sabato 15 novembre 2014

SANGUE MISTO







Per Davide Scovazzo (la mente del progetto) :
1-raccontaci come ti è venuta l’idea per questo progetto e secondo te cosa può apportare di nuovo in questo  panorama del cinema horror indipendente ad episodi ?
In realtà l'idea originale nasce proprio dalla difficoltà di autoprodursi un lungometraggio, e dalla frustrazione del girare per festival vari e vedere ribollire questa fucina di talenti dai variegati e freschi linguaggi che chedono solo mezzi più articolati e un pubblico di più ampio respiro che dia loro udienza. La missione è questa: si tratta di girare ognuno un cortometraggio della durata di 10 / 15 minuti, rigorosamente Horror, soprannaturale o non, surreale, fantastico o iperrealista che sia, con totale libertà nello stile, nei contenuti e nella forma per ciascun regista, ambientato ognuno nella città d’appartenenza dell’autore stesso, con un unico preciso trait d'union, ovvero la linea guida ben chiara di ambientare il proprio corto all'interno di una diversa comunità etnica presente in Italia. Il mio episodio è ambientato nella Comunità Araba presente nella mia città, Genova (ho già attori, tecnici, locations, parte dei sopralluoghi fatti). Il working title del lungometraggio è SANGUE MISTO (esemplificativo dell' idea di melting-pot di razze alla base del film, ma anche di diversificazione delle ambientazioni in varie città dislocate sul suolo italiano, e di mix di storie e stili di regia differenti). Puntiamo al restituire allo spettatore una fotografia forte di quali standard qualitativi può raggiungere tutta una nuova generazione se ben ispirata, motivata, in possesso di buone attrezzature ma senza budget faraonici, e, soprattutto, armata di buone idee . Quali sono queste buone idee? Ebbene l’idea, che ritengo originale in quanto, a mio avviso, non ho notizie di una simile produzione sperimentata in precedenza quantomeno in Italia, nasce dalla semplice osservazione della realtà, senza che ciò assuma una coloritura politica né una presa di posizione sociale definita o schierata. La realtà di coloro che chiamiamo, e a tutti gli effetti sono, i “Nuovi Italiani” vive, respira, si stratifica, esiste, parallelamente alla nostra, anzi, E' la nostra, con essa coincide, si conglomera, ora nell’intolleranza ora nella reciproca conoscenza, ora nella ghettizzazione ora nella collaborazione, ora nella diffidenza ora nel meticciato. un’integrazione vera, io ritengo ora quanto mai necessario. Vogliamo che il nostro progetto sia un passo avanti verso una VERA integrazione, ripensando "NOI" e "LORO" in maniera più malleabile, senza buonismo leccapiedi né al contrario idee xenofobe e ottuse, e "mettendosi a giocare" insieme con un film che non racconti di integrazione, ma la dia per scontata per parlare d'altro. Che non dev'essere sempre un serioso sermone, ma, a volte, sano Cinema di Entertainment. Che l'Horror, seppur quasi sempre viatico (come in questo caso) per "dire altro", è. In un set bisogna cercare di andare d'accordo, e la curiosità, se reciproca, è l'anima del progresso umano: se fossimo xenofobi neofascisti non avremmo nemmeno lavorato gomito a gomito con queste persone, attori e tecnici, facendoceli amici (alcuni lo erano già) e condividendo esperienze e conoscenza, non credete?
2- raccontaci com’è stato il processo evolutivo del progetto ovvero hai contattato tu direttamente i collaboratori o viceversa ?
Ho contattato io i registi, mi sono arrogato il diritto di sceglierli e coinvolgerli, avendo visionato i loro lavori nei vari festival e decidendo di “giustapporli” l'uno accanto all'altro come un concorrente di Masterchef con gli ingredienti di un piatto; nessun Cracco o Bastianich del Cinema mi intimidirà, perchè, data la pari bravura e al contempo le diversità degli stili dei miei collaboratori, credo di aver “quadrato l' Arlecchino perfetto” per il progetto che ho in mente: ho deciso quindi di “unire le nostre piccole forze” facendole confluire in una forza unica, in modo da “far esistere” un prodotto che porti il marchio di ognuno di noi nel comune interesse e creare un lungometraggio tout court, a tutti gli effetti, che abbia nella differenza stilistica e al contempo nella coesione (sembra un paradosso ma non lo è) il suo punto di forza e non di dispersione. Ognuno di noi ha avuto piena e totale libertà artistica, contenutistica e stilistica purchè si attenesse a tre semplici regole: 1 – ogni episodio deve essere di genere horror (dallo slasher al fantastico, dall'iperrealista al surreale) 2 – ogni episodio deve portare in sè, riconoscibile, la città in cui è stato girato; 3 – ogni episodio deve essere ambientato all'interno di una comunità etnica.
3-Quando sarà pronto tutto il lungometraggio e che processo avrà? Ovvero edizione in dvd oppure lo metterete on line ?
Appunto, si parlava di Crowdfunding.
Il fatto è che non è facile, anche unendo le forze, dare vita a un lungometrgaggio serio, tecnicamente adulto e commercialmente potenzialmente interessante oggi come oggi. Ieri non c'era il digitale, ma non c'era neanche questa crisi nera, che ha costretto a ripensare al ruolo stesso del denaro nelle nostre vite.
Ora, abbiamo deciso, di concerto con il nostro Organizzatore di Campagne Crowdfunding Giuseppe Di Giacomo, di esplorare pionieristicamente (lo hanno già fatto, ma in pochi e perlopiù nel documentario) il far West ancora semivergine del Crowdfunding, per cui abbiamo organizzato una campagna di raccolta fondi su piattaforma IndieGoGo che inizierà il 29 settembre e durerà per 2 mesi.
La vita che vogliamo dare al film è quella.....di un FILM, per cui, una volta ottenuta la cifra tratta dalla campagna IndieGoGo, se non sarà possibile produrre l'intero, anzi, gli interi film con quella, avremo conìmunque una solida base di credibilità per proporci a un produttore che possa colmare un piano budget serio e che renda il film robusto, per poi dargli la sua normale circuitazione festivaliera e di Home Video, possibilmente non disdegnando 8perchè dovremmo?) la distribuzione in sala.
Questo è quello che si spera e per cui combattiamo.
Visto che il progetto sangue misto si basa anche su di una forte campagna virale , passiamo al responsabile del crowdfunding Beppe Di Giacomo
1-Parlaci del crowdfounding, quali opportunità può offrire e quali sono le strategie di marketing che a tuo modo di vedere possono funzionare?
Generalmente, quando si cerca di realizzare un progetto di film, l'iter che si segue è quello classico: recarsi da un produttore e proporgli l'idea. Nella maggior parte dei casi i progetti non vanno avanti e finiscono nel cassetto. Chi decide di affidarsi al crowdfunding per finanziare la propria idea è perchè crede che ci siano delle potenzialità dietro al suo progetto e cerca di farselo finanziare dalla folla (crowd). La prima opportunità che il crowdfunding ti offre è quindi quella di creare un pubblico fin dalla fase progettuale: una community online affiatata e stimolata a dovere può fare la  differenza, ma ovviamente bisogna toccare i tasti giusti. Di solito sono i progetti “di nicchia” quelli che hanno il maggior successo: il tuo progetto deve essere ben indirizzato e rivolgersi a un pubblico di appassionati dell'argomento trattato.
In ogni caso il lavoro da fare è tanto: creare un sito internet e canali social e preparare contenuti da lanciare attraverso i vari canali creati, avere una mailing list densa di contatti (tra stampa generalista e di settore, bloggers, ecc.), preparare almeno due eventi live (crowdfunding party) a inizio e fine campagna e avere delle ricompense che siano creative e coinvolgenti. Di solito le campagne non durano più di 60 giorni, ma partire con troppa fretta non è la cosa più saggia da fare. Creando il consenso giusto tra il pubblico che si è avvicinato al progetto, si possono gettare le basi per una campagna di successo. Tuttavia non è una scienza esatta e quindi non ci sono certezze matematiche sul successo della campagna. La scelta della piattaforma: può sembrare scontata, ma non lo è mai! Di solito se ci si rivolge a un pubblico straniero è meglio affidarsi a piattaforme internazionali, come Indiegogo e Kickstarter(che in Italia non possiamo ancora usare), se non lo è, allora si può usare una piattaforma nazionale. Ogni giorno di campagna deve essere programmato prima: considerando che le campagne devono seguire il ritmo lavorativo normale, allora si parte il lunedì e si finisce il venerdì. Nell'ambito dell'audiovisivo credo si debba far vedere che si è in grado di fare il proprio mestiere: i video “virali” sono il primo banco di prova del successo della tua campagna, quindi a livello strategico sono fondamentali per un piano di comunicazione efficace. L'attenzione poi si può agganciare in mille modi: postando contenuti scritti, partecipando a forum, chat, usando fotografie, insomma tutto ciò che può avvicinare persone al progetto. Una delle caratteristiche comuni è il videopitch: un filmato di pochi minuti in cui l'autore spiega le ragioni per cui si è affidato al crowdfunding e racconta il progetto al pubblico. Il video deve essere creativo, originale, ma non troppo elaborato a livello tecnico. Questi sono gli elementi base di una campagna di successo, che lo si può intuire già dalla prima settimana di campagna: raggiungere il 30% del budget nelle prime 2 settimane è un segnale positivo, che generalmente conduce al successo della campagna.
Un'altra opportunità è quella che si scopre a fine campagna: se il successo è stato forte, ci sono i presupposti per trovare altri finanziamenti, magari tramite canali più ufficiali. In questo modo il crowdfunding entra a tutti gli effetti a far parte delle voci di un piano di finanziamento di un film indipendente, che si è creato una base di pubblico che lo fa vivere. Si tratta, per concludere, di creare un piccolo mondo, ben delineato, che avvicini appassionati dell'argomento e li coinvolga attivamente. Il successo economico è il banco di prova finale di tutto ciò che si è fatto durante e prima della campagna.
2-Cos’è che ti ha convinto di questo progetto e al momento siete contenti dei risultati ottenuti ?
Ho trovato in questo progetto un potenziale molto forte: qui si parla di 8 comunità multietniche, che legano gli episodi sotto questo filo conduttore. Il genere horror mi ha sempre coinvolto, quindi ho deciso di collaborare con gli autori per portare a casa una base monetaria che permetta a ognuno di loro di realizzare il proprio lavoro. Finora siamo contenti eccome! Il progtto, in Italia, è conosciuto ed è stato presentato in svariate occasioni, perciò abbiamo deciso di rivolgerci a un pubblico straniero e vedere se la risposta sarà la stessa che il progetto ha ricevuto qui. Di certo un progetto del genere merita attenzione, perchè non si è mai visto un racconto di questo tipo e ne abbiamo avuto conferma parlandone anche con professionisti stranieri.

E ovviamente non potevano mancare i registi che hanno aderito al progetto , ognuno con un suo preciso stile , ognuno come leggerete con la propria storia da raccontare .

1.     – Cosa vi ha spinto a collaborare in questo progetto ?
Edo Tagliavini  :  “Sangue Misto” sarà il quinto film a episodi che faccio, e a differenza degli altri ai quali ho preso parte, con Davide si sta cercando di lavorare su una produzione reale, nel senso economico, che aiuti i singoli episodi a poter ragionare su budget più concreti rispetto all’autoproduzione: ogni tanto non dispiace poter portare a casa la pagnotta, ed è piacevole poter ripagare i collaboratori con la volgare pecunia.

Lorenzo Lepori : Per me lavorare seguendo linee generali dettate dall'esterno è un'assoluta novità, e credo sia stato questo a incuriosirmi quando ho accettato la collaborazione che Davide mi ha simpaticamente proposto

Paolo Del Fiol: Sangue Misto si è rivelato fin da subito un progetto vincente.E'un modo nuovo di raccontare la realtà italiana senza scadere nel drammone sociale di bassa lega .Grazie al calibro dei registi coinvolti , sono fiducioso del fatto che Sangue Misto diverrà presto un cult.
Raffaele Pastrello: Quando Davide mi ha proposto questo progetto, mi sono sentito lusingato. So che ha apprezzato il mio primo lavoro Miracolo Veneto come io il suo Durante la Morte ed è nato, già al FI PI LI horror festival del 2013, un buon rapporto di stima tra noi. Così, illustrandomi un pole linee generali di Sangue Misto, ho deciso di aderirvi, un poper sfida e per la fiducia e un po’ perché mi permette di portare avanti un discorso iniziato con Miracolo Veneto che riguarda la territorialità e il rapporto incontro scontro tra ‘nativie i così detti nuovi italiani, oramai parte integrante del nostro tessuto sociale.

Ricky Caruso: Davide Scovazzo mi ha parlato del progetto Sangue Misto invitandomi a partecipare. Solitamente rifuggo i temi imposti, e ancora più francamente ammetto che il tema delle etnie è quanto di più distante ci possa essere dagli argomenti che mi piace trattare.  Tuttavia mi è stato detto che pur rimanendo in tema sarò libero di snaturarlo come riterrò più opportuno: l’attitudine dei miei lavori è (o vorrebbe essere) bizzarra, e bizzarro sarà anche l’episodio che girerò per questo progetto.

Isabella Noseda: La mescolanza.
Ho conosciuto Davide in circostanze “istituzionali” e mi ha lasciato regalandomi una spilla con la scritta “Trust me I am a Zombie”.
Quella spilla è diventata il feticcio di un arrivederci artistico che ora sta prendendo forma.
Ho deciso di fidarmi di Davide (Trust) perché trovo che Sangue Misto sia un progetto – manifesto.
Rivoluzionario nelle scelte artistiche e produttive.
Mi piace fare parte di questo film perché non racconta quello che differenzia le nostre culture ma quello che le accomuna, la paura.
Sono lusingata e un po’ spaventata dalla responsabilità di “mischiarmi” alla nouvelle vague del cinema horror contemporaneo, cercherò di essere all’altezza.
La Prossima proposta indecente di Scovazzo è la coregia di un thriller erotico tra Argento, Fulci e Bunuel, con momenti onirici pieni di mostri basati su pulsioni edipiche dal titolo “A piedi nudi nel dolore” ma non possiamo ancora svelarvi i particolari.
Ho già paura.

Raffaele Picchio : - Sono stato contattato da Davide che mi ha spiegato il progetto che aveva in mente. E devo dire che l'idea che sta dietro non è male e dal momento che ho trovato stimolante il progetto ho deciso di partecipare. Abbiamo tutti stili e visioni differenti e sarà curioso vedere che patchwork “meticcio” uscirà fuori... Poi oh, male che vada ci ammazzeranno tutti (dio volesse).
2-Parlateci del vostro episodio

Edo Tagliavini : A dire il vero, il mio episodio lo avevo pensato per uno dei vari progetti su Poe, ispirandomi a “Cuore Rivelatore”, ma saltata la mia partecipazione a “Poern” (non riuscivo a entrare nei tempi chiesti da Domiziano), ho preso la sceneggiatura e l’ho trasformata in qualcosa di diverso, meno legata all’horror visivo è più inerente all’attualità… parlo del bullismo, e quando Davide mi ha contattato dicendomi cosa aveva in mente, ho trovato la versione che avevo appena riscritto ottima per “Sangue Misto”: un ragazzino indiano che viene preso di mira dal bullo della scuola solo perché diventato amico della ragazzina che piace a questi… una storia cruda, con zero sangue ma a mio avviso più spaventosa e crudele di tante altre.

Lorenzo Lepori : Ho cercato di fare del mio episodio una sorta di istintivo B movie condensato, dove il melodramma di certo cinema di vendetta “all'italiana” trovasse delle consonanze con il suo alter ego orientale. L'efficacia che spero avrà il risultato finale sarà più legata all'atmosfera e ai personaggi piuttosto che sul gore.
Paolo Del Fiol: SANGUE MISTO MOCHI è una storia che fonde le leggende giapponesi sugli Yokai e la cultura italiana, in questo caso la musica lirica.Ambientato a Milano, narra la vicenda di un famoso direttore d'orchestra sulle tracce di una misteriosa cantante lirica di cui ha ascoltato solo una registrazione.La ritroverà in una ragazza giapponese che però nasconde un bizzarro segreto.Il mochi del titolo è un tipico dolce giapponese dalla consistenza gommosa, che se non è ingerito nel modo corretto, può soffocare l'ignaro consumatore.
Raffaele Pastrello: Sagra Matanza, il mio episodio, porta già nel titolo lessenza duna contaminazione. Sagra sta in italiano per festa e matanza in spagnolo per uccisione. Quindi dolce e amaro al contempo, incontro e scontro, inclusione ed esclusione. Siamo in Veneto, nella provincia di Treviso, città che ricordiamo esser stata per molti anni la roccaforte della Lega Nord nella figura dellallora sindaco Gentilini e ritratterò quindi, anche se in forma più velata rispetto a Miracolo Veneto, tematiche quali la roba, la proprietà, paroni a casa nostra nella trasposizione filmica dun casolare fatiscente e sperduto nella campagna trevigiana, forse la vera star dellepisodio, nel quale, clandestinamente, troveranno rifugio degli immigrati colombiani; il cattolicesimo di facciata a confronto col sincretismo proprio di quella cultura, in qualche modo il tema della droga rappresentato da una pianta misteriosa quanto pericolosa importata dalla Colombia e il tutto ovviamente in chiave thriller - horror. Non ci saranno veri e propri protagonisti che prenderanno la scena, ma ognuno avrà il suo giusto spazio nel giusto tempo, in un quadro generale che è ciò che mi preme maggiormente rappresentare, a patto che il tutto riesca per il meglio, sintende.

Ricky Caruso: Riguardo al  mio episodio , come dicevo prima sto cercando di adattare i temi e le ossessioni che solitamente strutturano i mei lavori al tema imposto dal progetto, quello delle etnie.
Per adesso non posso dire molto, perché in principio pensavo di  sviluppare un soggetto preciso dal titolo Villa Ada, ma molto probabilmente farò una cosa totalmente differente, e sto studiando il modo per poterla concretizzare.
Potrò essere più preciso soltanto prossimamente.

Isabella Noseda: Il tenente Cooper di Twin Peaks ferito al suolo a un certo punto registra questo pensiero: “Nulla nella vita è poi cosi terribile, finché riesci a non farti invadere dalla paura” ; il mio episodio “Grandma’s remedy” racconta questo, le conseguenze della paura.
La mia Africa è Sazi, una bambina decontestualizzata e abbandonata in una  Torino occidentale, ostile e indecifrabile.
Sazi è costretta a difendersi.
Raffaele Picchio: Il mio episodio racconterà la storia di due immigrati albanesi e la discesa verso l'inferno e l'umiliazione per una causa purissima e apparentemente, con gli occhi borghesi di chi tende a giudicare a prescindere, inconcepibile. Non è affatto un horror, non ci sono boogeyman, non c'è gore. C'è dolore, miseria, umanità e dolcezza. Perchè per arrivare alle porte del purgatorio c'è comunque da attraversare l'inferno. Ed uscirne indenni.
CONCLUSIONE
Auguro ai ragazzi (che conosco quasi tutti di persona) un buon lavoro e un sincero appoggio verso il loro progetto .
Le malelingue chiederanno “perché vuoi perdere tempo per questo progetto anche se effettivamente non ne fai parte?”.
Rispondo nella maniera più semplice possibile : è da pochissimi anni che sono dentro questo mondo chiamato “cinema indipendente “ e le persone che effettivamente sono disposte a dare una mano sono pochissime, ognuno coltiva solo il proprio orticello , mi è capitato spesso in prima persona che alcuni per una cosa che bastava cinque minuti di tempo per esprimere un loro parere mi hanno risposto : non ho tempo , mi dispiace ma ho da fare eccc.
Giornalisti che ti dicono : si , ti farò la recensione (mai vista !) eccc….. beh io sinceramente credo ancora nel lavoro di squadra, nel darsi una mano a vicenda e soprattutto nel NON doversi mai ostacolare a vicenda per invidia o per qualsiasi altro motivo.

Federico Tadolini















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