PET
SEMATARY
FLOP
O BUON REMAKE?
Negli
ultimi vent’anni abbiamo assistito al saccheggio di pellicole giapponesi,
rifatte dagli americani in maniera spesso discutibile, e ai vari remake di
classici horror anni ottanta- novanta, dove a volte come nel caso di Maniac di Franck Khalfoun
ma realizzato con la preziosissima collaborazione di Alexandre Aja, è stato
tirato fuori un gioiellino.
Mancava
appunto a questa lista, il bellissimo film di Mary Lambert del 1989 .
Sono
particolarmente affezionato a questo film, per svariati motivi, ovvero il libro
da cui è stato tratto è il primissimo romanzo che ho letto di Stephen King
(Edgar Allan Poe lo scoprii poco dopo, in un libro della Bompiani, con la
prefazione di Dario Argento).
Ricordo
tutto di quel giorno, avrò avuto dieci anni, eravamo andati a fare un giro alla
Standa a Massa con mia mamma, mi impuntati che volevo la vhs del film Dick
Tracy con Warren Beatty, costo 29.900 lire, mentre mia mamma, che mi spingeva
sempre alla lettura, mi disse che mi avrebbe comprato un libro.
La
mia fortuna fu che non conosceva l’inglese, quindi per lei Pet Sematary
edizione Sperling e Kupfer con un gatto in copertina, era un innocente libro.
L’altro
motivo di affetto verso il film della Lambert, furono i brividi di paura che in
soli due minuti riusciva a regalarmi.
Ovvero,
durante il trailer che italia 1 e canale 5 puntualmente mandava in onda, e vi
giuro mi faceva veramente paura, anche in scene innocue come quella del
funerale con Stephen King vestito da prete.
Il
film che all’epoca era vietato ai minori di anni diciotto, lo recuperai durante
la classica notte horror su italia 1.
Ma
passiamo a questo remake diretto da Kevin Kolsch e Dennis Widmier, dove
ovviamente i fatti sono i medesimi: una famiglia si trasferisce in un paese
della provincia americana.
Lui
è il nuovo dottore del paese, e fa immediatamente amicizia col vecchio vicino
di casa, che gli rivela che nelle vicinanze del bosco, c’è un vecchio cimitero
indiano, dove gli animali seppelliti, ritornano ma con un'altra anima.
Uno
degli stilemi classici del cinema horror: il morto che ritorna sotto altre
sembianze, un moderno zombi.
Quello
che balza immediatamente agli occhi di questo remake, è la pregevole colonna
sonora, a tratti veramente raggelante, composta da stridii, rumori, interamente
orchestrale, dove anche le parti più d’atmosfera funzionano comunque alla
grande.
Per
il resto per la prima ora, assistiamo sconsolati ad una copia carbone del film
originale, a parte una piccolissima divergenza, di poco conto.
Ma
quando esplode il film, iniziano le divergenze, cosa particolarmente gradita,
compreso il finale.
Qual
è la differenza sostanziale? L’atmosfera, ovvero se nel film della Lambert, il
film era angosciante, cupo, cattivissimo, al limite del sadismo puro, questo
film invece è un classicissimo horror usa e getta, che non raggiunge mai livelli
di cattiveria come del resto era il libro originale.
Mentre
a livello tecnico, non si può contestare niente, ovvero una buona regia, a suo
agio in tutte le fasi del film, un ottima fotografia anche nel notturno, ottimi
effetti speciali tutti artigianali per fortuna e recitazioni convincenti, oltre
ad una superba colonna sonora come detto precedente.
Ma
per il resto, lo inserisco tranquillamente in quei remake che si possono
lasciar perdere tranquillamente.
Nessun commento:
Posta un commento