giovedì 17 marzo 2016





Approfittando della visione in anteprima del terzo capitolo di P.O.E. Pieces of eldritch, ho deciso di approfondire meglio con il suo ideatore Domiziano Cristopharo come si è evoluto questo progetto, particolarmente interessante





1-    Partiamo a ritroso ovvero all’origine di tutto, quando ti venne l’idea di creare un horror antologico e perché proprio inerente l’universo di Edgar Allan Poe?
L'idea del collettivo la ho sempre avuta nel sangue... vengo dal teatro, quindi da esperienze del “gruppo” e non dall'ego “singolo”... il mio primo progetto corale fu da produttore e cantante, era un CD che racchiudeva (per l'epoca) i più prestigiosi cantanti nazionali: Soerba, Andy dei Bluvertigo, Dr. Livingstone, Enrico Sognato, Carla Boni... facevamo una tributo a Rettore. Il titolo originale (poi cambiato dalla EDEL in Tutti Pazzi Per Rettore) era CLON-AZIONI. Azioni “clonanti” quindi, mirate a prendere una cellula vitale delle song della cantante per trasformarle in song NUOVE. Fu un album di successo europeo che ci diede molte soddisfazioni e in cui si dimostrò una sinergia davvero unica per l'epoca (credo fosse il 2000) attraverso la realizzazione di un prodotto che partiva dal basso e totalmente prodotto dagli artisti.
Era previsto un seguito, ma tutto andò a rotoli poi... divismi, guerre interne fra gli artisti che volevano primeggiare (in genere i meno talentuosi), doppi giochi... si concluse così quella che poteva essere una inedita via da percorrere.
Poi, verso il 2005 spostai questo concetto al cinema con un progetto straordinario di cui c'è ancora traccia nel web: LA CASA DAL GIARDINO DI PIETRA.
Era un unico film, diviso in 5 segmenti... la storia di una casa maledetta e dei suoi abitanti vista ogni ventennio, attraverso gli occhi di un regista diverso... facevano parte del gruppo anche Bianchini, Greco e Giordani, Lombardo Radice, Maria Rosaria Omaggio...
Ottenemmo l'appoggio del ministero, poi anche qui ci furono lotte interne di doppi giochi e gente poco seria che mandò tutto in rovina (nessuno dei citati, ovviamente). Restano oggi il mio episodio che è diventato uno di quelli di SHOCK MY ABSTRACTION OF DEATH, e quello di Greco NUIT AMERICHEN che è diventato un corto a se stante.
Quindi come vedi, non ho improvvisato nulla come molti pensano, ma P.O.E. fa parte di un processo naturale e di crescita per me... era l'ennesimo tentativo di dimostrare la forza dell'essere uniti rispetto a quella di coltivare solo il proprio orticello.
2-    Raccontaci come sono stati selezionati i registi per il primo capitolo e se ci sono state delle defezioni in corsa
I registi del primo capitolo son stati scelti fra quelli presenti ad un fest in cui nacque l'idea parlando con Giovanni Pianigiani. Altri si unirono dopo proponendosi con entusiasmo ed umiltà (vedi il fedelissimo Tagliavini) e molti altri fecero del progetto solo un pretesto per sentirsi migliori di altri, farsi pubblicità o regalare gratuite polemiche. Molti di questi “artisti” non han nemmeno consegnato il loro lavoro allo scadere del termine, ne si son mai scusati/giustificati per non averlo fatto.
3-     Quali sono stati i maggiori problemi sia a livello organizzativo che lavorativo?
Mah organizzativo alla fine... nulla: ognuno ha agito per se. Lo scopo di POE era abbattere appunto le differenze e metter tutti sullo stesso piano: un unico grande autore di riferimento, stessi soldi per girare la propria storia (cioè zero) e stesso numero di giorni di ripresa (tre). Tenere tutti assieme nei tempi delle scadenze e nella modalità delle consegne è stato un po' faticoso, ma non difficile.
4-    Passati diversi anni come giudichi il primo P.O.E?
Lo trovo il più poetico e coraggioso. Il più vario... non perfetto... ma senza soldi i film perfetti non si fanno. Penso che il fascino di P.O.E. 1 risieda nella libertà e creatività che i registi han potuto sfoggiare mettendosi - da perfetti estranei al grande pubblico - in comparazione con un notisssimo artista: dalla sottrazione dei 2 mondi, resta in pratica la personalità del regista che così può esser compreso molto più facilmente nelle sue intenzioni e visioni stilistiche.
5-    Ci racconti la storia del visto censura vm 18?
In italia il film è stato censurato per l'uscita in sala: ridotto da 13 episodi ad 8, e con un bel divieto... che ci ha donato molta visibilità bisogna dire. La ragione del blocco va vista in tutti quei motivi che rendono EDGAR ALLAN POE un autore studiato nelle scuole medie e superiori. Ma evidentemente in commissione censura questo non lo sanno. Bruciate i libri, presto!





6-    Per il secondo P.O.E invece come è avvenuta la selezione per i registi e ho notato anche un certo inasprimento della violenza (quasi del tutto assente nel primo capitolo), come mai questo radicale cambiamento nella vostra visione del mondo di Poe?
Il primo P.O.E. Stava per POETRY OF EERIE (poesia del lugubre) che è uno dei mondi del nostro cupo autore.
Il secondo capitolo invece voleva esplorare con più originalità i racconti, caricandoli dell'elemento che in Poe spesso manca ossia il sangue e la violenza (PROJECT OF EVIL). Poe è un autore del mistero, anche i suoi racconti più spietati sono cerebrali e mai compiaciuti sul fattore “fisico” per dare spazio ai mostri della mente. Son stati tenuti quindi solo alcuni registi del primo, quelli prettamente horror;non avrebbe avuto senso coinvolgere il seppur bravissimo Paolo Gaudio ad esempio... POE 2 doveva esser SOLO un horror.
Ha avuto rispetto al primo una ottima distribuzione e buoni riscontri (vincitore del To-Horror e del Fantafestival, oltre che presente in vari fest) e perfino delle edizioni da collezione.
7-    Tutti e due i film hanno avuto una distribuzione all’estero e successivamente in italia a distanza di anni. Come mai questo “paradosso”?
No, il 2 in italia non è mai uscito. Non è un paradosso... può sembrarlo a chi vede le cose da fuori, ma... chiunque sia nel settore sa che non c'è verso per un film di “genere” italiano avere una distribuzione qui... fatta bene, almeno. Ed'è per questo si gira sempre in inglese. Non abbiamo distributori attenti, ne coraggiosi. All'estero questi film li piazziamo in 2 mesi, qui nemmeno dopo 2 anni.
8-    Come sono andate le presentazioni nei vari festival? Raccontaci il percorso dei due film.
Son film corali, e come tali sono molto vari... in teoria accontentano tutti i gusti e al contempo non accontentano qualcuno. E' normale. Son film fatti con molte idee, poco tempo e pochissimi soldi. Han avuto riscontri positivi, premi e distribuzione internazionale, direi che non poteva andarci meglio.





9-    P.O.E. 3 pieces of eldritch, cambiano gli interpreti tranne Edo Tagliavini, l’unico presente in tutti e tre i film. Come mai questa scelta?
Edo è un regista con un suo mondo e molta affidabilità e passione. C'è chi si era stancato di esplorare ed esplorarsi attraverso i film di POE, chi aveva altri impegni... e comunque il rinnovare la rosa dei registi è fondamentale per non dare al film sempre un taglio troppo simile al precedente.
10-                      Il terzo Poe, lo potremo vedere al cinema?
No, ne dubito...
11-                      In sostanza delle tre “avventure” nell’universo di Poe, qual è quella a cui sei maggiormente affezionato e che guardi con maggior soddisfazione?
  Per me POE 3 – PIECES OF ELDRITCH (frammenti di paura), indubbiamente... è quello più vicino all'idea che avevo di questi film... ossia un prodotto UNICO ma a più voci, in cui POE è solo un pretesto, una cellula vitale da cui trarre nuove forme narrative personali. Tutti gli autori son stati qui in armonia ed in piena collaborazione, rendendo fluida la gestazione del prima, durante e dopo.
12-                      Con Poe hai dato il là agli horror antologici ancor prima degli abc of death, come reputi questo dilagare dei film collettivi?
Beh, prima il digitale ha dato una grande mano a chi si muoveva nell'indie, abbattendo notevolmente i costi e permettendo nuove ricerche espressive. Il che è ottimo, ma poi... purtroppo poi si è dato spazio anche a molta amatorialità, finendo a far mescolare indelebilmente il concetto e significato di cinema indie con quello di cinema amatoriale. Il cineasta indie è comunque un professionista che fa questo per lavoro. Un amatore spesso gioca e vive di altro quindi non si pone il problema di un futuro. Ma va bene , e non discuto sul sacrosanto diritto che una persona di giocare; solo che un tempo siti e critica, non dava nemmeno spazio a chi fa un filmino con gli amici durante le vacanze (e poi, caricandolo su youtube, si proclama regista). Il vero male è appunto l'approccio “continuo e superficiale” che si ha qui verso ogni cosa. Ecco che facilmente leggi sui siti di genere made in italy altisonanti articoli su: il più grande regista italiano all'estero, l'attore italiano più famoso a Hollywood, il candidato all'oscar... tutta roba falsa, e facilmente verificabile, ma sembra che fare due ricerche non fa comodo ai nostri redattori.
13-                      Ci puoi raccontare del fratello xxx di Poe ovvero Poern? Vedrà mai la luce?
Il film è stato già acquisito per la distribuzione dalla ONE SEVEN MOVIES... purtroppo ci manca ancora “un pezzo” per avere il minutaggio giusto e trasformarlo in un film di durata commerciabile. L'ultimo famigerato episodio sembra essersi beccato una maledizione. Indubbiamente quello di POERN è un POE come nessuno lo ha mai raccontato prima.
Federico Tadolini





sabato 12 marzo 2016




INTERVISTA  LORENZO FASSINA





1-      Parlaci della tua casa di produzione Dirty tape

DirtyTape è il marchio con il quale firmo i miei lavori dal 2009. Più che una casa di produzione convenzionale siamo un gruppo di persone che circa ogni anno si ritrovano per fare cortometraggi e videoclip all'insegna dell'horror e del trash. Gli ingredienti fondamentali sono Satana, Sangue e Skate: se almeno uno di questi elementi è presente allora il lavoro viene siglato DirtyTape. Il nostro primo film è stato Anamnesi Mutante, demenziale pseudohorror che ha coinvolto quasi tutte le amicizie formate negli anni del liceo. La cosa incredibile è che se dopo 7 anni le nostre strade si sono un po'allontanate, ogni volta che mi salta in testa qualche idea per un nuovo corto posso sempre contare sul gruppo portante di quel primo film per mettere in piedi la produzione. Marco Giangiarelli si occupa delle grafiche ed è sempre il produttore esecutivo, Sara Antonicelli mi aiuta e supporta dalla sceneggiatura fino al montaggio, Jonathan Farlotta fa da assistente/fotografo/tuttofare e Alessandro Melito recita rubando la scena a chiunque gli venga affiancato. La maggior parte del cast di Anamnesi Mutante ricorre in tutte le altre produzioni: per qualche motivo li trovo prontissimi a farsi ricoprire di sangue finto e schifezze varie e senza ricavarci nulla se non una serata di festa a produzione finita.

2-      Come ti è venuto in mente il progetto Pizza gore? Quali sono stati i tempi di realizzazione?

Ho sempre voluto dirigere un horror antologico. Erano i primi mesi del 2013, durante un viaggio in treno mentre guardavo le copertine dei dischi sull'ipod (un viaggio in treno molto noioso) ho scritto il soggetto di Screaming Ghost, il primo capitolo. Dopo qualche tempo ho scritto un videoclip per i Protection Zero, band hardcore piacentina, ma per varie questioni non se ne è fatto nulla, allora ho salvato il soggetto ed è nato Devil of the Night. Con due sceneggiature pronte ho pensato di creare una serie horror molto oldschool, con trucchi un po' ingenui e divertenti. Mi piaceva l'idea di sostituire il sangue delle vittime con passata di pomodoro e così è nato Creepy Tales of Pizza and Gore.
Tra il 2013 e il 2014 ho girato la fotografia principale, per poi dedicare tutto il mio tempo libero al montaggio e alla post produzione. Le ultimissime modifiche risalgono all'estate del 2015.

3-      Ho notato un certo “mood”molto anni ottanta. Quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Direi che hai colto nel segno.
5 episodi, 5 generi di horror diversi e una cornice che li lega dove un demone commenta tra un episodio e l'altro: la mia principale fonte di ispirazione è Creepshow. Adoro il mood dei film dell'orrore degli anni 70/80: pochi jumpscares, CGI assente e mostri in tutone di gommapiuma. Durante la progettazione ho fagocitato tutti gli horror antologici che riuscivo a trovare: Tales from the Darkside, la serie tv Tales from the Crypt (ho un debole per il Cryptkeeper), i Tre Volti della Paura, la Trilogia del Terrore, Trick'r Treat, Twilight Zone, Screamtime.
Nonostante ami smisuratamente l'horror e il gotico italiano a questo progetto ho voluto dare un taglio più americano, da drive in di seconda scelta.
4-      Perché la scelta di mettere online invece di fare un dvd?

La DirtyTape non è una grande casa di produzione, sostanzialmente siamo amici che si divertono a fare film horror.
Ci metto l'anima e il sangue perché i miei lavori risultino professionali e qualitativamente alti, ma trovo che sia troppo pretenzioso chiedere soldi per guardarli.
Le spese di produzione di Creepy Tales si aggirano sui 500€ spalmati su più di 2 anni di lavoro. Il mio obiettivo primario è girare corti e film che facciano divertire e che possano essere visti liberamente dal maggior numero di persone possibile. Tutta la produzione DirtyTape è disponibile online gratuitamente, se in futuro per progetti più ambiziosi dovrò cercare dei fondi, magari lanciando un crowdfounding, la gente potrà vedere quello che ho fatto a zero budget e decidere di fidarsi di me.
Poi se a qualcuno fosse piaciuto particolarmente il progetto Pizza and Gore, esiste una versione limitatissima in VHS, da collezione.

5-      Hai partecipato a festival horror del settore? Quali sono state le tue impressioni?

Il mio corto "Abominio" è stato proiettato al Razor Reel in Belgio e ad Operazione Paura in Italia, mentre l'ultimo capitolo di CreepyTales, "Killer Tape" ha avuto un discreto successo ed è stato selezionato in numerosi festival in USA, Canada e Inghilterra. Tutti i festival dedicati all'horror ai quali ho partecipato sono organizzati da persone appassionate e meravigliose. Le esperienze migliori le ho avute al festival canadese Cinemafantastique, dove l'organizzatore Vince D'Amato teneva così tanto ai corti selezionati da inviare le foto della sala dalla cabina di proiezione, per rendere partecipi anche i registi che come me seguivano da oltreoceano, invece ad Operazione Paura ha fatto colpo la location stupenda (Pietrasanta) e il fatto che ogni partecipante abbia potuto presentare il proprio lavoro al pubblico aiutato dalle domande di un moderatore preparatissimo. Ovviamente qualche esperienza di disorganizzazione l'ho vissuta anche io, ma le esperienze positive superano di molto le negative.

6-      Qual è secondo te l’attuale stato del panorama horror indipendente? Chi pensi che possa fare il salto di qualità?

Io vedo molti livelli di horror indipendente al giorno d'oggi: ci sono i super amatori che sono ammirabili per la loro tenacia anche se i risultati non sempre sono eccelsi, poi ci sono i poveracci (mi inserisco nella categoria) che hanno le basi tecniche, ma pochissimi mezzi e anche se riescono a confezionare lavori divertenti, interessanti e abbastanza originali, sono costretti a farsi strada online per ottenere un minimo di pubblico.
Di un altro pianeta invece è il mondo del Cinema (maiuscolo) horror indipendente, gente con una vera casa di produzione alle spalle, con una distribuzione e un team tecnico professionalissimo, spesso partiti da zero, ma che sono riusciti ad emergere. Purtroppo di rappresentanti di questa ultima categoria mi vengono solo nomi stranieri come i BloodyCuts inglesi o i team Astron 6 e Luchagore canadesi. L'Italia ha una fittissima rete ultra underground, ma credo che un salto di qualità lo si possa fare solo cercandosi una fanbase all'estero: quelli che vedo più lanciati escono in home video prima negli USA e dopo, forse, se va bene, anche qui.

7-      Vedendo pizza gore ho notato anche un taglio molto fumettistico, è una mia impressione o confermi?

Non sono un grandissimo lettore di fumetti, l'unico che leggo regolarmente è rat-man mentre solo recentemente mi sono approcciato a serie horror come the walking dead e crossed. Ma la fonte di ispirazione primaria rimane Creepshow, che è il cinecomic horror per eccellenza e durante la fase di sceneggiatura ho recuperato un po' di numeri di Tales from the Crypt (le uscite relativamente nuove), che mi hanno decisamente influenzato.

Federico Tadolini



 CREEPY TALES OF PIZZA AND GORE






Gli anni ottanta, quel periodo in cui non c’era internet ma aprivano le prime videoteche a noleggio, entravi in edicola e trovavi numerosi fumetti horror, non c’erano i cellulari e tanti appassionati rimanevano in contatto tra di loro tramite la posta.
Pizza gore è un lungometraggio ad episodi diretto da Lorenzo Fassina e composto da quattro segmenti ovvero: Screaming ghost, Devilo f the night, Alone in the house, Wood e il divertentissimo Killer tape, ognuno dei quali incasellabile in un preciso sotto genere horror.
La scena iniziale è emblematica: un ragazzo munito di skateboard consegna della pizza.
Facendo mente locale, penso che tutti ci ricordiamo dell’inizio di Creepshow 2 dove un Tom Savini in versione “creepy” consegna i fumetti freschi di stampa.
Tutto il climax presente all’interno di pizza gore della durata di poco più di un’ora      è tipicamente anni ottanta e basato esclusivamente sul divertimento e sull’intrattenimento.
La violenza anche quando viene mostrata, ha sempre un tono fumettistico, e non risulta mai gratuita e volgare.
I momenti forti sono distribuiti in maniera intelligente lungo tutta la pellicola, anche considerando che il film è stato completamente autoprodotto e che non ha goduto di un ingente budget.
Pizza gore infatti fa parte del circuito indipendente e a mio modo di vedere ha un suo target di pubblico maggiormente in America dove questi film vanno per la maggiore che in Italia, dove spesso i critici hanno la puzza sotto al naso e tendono a concentrare le proprie riflessioni sui lati negativi di un prodotto indie, piuttosto che nei suoi pregi.
In America da due anni a questa parte, si sta risvegliando invece un sottobosco di registi underground e film slasher, tutti regolarmente distribuiti.
E appunto il “mercato” che a mio modo di vedere sarebbe perfetto per Pizza gore sarebbe quello dei vecchi drive in americani, pop corn, coca cola e un bel double bill di vecchi film horror da vedere e da gustare, in compagnia ovviamente di qualche bella fanciulla.
Pizza gore è un film riuscito, non esente da difetti legati alla mancanza di budget  e magari alla poca esperienza del regista (ricordiamo che questo è il suo secondo lavoro).
Non annoia mai lo spettatore ed è sicuramente divertente, facendo capire perfettamente la genuinità e la passione con cui è stato concepito.

https://www.youtube.com/watch?v=nooiU4jztAc

Federico Tadolini

sabato 5 marzo 2016






CLAUSTROPHOBIA








Francesco Longo è un giovane regista con all’attivo il cortometraggio Venia mortis incluso nel film antologico 17 a mezzanotte, Skizophrenia che potrebbe essere considerato il primo tassello di un’ipotetica trilogia di cui Claustrophobia è il perfetto seguito.
La trama di questo cortometraggio della durata di poco più di otto minuti, è molto semplice ovvero il comportamento di una giovane ragazza che soffre di questo disturbo molto difficile da curare e da gestire.
I toni sono molto cupi, così come la fotografia e le location che esaltano ancora di più il pessimismo e la carica negativa presenti in questo lavoro, che può risultare veramente disturbante.
La mancanza di dialoghi, le musiche utilizzate, e alcune scelte registiche come la visione distorta durante il risveglio della donna a mio modo di vedere sono particolarmente azzeccati, e appunto aumentano ancora maggiormente il grado di straniamento che uno spettatore può avere durante la visione.
Ottima l’interpretazione della ragazza interpretata da Veronika Urban e decisamente inquietanti le due figure incappucciate che sembrano essere usciti dal film Martyrs di Pascal Laugier, una delle quali è l'attore Michael Segal.
Non mi hanno molto convinto le scene in esterni, contrastano troppo con la ricerca effettuata sugli interni, ma questo non pregiudica il buon lavoro generale.
Claustrophobia pur non presentando scene violente, riesce nel suo intento ovvero giocare con la psicologia dello spettatore e metterlo decisamente a disagio, scavando sempre più a fondo dentro la mente della ragazza.
Devo anche notare un netto miglioramento del regista Longo che dopo i non disprezzabili cortometraggi realizzati  in precedenza, con questo lavoro riesce perfettamente ad esprimersi con chiarezza, raggiungendo un buon livello sia sotto l’aspetto narrativo che sotto l’aspetto tecnico.
Complimenti da parte mia.


Federico Tadolini