mercoledì 25 ottobre 2017




BAMBOLE E SANGUE




A volte ci perdiamo questi piccoli cult, e devo dire grazie alla mia amica Federica Erra per averlo recuperato.
La trama ruota intorno alla figura di Cheril che dopo aver litigato pesantemente con la sua coinquilina, decide di fuggire e andare ad abitare nel motel gestito dal sua zia materna.
Ben presto viene a contatto con gli stranissimi ospiti dell’albergo, ognuno dei quali ha qualcosa nascondere.
L’elemento principale della pellicola è il voyerismo, la sessualità deviata, Cheril non ancora diciottenne si comporta come se fosse un adulta, accetta le avances del fotografo e del commesso del negozio di ferramente.
Il voyerismo entra prepotentemente in scena immediatamente, quando viene sorpresa ad origliare l’amica in un rapporto sessuale col suo compagno.
Bambole e sangue, che è un film del 1972, contiene un alto livello di morbosità e di audacia, dal fotografo che si rivelerà essere un trans gender, al prete amante del sadomasochismo.
La pellicola vive di contrasti, si passa dall’assolata spiaggia iniziale, al motel caratterizzato dalla sporcizia, da colori scuri e dalla degradazione degli inquilini.
Bambole e sangue è fatto di indizi seminati qua e là per il film, di scricchiolii, porte che sbattono, occhi che spiano, nel pieno rispetto del thriller anni settanta.
Il motel è perfetto, squallido quanto basta, come un perfetto catalizzatore dei reietti della società  americana.
La componente horror è presente soprattutto nel primo omicidio, veramente molto efficace, mentre l'aspetto sessuale è molto marcato, non tanto nelle scene di nudo, ma sotto l'aspetto concettuale, in ogni caso mai risulta volgare .
Film consigliatissimo, oserei dire quasi perfetto.
Federico Tadolini

venerdì 13 ottobre 2017

SNOWMAN



Film del 2017 tratto dal celebre scrittore noir, Joe Nesbo, di cui al momento non ho ancora letto niente .
Ero molto curioso di vedere questa pellicola, soprattutto per il ritorno al genere thriller di Thomas Alfredson, regista del bellissimo Lasciami entrare.
La trama ruota intorno alla figura di  un serial killer, che rapisce e uccide giovani donne, con l’arrivo della prima neve.
Tutte hanno in comune, grossi problemi famigliari, e sulla scena del rapimento, si nota sempre l’inquietante presenza di  un pupazzo di  neve.
A svolgere le indagini, troviamo Michael Fassbender, un detective la cui vita sta andando letteralmente a rotoli: alcolizzato, divorziato, quasi senza fissa dimora.
Dunque: un serial killer, un detective alcolizzato e con gravi problemi esistenziali.
Vi ricorda qualcosa?
Direi almeno un centinaio di film, e infatti il problema maggiore di Snowman, è il fatto di perdersi nel mucchio  in un genere che dopo il boom Hollywoodiano del capolavoro di Johnatan Demme, Il silenzio degli innocenti, ma non dimentichiamoci altri campione di incassi come Misery non deve morire, Seven e anche Saw, è stato molto inflazionato.
Anche lo sviluppo della trama, è molto lineare e già nell’incipit possiamo capire perfettamente i motivi legati a questi omicidi.
L’arma usata dal killer, è veramente molto simile a quella usata nel film Trauma di Dario Argento e se in quel caso, l’assassino uccideva con la pioggia, qua invece troviamo la neve.
La regia è molto attenta, precisa e sfrutta alla perfezione le meraviglie naturali norvegesi.
Le recitazioni funzionano, Michael Fassbender è perfetto nel suo ruolo, e si dimostra nuovamente un grande attore, ma anche i personaggi di contorno non demeritano, a parte un imbolsito Val Kilmer, ormai diventato  una macchietta.
La colonna sonora è interamente strumentale, a parte un ridicolo motivetto da discoteca che sinceramente a mio modo di vedere, stona e anche alla grande.
La prima ora della pellicola, si basa molto sull’attesa sfruttando l’elemento psicologico, mentre la seconda scorre in maniera più veloce, ma molto in linea con i thriller nordici, ovvero quasi del tutto abolita l’azione e maggiore attenzione sulla psicologia dei personaggi e sull’intreccio narrativo.
Snowman, è un film imperfetto, che si può vedere almeno una volta nella vita, ma che dubito possa essere apprezzato dal pubblico.


                                                                                                   Federico Tadolini