giovedì 6 ottobre 2016

L’acconciatura sbagliata




Dopo l’ottimo respiro tagliente e il buonissimo Buio rosso, il poliedrico scrittore Roberto Ricci si ripresenta con L’acconciatura sbagliata, edito da youcanprint e regolarmente acquistabile presso qualsiasi libreria.
Ricci è un amante sfegatato del giallo all’italiana e in particolar modo del cinema di Dario Argento presente in quasi tutti i suoi racconti, e anche nella versione a fumetti dell’accendino insanguinato.
Anche in questo romanzo troviamo tantissimo del Dario Argento che fu, citazioni comunque perfettamente riuscite e che non appesantiscono mai la lettura, anzi divertono il lettore.
La trama è molto semplice: in una piccola cittadina di provincia dove tutti si conoscono, un serial killer inizia ad uccidere parrucchieri, in modi molto cruenti e tutti i peccati e i segreti vengono inevitabilmente a galla.
Un commissario indaga per porre fine alle sue gesta.
Ricci ha uno stile molto semplice, lineare, perfettamente chiaro a tutti e questo è un grandissimo pregio.
Cosa deve fare uno scrittore? Mantenere la propria identità, scrivere nel modo più congeniale, come gli compete fare, senza nessuna forzatura.
E Roberto sa scrivere, senza forzare il suo modo, senza orpelli che non gli competono.
La storia non si sfilaccia (ricordo che è la sua primissima esperienza con un romanzo), ma perde un pochino di ritmo quando si spinge a descrivere tutti i vizi, i peccatucci dei protagonisti, diventando alla lunga un po’ stucchevole.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, a cominciare dal commissario Calcinacci a cui Roberto ha voluto dare (a mio modo di vedere in maniera azzeccatissima ) un volto umano, una persona piena di tentazioni .
Le descrizioni dei delitti funzionano e rispetto ai precedenti libri devo notare una certa predisposizione nel descrivere anche i particolari più macabri e anche le scene di sesso .
Da notare il primo omicidio molto macabro, anche se la descrizione della morte del gatto sinceramente l’ho trovata un po’ troppo gratuita.
Come detto precedentemente Ricci sa utilizzare molto bene i codici del genere, e per esempio la scena sul pullmann con la figura minacciosa del serial killer è veramente riuscita, mantenendo una certa suspense non facilissima da costruire.
Purtroppo il finale non mi ha convinto quasi per niente, sia per una citazione veramente troppo simile ad un capolavoro di Dario Argento che non voglio citare per non svelare troppo e soprattutto per la soluzione finale che sicuramente va premiata per l’originalità ma che a mio modo di vedere, andava sviluppata in maniera meno frettolosa.
Federico Tadolini


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