giovedì 20 novembre 2014





BUIO ROSSO





Un gradito ritorno su queste pagine è quello di Roberto Ricci,  già autore di Respiro tagliente che pubblica il suo secondo libro Buio rosso dove sono presenti i quattro racconti precedenti più sei nuovi.
Innanzitutto possiamo notare la precisa collocazione dei racconti ovvero il genere giallo più classico, per la precisione il vecchio giallo all’italiana, quello che ci invidiano in tutto il mondo ovvero i film di Mario Bava e Dario Argento , i primi due autori che leggendo queste pagine mi sono venuti in mente.
Ricci utilizza tutti i codici del genere (omicidio , maniaco, intreccio e soluzione finale) in modo semplice ed efficace con una scrittura fruibile a tutti in perfetta linea col genere proposto .
Fa perno soprattutto sull’atmosfera (riferimenti alla notte, alla particolarità dell’apparizione dell’assassino , la sua presenza nascosto nel buio) e qualche volta utilizza espedienti tipicamente horror (omicidio con fuoriuscita di organi , cadaveri sezionati e chiusi nella valigia ecc..) che non stonano nell’insieme .
Si capisce immediatamente l’amore assoluto che prova verso il genere e soprattutto verso Argento che omaggia in diverse scene utilizzate (sta a voi indovinare dove) e anche con qualche nome dei suoi personaggi (Casoni ecc. anche qua fate voi se siete bravi).
Sono racconti molto visivi dove ad esempio nella Ballerina Ricci cerca (riuscendoci) di andare oltre costruendo un vortice di orrore finale denso di un lirismo molto grand guignol e anche con un pizzico di follia ( Campo Santo e la sua valigia).
Sui nuovi racconti spicca Specchi infranti , un racconto molto riuscito e metacinematografico con numerose citazioni dove l’autore riesce a far respirare al lettore l’aria di un set cinematografico e anche la moltitudine di persone che vi girano intorno.
Sicuramente è il suo racconto più impegnativo : molto buona la storia sicuramente debitrice del film Tenebre di Argento (e anche di alcune vicissitudini personali dello stesso regista romano) .
Ottimo l’intreccio , a mio modo di vedere un pochino meno buono l’espediente per “scoprire il/la  olpevole “ , ottima la causa scatenante la follia dell’assassino/a (nessuno spoiler), e ottimo anche il finale molto toccante.
Quello che balza immediatamente agli occhi del lettore è la genuinità dei racconti proposti , se poi come me amate il giallo vi divertirete molto .
Concludo dicendo che l’accendino insanguinato e l’inquietante nottambulo sono diventati dei fumetti molto divertenti e particolarmente riusciti .
Mentre il cappotto e guanti neri sono stati adattati per il grande schermo : sono diventati due cortometraggi , il primo diretto da Giuseppe Ferlito ed ambientato nella suggestiva Lucca, l’altro ambientato in Versilia ma non ricordo il nome del regista.

Federico Tadolini

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