sabato 29 novembre 2014



EDUARDO VITOLO


                                              



Eduardo Vitolo è uno dei più grandi appassionati ed esperti di musica rock- metal , conduce una trasmissione radio Moshpit ed è autore di diversi libri importantissimi come il seminale Horror Rock scritto con Alessio Lazzati e pubblico da Tsunami , Sub Terra rock estremo e cultura underground in Italia 1977-1998 , Black sabbath. Neon knights . Testi commentati della Arcana .
Oltre alla passione per la musica e la letteratura , coltiva anche un forte interesse per il cinema .
Ha anche un blog molto interessante  http://ilmondodiedu.blogspot.it/


1-     Ci puoi parlare del tuo libro Horror rock e della sua gestazione?

Ciao Federico. Il saggio “Horror Rock la musica delle tenebre” (scritto con Alessio Lazzati) nacque da una mia personale ambizione e allo stesso tempo da un grande desiderio: quello di poter accostare due universi secondo me affini e propedeutici, il fumetto italiano (e non solo), l’ horror/gotico letterario e cinematografico all’immaginario della musica rock tout court, spaziando da misconosciute band degli anni 70’ ai grandi eroi della scena hard rock e metal mondiale, dall’ epopea dark anni 80’ ad artisti “singolari” ma noti come la PFM o Battiato.
A distanza di anni sono ancora convinto che non sia il “solito” saggio sul Rock/Metal dove vengono per lo più recensiti singoli dischi e artisti. Horror Rock era ed è un’idea, un topos che veniva poi applicato ai casi “musicali” più evidenti e affascinanti. Ogni band, artista o autore presente nel libro ha dato una visione personale e molto spesso complessa e non allineata al gusto comune del tema “Horror Rock”. Inoltre nel saggio abbiamo cercato di spiegare che dietro l’idea di “orrore” e di “paura” c’era la psicologia dell’uomo e la sua capacità di interpretare pienamente attraverso la musica o la parola scritta i grandi temi della vita come la morte e il dopo. Mi piace ancora definire “Horror Rock” come un saggio “antropologico” prestato al rock. La copertina è stata curata dall’artista Malleus (per i fan della doom metal band Ufomammut non è un nome nuovo) e riassume perfettamente i temi del libro. Infine tengo a precisare che il saggio è uscito in un periodo storico in cui generi estremi come il Death Metal o il Black Metal non trovavano ancora spazio in libreria (Lords Of Chaos è stato tradotto da Tsunami dopo pochi mesi). Forse in tal senso siamo stati anche dei pionieri ma solo il tempo magari saprà dircelo.

2-    Quali sono i tuoi primi “brividi “ al cinema ? E invece un disco che ti ha fatto provare il “brivido” della paura?

 Sono nato nel ’74 ma i primi film horror al cinema li ho potuti vedere solo alla fine degli anni ’80 (sia per ragioni di età che di libero arbitrio) ed erano film tratti dalle saghe infinite di Nightmare e Venerdì 13. Film che all’epoca non erano ancora “iconici” come oggi ma che rappresentavano un buon intrattenimento a base di splatter e ed effettacci vari. Ma ricordo anche che le locandine tratte dai film di Dario Argento mi terrorizzavano da morire. Non riuscivo a guardarle in mezzo alla strada o quando entravo nel cinema del mio paese. Ci ho messo anni per trovare il coraggio di vedere Suspiria o Profondo Rosso e ancora oggi mi inquietano non poco…
Un disco che mi ha fatto provare un brivido di paura è stato “Altars Of Madness” dei Morbid Angel. L’ho comprato appena uscito e ho costatato con mano cosa fosse davvero il “Metal della Morte”. Lo ascoltavo soprattutto di notte, lontano da orecchie indiscrete, perché lo consideravo un piacere proibito e per questo pericoloso. All’epoca il Death Metal faceva davvero paura e pochi comprendevano le musiche o i testi.

3-Conduci una rubrica musicale Moshpit molto interessante , qual è il gruppo musicale che ti piacerebbe intervistare e che invece per il momento è rimasto un sogno nel cassetto?

Moshpit nasce nel lontano Marzo del 2009  e va in onda ogni giovedì dalle 21 su Radio Base per ben due ore, condotto dal sottoscritto, Giancarlo Scoppetta e da quest’anno anche da Tony D’Alessio (la famosa “ugola” degli Ape Escape televisivi). Ci occupiamo di rock e metal in ogni sua forma (dal vecchio Hard Rock fino al Black Metal). Realizziamo anche interviste e in cinque anni credo che abbiamo intervistato quasi tutti i gruppi più importanti dello stivale. Mi piacerebbe intervistare molte più band estere ma non ho sempre il tempo per organizzare la cosa e se devo sceglierne una allora dico King Diamond perché sono un suo grande fan e da sempre “studio” i suoi dischi e il suo immaginario horror.


4-    Ci puoi parlare delle tue colonne sonore preferite?

Tutte quelle di Carpenter e poi Shining, Fight Club, Saw, Il Corvo, Point Break, Maximum Overdrive, La Sottile Linea Rossa, The Omen, Conan, Valhalla Rising etc. Sono molto eterogeneo come ascolti in tal senso. Ma di base il film deve essermi piaciuto altrimenti non rimane nulla nemmeno musicalmente.
Il mio Ipod si divide in 50% di Rock e Metal e 50% di colonne sonore.

5-    Parliamo dell’attuale panorama cinematografico italiano e visto che ti occupi prevalentemente di musica, come reputi l’utilizzo che fanno i “nuovi” registi delle colonne sonore?

Da appassionato e addetto ai lavori nel campo del Rock/Metal sono molto contento che certe produzioni estere si stiano aprendo tantissimo verso il genere non solo come colonna sonora ma anche come elementi narrativi (vedi l’ultimo Metalhaed ad esempio). In realtà il fenomeno è nato negli anni ’90 (mi viene in mente “Singles”, il film sul Grunge di Cameron Crowe che era orribile ma aveva una splendida colonna sonora) e man mano ha preso piede tanto che film come “Trainspotting” o “Il Corvo” hanno avuto successo grazie e soprattutto alle musiche scelta dai registi. Nel 2014 di novità davvero eclatanti ce ne sono poche ma almeno non siamo ancora ai tempi di “Morte a 33 giri” dove sembrava quasi di vedere un miraggio più che un film (sogno o son desto!).
In Italia qualcosa si agita nel profondo underground dei cortometraggi (e penso che tu ne sappia qualcosa in merito), un territorio che adoro esplorare nel tempo libero, ma credo che per vedere davvero qualche ibrido interessante nel cinema italiano dovranno passare molti anni e questi tempi difficili certo non sono promettenti.




6-    Come giudichi l’attuale mercato editoriale e quello discografico?

I mercato editoriale è in forte crisi sia di idee che di riscontri economici. In Italia si legge poco, pochissimo rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea e quel poco viene trangugiato dai vari bestseller. Nel mio campo, molto più settoriale e raccolto, c’è uno zoccolo duro di lettori e appassionati che comprano libri e dischi: sono quelli delle generazioni precedenti che sono ancora legati al collezionismo e al desiderio di possedere un supporto materiale da tenere in casa.
Ahimè sembra invece che le nuove generazioni non siano poi così interessate a questo tipo di “hobby” ma magari la riscoperta del vinile (che mi dicono in forte ascesa come vendite) potrà convincere anche loro. Ci spero almeno! Il settore discografico si divide invece tra grosse major (alla ricerca dell’ennesima gallina dalle uova d’oro) e piccole etichette alla ricerca del “culto” da far conoscere a pochi appassionati ma buoni: io faccio parte di questa seconda schiera.

7-    Collabori con splatter dove curi una rubrica musicale. Sei appassionato anche di fumetti?

Moltissimo! Ho iniziato da ragazzo col “vecchio” Dylan Dog, Demonhunter, lo stesso Splatter, Mostri, Tex, Zagor e poi sono passato negli anni ’90 a Spawn, Witchbalde, Darkness, Ascension, Wolverine, Punisher, Dampyr, Magico Vento, Sandman, Preacher etc. Per me è un grandissimo onore poter gestire una rubrica storica come “Radio Virus” e ringrazio pubblicamente Paolo di Orazio per avermi dato questa chance.

8-    Ci vuoi parlare dei tuoi progetti futuri?

Da meridionale e scaramantico mi piace parlare poco del futuro. Sono sempre convinto che le cose vadano annunciate quando sono “belle e fatte” altrimenti qualcosa può sempre accadere e rovinarci i piani. Di sicuro a inizio 2015 dovrebbe uscire la pluriannunciata  biografia ufficiale di Jacula e Antonius Rex per Tsunami Edizioni. Intanto collaboro attivamente con le riviste Classix e Classix Metal e col mitico Splatter. E se mettiamo anche il programma radio Moshpit c’è già un bel po’ di carne al fuoco. Ma sono a lavoro su altre cose che spero si concretizzino al più presto. Time shall tell! Grazie mille per lo spazio concessomi sul tuo blog.
Federico Tadolini







mercoledì 26 novembre 2014




THE TRANSPARENT WOMAN




The transparent woman sarà il nuovo film di Domiziano Delveuax Cristopharo dove rinnoverà la sua collaborazione con Roberta Gemma dopo House of flesh mannequins e Hyde’s secret nightmare.
Prima di farvi leggere il comunicato ufficiale , scrivo due cosette riguardo al cinema di Domiziano rendendo maggiormente personale questo articolo , visto che lo seguo da sempre.
Durante un festival assisto alla proiezione di House of flesh mannequins , di Cristopharo non sapevo assolutamente niente , nemmeno che esistesse, partono i titoli di testa che (sbagliando) ignoro completamente , non rendendomi conto che effettivamente il film è stato fatto da un regista italiano e con un cast perlopiù italiano .
Rimango subito colpito dalle immagini molto ricercate e da una sapiente fotografia , nonché dall’audacia dei temi trattati con scene shock che nessuno in italia si sarebbe mai sognato di far vedere (body art , sperma, blow job ecc…) .
Convinto che si trattasse di un regista americano alla fine del film rimango stupito , cazzo in italia si fanno queste cose?.
House of flesh mannequins è stato definite un horror , dal mio punto di vista niente di più sbagliato , se proprio lo vogliamo classificare lo definirei un film drammatico visto che la pellicola è incentrata sulla figura di Sebastian (interpretato da Domiziano Arcangeli) e la sua discesa negli inferi della violenza .
Ma il punto centrale e su cui a mio modo di vedere si basa il cinema di Cristopharo è il corpo .
Esso viene mostrato – violato e penetrato (sempre senza violenza ).

             


COMUNICATO UFFICIALE  THE TRANSPARENT WOMAN

THE TRANSPARENT WOMAN

Gli effetti fatali della curiosità femminile, son stati da sempre il soggetto di molte storie, films e leggende.
E' da questo vasto e ricco patrimonio culturale che prende forma e vita THE TRANSPARENT WOMAN (letteralmente LA DONNA TRASPARENTE), horror “da camera” di Domiziano Delvaux Cristopharo che vede solo due personaggi alle prese con una vecchia dimora che nasconde un segreto.
All'australiano ARIAN LEVANAEL si affianca protagonista assoluta ROBERTA GEMMA, nel ruolo di Anna, una donna cieca che gode di particolari sensibilità percettive.
Arricchisce il film - scritto da Andrea Cavaletto su soggetto di Elio Mancuso (THE MUSEUM OF WONDERS) e Francesco Massaccesi - un cameo del veterano Carlo De Mejo.

Atmosfere tipicamente italiane e vintage, sostenute dalle musiche di Giovanna Nocetti e Salvatore Sangiovanni e da una canzone inedita scritta da PAOLO LIMITI (già autore per MINA, MIA MARTINI, DIONNE WARWICK e la stessa NOCETTI) che sarà il tema portante del film.

Roberta Gemma è la pluripremiuata pornodiva Italiana, forse la più famosa nel mondo ai giorni nostri; alterna le sue performances a luci rosse ad apparizioni in videoclip, TV (Veline con Ezio Greggio, ARTU' di Gene Gnocchi e testimonial di DAHLIA TV) e da protagonista nel cinema indie: HOUSE OF FLESH MANNEQUINS, HYDE'S SECRET NIGHTMARE, BLOODY SIN di D. Cristopharo, Q SMETTE DI RICORDARE di Sebastiano Montresor, ARRIVANO I MOSTRI di Vito Cea

2006 Eroticline Award: Miglior esordiente internazionale
2007 Eroticline Award: Miglior attrice affermata (Premi speciali della giuria)
2008 Eroticline Award: Cross Over Star internazionale - Miss Maglietta bagnata
2009 SEXpo in the CITY Milano
2010 Eroticline Award: Miglior Attrice
2011 Eroticline Award: Best International Female - Gala' perla del Tirreno:Migliore Sexy Star
2012 Bergamo SEX:GOLD 2012 - Eroticline Award: Cross Over Star internazionale

Arian Levanael è un personaggio molto noto nel mondo dello spettacolo. Le sue esibizioni includono numeri acrobatici, soprattutto aerei, e giochi col fuoco... Ma Levanael è noto anche perché negli anni è stato protagonista spesso di editoriali in cui fotografi internazionali ne hanno esaltato le doti estetiche. Come attore lo abbiamo visto in: HUNT ANGELS di Alec Morgan, BLOODY SIN e BELLEROFONTE di Domiziano Cristopharo, NEVER BET THE DEVIL YOUR HEAD di Mirko Virgili (dal film a episodi POE 3).

Giovanna Nocetti è anche una delle autrici della colonna sonora. Nel 1969 partecipa al gioco televisivo Settevoci con il brano “Il muro cadrà” facendosi conoscere a livello nazionale. Nel 1970 passa alla Ariston Records e partecipa al Cantagiro con “Canne al vento”, scritta da Mino Reitano; nello stesso anno partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con Cronaca nera, scritta da Bruno Lauzi, classificandosi al secondo posto.
Nel 1971 partecipa a Canzonissima, dove presenta Sorge il sole, cover di Let the sunshine (tratto dal musical Hair) e, nella seconda fase, una sua versione di E penso a te di Mogol e Lucio Battisti, che rimarrà inedita

Il film sarà presentato da febbraio 2015 nei maggiori festival italiani ed internazionali in collaborazione con la label francese “M international” (PHANTASMAGORIA) con i titoli animati di Paolo Gaudio (FANTASTICHERIE)

foto e locandina ufficiali: https://www.facebook.com/transparentwoman

info e bio sul regista: http://www.domizianocristopharo.com/





                                                                                                        Federico Tadolini

sabato 22 novembre 2014

Hello Bingo





Simpaticissimo cortometraggio di una ventina di minuti di Marco Lamanna .
Visto che si parla tanto del film Clown in salsa americana , ho deciso di recensire questo film indipendente italiano che magari non tutti conoscono.
Quello che colpisce immediatamente è la buona regia e l’ottima fotografia, la presenza massiccia di ironia il tutto incasellato in un contesto Noir con una figura misteriosa che conduce i giochi e mette a disposizione “un sicario diciamo molto particolare” che sfrutta le potenziali paure della vittima.
Le recitazioni sono tutte molto funzionali alla storia , senza nessuna sbavatura di sorta, su tutti svetta la figura del clown Bingo veramente molto ben costruito in un sapiente mix di crudeltà e grottesca ironia.
Anche la colonna sonora ci può stare utilizzando musiche rock che possono stare in questo contesto .
Come in tutte le altre recensioni non voglio assolutamente spoilerare né raccontare quello che succede , ma dico solamente che quando lo spettatore sembra aver capito la “natura” del cortometraggio, questo inaspettatamente prende un’altra piega riuscendoci perfettamente in un finale cattivissimo grazie anche agli effetti speciali che senza voler strafare rendono discretamente.
In sostanza hello bingo è un cortometraggio molto gradevole e divertente realizzato senza lasciare niente al caso .
Su youtube potete visionare il cortometraggio
https://www.youtube.com/watch?v=-9oe6bQUt4s
                                                                                                                                                   

                                                                                                                                              Federico Tadolini

giovedì 20 novembre 2014





BUIO ROSSO





Un gradito ritorno su queste pagine è quello di Roberto Ricci,  già autore di Respiro tagliente che pubblica il suo secondo libro Buio rosso dove sono presenti i quattro racconti precedenti più sei nuovi.
Innanzitutto possiamo notare la precisa collocazione dei racconti ovvero il genere giallo più classico, per la precisione il vecchio giallo all’italiana, quello che ci invidiano in tutto il mondo ovvero i film di Mario Bava e Dario Argento , i primi due autori che leggendo queste pagine mi sono venuti in mente.
Ricci utilizza tutti i codici del genere (omicidio , maniaco, intreccio e soluzione finale) in modo semplice ed efficace con una scrittura fruibile a tutti in perfetta linea col genere proposto .
Fa perno soprattutto sull’atmosfera (riferimenti alla notte, alla particolarità dell’apparizione dell’assassino , la sua presenza nascosto nel buio) e qualche volta utilizza espedienti tipicamente horror (omicidio con fuoriuscita di organi , cadaveri sezionati e chiusi nella valigia ecc..) che non stonano nell’insieme .
Si capisce immediatamente l’amore assoluto che prova verso il genere e soprattutto verso Argento che omaggia in diverse scene utilizzate (sta a voi indovinare dove) e anche con qualche nome dei suoi personaggi (Casoni ecc. anche qua fate voi se siete bravi).
Sono racconti molto visivi dove ad esempio nella Ballerina Ricci cerca (riuscendoci) di andare oltre costruendo un vortice di orrore finale denso di un lirismo molto grand guignol e anche con un pizzico di follia ( Campo Santo e la sua valigia).
Sui nuovi racconti spicca Specchi infranti , un racconto molto riuscito e metacinematografico con numerose citazioni dove l’autore riesce a far respirare al lettore l’aria di un set cinematografico e anche la moltitudine di persone che vi girano intorno.
Sicuramente è il suo racconto più impegnativo : molto buona la storia sicuramente debitrice del film Tenebre di Argento (e anche di alcune vicissitudini personali dello stesso regista romano) .
Ottimo l’intreccio , a mio modo di vedere un pochino meno buono l’espediente per “scoprire il/la  olpevole “ , ottima la causa scatenante la follia dell’assassino/a (nessuno spoiler), e ottimo anche il finale molto toccante.
Quello che balza immediatamente agli occhi del lettore è la genuinità dei racconti proposti , se poi come me amate il giallo vi divertirete molto .
Concludo dicendo che l’accendino insanguinato e l’inquietante nottambulo sono diventati dei fumetti molto divertenti e particolarmente riusciti .
Mentre il cappotto e guanti neri sono stati adattati per il grande schermo : sono diventati due cortometraggi , il primo diretto da Giuseppe Ferlito ed ambientato nella suggestiva Lucca, l’altro ambientato in Versilia ma non ricordo il nome del regista.

Federico Tadolini

sabato 15 novembre 2014

SANGUE MISTO







Per Davide Scovazzo (la mente del progetto) :
1-raccontaci come ti è venuta l’idea per questo progetto e secondo te cosa può apportare di nuovo in questo  panorama del cinema horror indipendente ad episodi ?
In realtà l'idea originale nasce proprio dalla difficoltà di autoprodursi un lungometraggio, e dalla frustrazione del girare per festival vari e vedere ribollire questa fucina di talenti dai variegati e freschi linguaggi che chedono solo mezzi più articolati e un pubblico di più ampio respiro che dia loro udienza. La missione è questa: si tratta di girare ognuno un cortometraggio della durata di 10 / 15 minuti, rigorosamente Horror, soprannaturale o non, surreale, fantastico o iperrealista che sia, con totale libertà nello stile, nei contenuti e nella forma per ciascun regista, ambientato ognuno nella città d’appartenenza dell’autore stesso, con un unico preciso trait d'union, ovvero la linea guida ben chiara di ambientare il proprio corto all'interno di una diversa comunità etnica presente in Italia. Il mio episodio è ambientato nella Comunità Araba presente nella mia città, Genova (ho già attori, tecnici, locations, parte dei sopralluoghi fatti). Il working title del lungometraggio è SANGUE MISTO (esemplificativo dell' idea di melting-pot di razze alla base del film, ma anche di diversificazione delle ambientazioni in varie città dislocate sul suolo italiano, e di mix di storie e stili di regia differenti). Puntiamo al restituire allo spettatore una fotografia forte di quali standard qualitativi può raggiungere tutta una nuova generazione se ben ispirata, motivata, in possesso di buone attrezzature ma senza budget faraonici, e, soprattutto, armata di buone idee . Quali sono queste buone idee? Ebbene l’idea, che ritengo originale in quanto, a mio avviso, non ho notizie di una simile produzione sperimentata in precedenza quantomeno in Italia, nasce dalla semplice osservazione della realtà, senza che ciò assuma una coloritura politica né una presa di posizione sociale definita o schierata. La realtà di coloro che chiamiamo, e a tutti gli effetti sono, i “Nuovi Italiani” vive, respira, si stratifica, esiste, parallelamente alla nostra, anzi, E' la nostra, con essa coincide, si conglomera, ora nell’intolleranza ora nella reciproca conoscenza, ora nella ghettizzazione ora nella collaborazione, ora nella diffidenza ora nel meticciato. un’integrazione vera, io ritengo ora quanto mai necessario. Vogliamo che il nostro progetto sia un passo avanti verso una VERA integrazione, ripensando "NOI" e "LORO" in maniera più malleabile, senza buonismo leccapiedi né al contrario idee xenofobe e ottuse, e "mettendosi a giocare" insieme con un film che non racconti di integrazione, ma la dia per scontata per parlare d'altro. Che non dev'essere sempre un serioso sermone, ma, a volte, sano Cinema di Entertainment. Che l'Horror, seppur quasi sempre viatico (come in questo caso) per "dire altro", è. In un set bisogna cercare di andare d'accordo, e la curiosità, se reciproca, è l'anima del progresso umano: se fossimo xenofobi neofascisti non avremmo nemmeno lavorato gomito a gomito con queste persone, attori e tecnici, facendoceli amici (alcuni lo erano già) e condividendo esperienze e conoscenza, non credete?
2- raccontaci com’è stato il processo evolutivo del progetto ovvero hai contattato tu direttamente i collaboratori o viceversa ?
Ho contattato io i registi, mi sono arrogato il diritto di sceglierli e coinvolgerli, avendo visionato i loro lavori nei vari festival e decidendo di “giustapporli” l'uno accanto all'altro come un concorrente di Masterchef con gli ingredienti di un piatto; nessun Cracco o Bastianich del Cinema mi intimidirà, perchè, data la pari bravura e al contempo le diversità degli stili dei miei collaboratori, credo di aver “quadrato l' Arlecchino perfetto” per il progetto che ho in mente: ho deciso quindi di “unire le nostre piccole forze” facendole confluire in una forza unica, in modo da “far esistere” un prodotto che porti il marchio di ognuno di noi nel comune interesse e creare un lungometraggio tout court, a tutti gli effetti, che abbia nella differenza stilistica e al contempo nella coesione (sembra un paradosso ma non lo è) il suo punto di forza e non di dispersione. Ognuno di noi ha avuto piena e totale libertà artistica, contenutistica e stilistica purchè si attenesse a tre semplici regole: 1 – ogni episodio deve essere di genere horror (dallo slasher al fantastico, dall'iperrealista al surreale) 2 – ogni episodio deve portare in sè, riconoscibile, la città in cui è stato girato; 3 – ogni episodio deve essere ambientato all'interno di una comunità etnica.
3-Quando sarà pronto tutto il lungometraggio e che processo avrà? Ovvero edizione in dvd oppure lo metterete on line ?
Appunto, si parlava di Crowdfunding.
Il fatto è che non è facile, anche unendo le forze, dare vita a un lungometrgaggio serio, tecnicamente adulto e commercialmente potenzialmente interessante oggi come oggi. Ieri non c'era il digitale, ma non c'era neanche questa crisi nera, che ha costretto a ripensare al ruolo stesso del denaro nelle nostre vite.
Ora, abbiamo deciso, di concerto con il nostro Organizzatore di Campagne Crowdfunding Giuseppe Di Giacomo, di esplorare pionieristicamente (lo hanno già fatto, ma in pochi e perlopiù nel documentario) il far West ancora semivergine del Crowdfunding, per cui abbiamo organizzato una campagna di raccolta fondi su piattaforma IndieGoGo che inizierà il 29 settembre e durerà per 2 mesi.
La vita che vogliamo dare al film è quella.....di un FILM, per cui, una volta ottenuta la cifra tratta dalla campagna IndieGoGo, se non sarà possibile produrre l'intero, anzi, gli interi film con quella, avremo conìmunque una solida base di credibilità per proporci a un produttore che possa colmare un piano budget serio e che renda il film robusto, per poi dargli la sua normale circuitazione festivaliera e di Home Video, possibilmente non disdegnando 8perchè dovremmo?) la distribuzione in sala.
Questo è quello che si spera e per cui combattiamo.
Visto che il progetto sangue misto si basa anche su di una forte campagna virale , passiamo al responsabile del crowdfunding Beppe Di Giacomo
1-Parlaci del crowdfounding, quali opportunità può offrire e quali sono le strategie di marketing che a tuo modo di vedere possono funzionare?
Generalmente, quando si cerca di realizzare un progetto di film, l'iter che si segue è quello classico: recarsi da un produttore e proporgli l'idea. Nella maggior parte dei casi i progetti non vanno avanti e finiscono nel cassetto. Chi decide di affidarsi al crowdfunding per finanziare la propria idea è perchè crede che ci siano delle potenzialità dietro al suo progetto e cerca di farselo finanziare dalla folla (crowd). La prima opportunità che il crowdfunding ti offre è quindi quella di creare un pubblico fin dalla fase progettuale: una community online affiatata e stimolata a dovere può fare la  differenza, ma ovviamente bisogna toccare i tasti giusti. Di solito sono i progetti “di nicchia” quelli che hanno il maggior successo: il tuo progetto deve essere ben indirizzato e rivolgersi a un pubblico di appassionati dell'argomento trattato.
In ogni caso il lavoro da fare è tanto: creare un sito internet e canali social e preparare contenuti da lanciare attraverso i vari canali creati, avere una mailing list densa di contatti (tra stampa generalista e di settore, bloggers, ecc.), preparare almeno due eventi live (crowdfunding party) a inizio e fine campagna e avere delle ricompense che siano creative e coinvolgenti. Di solito le campagne non durano più di 60 giorni, ma partire con troppa fretta non è la cosa più saggia da fare. Creando il consenso giusto tra il pubblico che si è avvicinato al progetto, si possono gettare le basi per una campagna di successo. Tuttavia non è una scienza esatta e quindi non ci sono certezze matematiche sul successo della campagna. La scelta della piattaforma: può sembrare scontata, ma non lo è mai! Di solito se ci si rivolge a un pubblico straniero è meglio affidarsi a piattaforme internazionali, come Indiegogo e Kickstarter(che in Italia non possiamo ancora usare), se non lo è, allora si può usare una piattaforma nazionale. Ogni giorno di campagna deve essere programmato prima: considerando che le campagne devono seguire il ritmo lavorativo normale, allora si parte il lunedì e si finisce il venerdì. Nell'ambito dell'audiovisivo credo si debba far vedere che si è in grado di fare il proprio mestiere: i video “virali” sono il primo banco di prova del successo della tua campagna, quindi a livello strategico sono fondamentali per un piano di comunicazione efficace. L'attenzione poi si può agganciare in mille modi: postando contenuti scritti, partecipando a forum, chat, usando fotografie, insomma tutto ciò che può avvicinare persone al progetto. Una delle caratteristiche comuni è il videopitch: un filmato di pochi minuti in cui l'autore spiega le ragioni per cui si è affidato al crowdfunding e racconta il progetto al pubblico. Il video deve essere creativo, originale, ma non troppo elaborato a livello tecnico. Questi sono gli elementi base di una campagna di successo, che lo si può intuire già dalla prima settimana di campagna: raggiungere il 30% del budget nelle prime 2 settimane è un segnale positivo, che generalmente conduce al successo della campagna.
Un'altra opportunità è quella che si scopre a fine campagna: se il successo è stato forte, ci sono i presupposti per trovare altri finanziamenti, magari tramite canali più ufficiali. In questo modo il crowdfunding entra a tutti gli effetti a far parte delle voci di un piano di finanziamento di un film indipendente, che si è creato una base di pubblico che lo fa vivere. Si tratta, per concludere, di creare un piccolo mondo, ben delineato, che avvicini appassionati dell'argomento e li coinvolga attivamente. Il successo economico è il banco di prova finale di tutto ciò che si è fatto durante e prima della campagna.
2-Cos’è che ti ha convinto di questo progetto e al momento siete contenti dei risultati ottenuti ?
Ho trovato in questo progetto un potenziale molto forte: qui si parla di 8 comunità multietniche, che legano gli episodi sotto questo filo conduttore. Il genere horror mi ha sempre coinvolto, quindi ho deciso di collaborare con gli autori per portare a casa una base monetaria che permetta a ognuno di loro di realizzare il proprio lavoro. Finora siamo contenti eccome! Il progtto, in Italia, è conosciuto ed è stato presentato in svariate occasioni, perciò abbiamo deciso di rivolgerci a un pubblico straniero e vedere se la risposta sarà la stessa che il progetto ha ricevuto qui. Di certo un progetto del genere merita attenzione, perchè non si è mai visto un racconto di questo tipo e ne abbiamo avuto conferma parlandone anche con professionisti stranieri.

E ovviamente non potevano mancare i registi che hanno aderito al progetto , ognuno con un suo preciso stile , ognuno come leggerete con la propria storia da raccontare .

1.     – Cosa vi ha spinto a collaborare in questo progetto ?
Edo Tagliavini  :  “Sangue Misto” sarà il quinto film a episodi che faccio, e a differenza degli altri ai quali ho preso parte, con Davide si sta cercando di lavorare su una produzione reale, nel senso economico, che aiuti i singoli episodi a poter ragionare su budget più concreti rispetto all’autoproduzione: ogni tanto non dispiace poter portare a casa la pagnotta, ed è piacevole poter ripagare i collaboratori con la volgare pecunia.

Lorenzo Lepori : Per me lavorare seguendo linee generali dettate dall'esterno è un'assoluta novità, e credo sia stato questo a incuriosirmi quando ho accettato la collaborazione che Davide mi ha simpaticamente proposto

Paolo Del Fiol: Sangue Misto si è rivelato fin da subito un progetto vincente.E'un modo nuovo di raccontare la realtà italiana senza scadere nel drammone sociale di bassa lega .Grazie al calibro dei registi coinvolti , sono fiducioso del fatto che Sangue Misto diverrà presto un cult.
Raffaele Pastrello: Quando Davide mi ha proposto questo progetto, mi sono sentito lusingato. So che ha apprezzato il mio primo lavoro Miracolo Veneto come io il suo Durante la Morte ed è nato, già al FI PI LI horror festival del 2013, un buon rapporto di stima tra noi. Così, illustrandomi un pole linee generali di Sangue Misto, ho deciso di aderirvi, un poper sfida e per la fiducia e un po’ perché mi permette di portare avanti un discorso iniziato con Miracolo Veneto che riguarda la territorialità e il rapporto incontro scontro tra ‘nativie i così detti nuovi italiani, oramai parte integrante del nostro tessuto sociale.

Ricky Caruso: Davide Scovazzo mi ha parlato del progetto Sangue Misto invitandomi a partecipare. Solitamente rifuggo i temi imposti, e ancora più francamente ammetto che il tema delle etnie è quanto di più distante ci possa essere dagli argomenti che mi piace trattare.  Tuttavia mi è stato detto che pur rimanendo in tema sarò libero di snaturarlo come riterrò più opportuno: l’attitudine dei miei lavori è (o vorrebbe essere) bizzarra, e bizzarro sarà anche l’episodio che girerò per questo progetto.

Isabella Noseda: La mescolanza.
Ho conosciuto Davide in circostanze “istituzionali” e mi ha lasciato regalandomi una spilla con la scritta “Trust me I am a Zombie”.
Quella spilla è diventata il feticcio di un arrivederci artistico che ora sta prendendo forma.
Ho deciso di fidarmi di Davide (Trust) perché trovo che Sangue Misto sia un progetto – manifesto.
Rivoluzionario nelle scelte artistiche e produttive.
Mi piace fare parte di questo film perché non racconta quello che differenzia le nostre culture ma quello che le accomuna, la paura.
Sono lusingata e un po’ spaventata dalla responsabilità di “mischiarmi” alla nouvelle vague del cinema horror contemporaneo, cercherò di essere all’altezza.
La Prossima proposta indecente di Scovazzo è la coregia di un thriller erotico tra Argento, Fulci e Bunuel, con momenti onirici pieni di mostri basati su pulsioni edipiche dal titolo “A piedi nudi nel dolore” ma non possiamo ancora svelarvi i particolari.
Ho già paura.

Raffaele Picchio : - Sono stato contattato da Davide che mi ha spiegato il progetto che aveva in mente. E devo dire che l'idea che sta dietro non è male e dal momento che ho trovato stimolante il progetto ho deciso di partecipare. Abbiamo tutti stili e visioni differenti e sarà curioso vedere che patchwork “meticcio” uscirà fuori... Poi oh, male che vada ci ammazzeranno tutti (dio volesse).
2-Parlateci del vostro episodio

Edo Tagliavini : A dire il vero, il mio episodio lo avevo pensato per uno dei vari progetti su Poe, ispirandomi a “Cuore Rivelatore”, ma saltata la mia partecipazione a “Poern” (non riuscivo a entrare nei tempi chiesti da Domiziano), ho preso la sceneggiatura e l’ho trasformata in qualcosa di diverso, meno legata all’horror visivo è più inerente all’attualità… parlo del bullismo, e quando Davide mi ha contattato dicendomi cosa aveva in mente, ho trovato la versione che avevo appena riscritto ottima per “Sangue Misto”: un ragazzino indiano che viene preso di mira dal bullo della scuola solo perché diventato amico della ragazzina che piace a questi… una storia cruda, con zero sangue ma a mio avviso più spaventosa e crudele di tante altre.

Lorenzo Lepori : Ho cercato di fare del mio episodio una sorta di istintivo B movie condensato, dove il melodramma di certo cinema di vendetta “all'italiana” trovasse delle consonanze con il suo alter ego orientale. L'efficacia che spero avrà il risultato finale sarà più legata all'atmosfera e ai personaggi piuttosto che sul gore.
Paolo Del Fiol: SANGUE MISTO MOCHI è una storia che fonde le leggende giapponesi sugli Yokai e la cultura italiana, in questo caso la musica lirica.Ambientato a Milano, narra la vicenda di un famoso direttore d'orchestra sulle tracce di una misteriosa cantante lirica di cui ha ascoltato solo una registrazione.La ritroverà in una ragazza giapponese che però nasconde un bizzarro segreto.Il mochi del titolo è un tipico dolce giapponese dalla consistenza gommosa, che se non è ingerito nel modo corretto, può soffocare l'ignaro consumatore.
Raffaele Pastrello: Sagra Matanza, il mio episodio, porta già nel titolo lessenza duna contaminazione. Sagra sta in italiano per festa e matanza in spagnolo per uccisione. Quindi dolce e amaro al contempo, incontro e scontro, inclusione ed esclusione. Siamo in Veneto, nella provincia di Treviso, città che ricordiamo esser stata per molti anni la roccaforte della Lega Nord nella figura dellallora sindaco Gentilini e ritratterò quindi, anche se in forma più velata rispetto a Miracolo Veneto, tematiche quali la roba, la proprietà, paroni a casa nostra nella trasposizione filmica dun casolare fatiscente e sperduto nella campagna trevigiana, forse la vera star dellepisodio, nel quale, clandestinamente, troveranno rifugio degli immigrati colombiani; il cattolicesimo di facciata a confronto col sincretismo proprio di quella cultura, in qualche modo il tema della droga rappresentato da una pianta misteriosa quanto pericolosa importata dalla Colombia e il tutto ovviamente in chiave thriller - horror. Non ci saranno veri e propri protagonisti che prenderanno la scena, ma ognuno avrà il suo giusto spazio nel giusto tempo, in un quadro generale che è ciò che mi preme maggiormente rappresentare, a patto che il tutto riesca per il meglio, sintende.

Ricky Caruso: Riguardo al  mio episodio , come dicevo prima sto cercando di adattare i temi e le ossessioni che solitamente strutturano i mei lavori al tema imposto dal progetto, quello delle etnie.
Per adesso non posso dire molto, perché in principio pensavo di  sviluppare un soggetto preciso dal titolo Villa Ada, ma molto probabilmente farò una cosa totalmente differente, e sto studiando il modo per poterla concretizzare.
Potrò essere più preciso soltanto prossimamente.

Isabella Noseda: Il tenente Cooper di Twin Peaks ferito al suolo a un certo punto registra questo pensiero: “Nulla nella vita è poi cosi terribile, finché riesci a non farti invadere dalla paura” ; il mio episodio “Grandma’s remedy” racconta questo, le conseguenze della paura.
La mia Africa è Sazi, una bambina decontestualizzata e abbandonata in una  Torino occidentale, ostile e indecifrabile.
Sazi è costretta a difendersi.
Raffaele Picchio: Il mio episodio racconterà la storia di due immigrati albanesi e la discesa verso l'inferno e l'umiliazione per una causa purissima e apparentemente, con gli occhi borghesi di chi tende a giudicare a prescindere, inconcepibile. Non è affatto un horror, non ci sono boogeyman, non c'è gore. C'è dolore, miseria, umanità e dolcezza. Perchè per arrivare alle porte del purgatorio c'è comunque da attraversare l'inferno. Ed uscirne indenni.
CONCLUSIONE
Auguro ai ragazzi (che conosco quasi tutti di persona) un buon lavoro e un sincero appoggio verso il loro progetto .
Le malelingue chiederanno “perché vuoi perdere tempo per questo progetto anche se effettivamente non ne fai parte?”.
Rispondo nella maniera più semplice possibile : è da pochissimi anni che sono dentro questo mondo chiamato “cinema indipendente “ e le persone che effettivamente sono disposte a dare una mano sono pochissime, ognuno coltiva solo il proprio orticello , mi è capitato spesso in prima persona che alcuni per una cosa che bastava cinque minuti di tempo per esprimere un loro parere mi hanno risposto : non ho tempo , mi dispiace ma ho da fare eccc.
Giornalisti che ti dicono : si , ti farò la recensione (mai vista !) eccc….. beh io sinceramente credo ancora nel lavoro di squadra, nel darsi una mano a vicenda e soprattutto nel NON doversi mai ostacolare a vicenda per invidia o per qualsiasi altro motivo.

Federico Tadolini















sabato 8 novembre 2014




The Perfect Husband

Piccola premessa
Una frase che sinceramente mi fa arrabbiare non poco è: “ in Italia il cinema di genere è morto, non si fanno più horror, thriller, ci sono solo film drammatici e commedie”.
Niente di più sbagliato perché esiste un vastissimo panorama di registi che si sbattono affinchè i propri film ottengano l’adeguata distribuzione .






Tra questi sicuramente c’è Lucas Pavetto che rielaborando un suo precedente mediometraggio che tanto ha fatto discutere nei vari festival del settore, realizza questo the perfect husband che il 4 dicembre avrà la sua distribuzione nelle sale cinematografiche.
Come per tutti gli altri film che ho recensito , non spoilero niente , ma vi darò solo un piccolissimo accenno della trama della pellicola ovvero: un rapporto tra due coniugi in forte crisi a causa di un trauma, un viaggio alla ricerca della serenità perduta .
La regia di Pavetto è ineccepibile: lineare durante l’inizio del film quando introduce la vicenda e i suoi personaggi, secca e diretta (oserei dire all’americana) quando il film entra nel vivo in un susseguirsi di violenza e colpi di scena.
Devo dire che Pavetto si trova a suo agio sia appunto nella prima frazione del film e anche nella seconda parte senza particolari cedimenti di regia , anzi mantenendo un certo standard qualitativo molto alto.
Le recitazioni dei due protagonisti sono molto convincenti, assolutamente in grado di reggere il peso di un lungometraggio : Bret Roberts che interpreta il ruolo del marito riesce a stravolgere la natura del proprio personaggio in maniera eccellente.
Un cattivo mai troppo sopra le righe ma dotato di una naturalezza che spaventa ancora di più.
Anche Gabriella Wright è molto convincente nel ruolo della moglie , mentre gli altri personaggi di contorno sono altamente funzionali e riescono bene ad interpretare il proprio ruolo.
Molto buoni gli effetti speciali di Mauro Fabricz e Giuseppe Cordivani, trucchi tipici del genere slasher e torture porn quindi aspettatevi coltelli che penetrano , squarci, eccc… e sono realizzati in modo artigianale e non in post produzione.
La colonna sonora a mio modo di vedere è senza sbavature ma accompagna benissimo gli eventi del film: malinconica e d’atmosfera quando serve per introdurre i personaggi e la loro storia, più ritmata quando entra in gioco “l’azione”.
Spero che the perfect husband riesca ad avere oltre che una buona distribuzione nelle sale cinematografiche, anche un adeguato doppiaggio in italiano . Io l’ho visto in inglese e funziona perfettamente.

Federico Tadolini