa di cose usate ?.
Come faranno a rimanere
sul fondo degli abissi? Si, avete indovinato, con una soluzione narrativa che
più semplice non si poteva.
E proprio per questo,
ho nutrito parecchi dubbi al riguardo della buona riuscita di questa pellicola,
che procede comunque in maniera discreta per la seguente ora, tra ottime
riprese subacquee e gli attacchi del predatore dell’oceano, realizzati in
maniera egregia .
Il film, mantiene il
carico di angoscia e claustrofobia, senza nessun cedimento, basandosi su due
soluzioni: 1- i tentativi delle due ragazze nel risalire con i seguenti
messaggi dalla radiolina 2- la sopravvivenza delle protagoniste che devono
stare attente alla scorta di ossigeno e agli attacchi dello squalo.
La regia è buona, così
come le recitazioni, tra cui svetta Matthew Modine nel ruolo del capitano del
peschereccio, ottima la colonna sonora.
Quindi, 47 metri è un
film che non annoia, che si lascia vedere, ma che mi ha lasciato perplesso per
alcuni buchi narrativi, veramente indifendibili.
Federico
Tadolini