lunedì 18 marzo 2019




FRONTIERS – AI CONFINI DELL’INFERNO




Nel 2007, il regista francese Xavier Gens con Frontiers fu uno dei registi che insieme a Pascal Laugier (Martyrs), Fabrice Du Weltz (Calvaire), Alexandre Bustillo e Julien Maury (A l’interieur), e Alexandre Aja (Alta tensione), ridisegnarono le frontiere del cinema horror europeo, andando a dire la loro, contrastando il potere dell’horror americano e spagnolo contraddistinto dallo splat- pack di Rob Zombi, Eli Roth e dai vari Balaguerò, Amenabar, Paco Plaza.
I film che ho citato, sono pellicole ultra violente, cariche zeppe di sadismo, nichilismo e tanta voglia di far rabbrividire lo spettatore per quello che sta guardando.
I personaggi sono caratterizzati all’eccesso e quasi sempre si gioca sul dualismo vittima- carnefice che poi si rivelerà essere non meno sadica del suo aguzzino.
Frontiers, probabilmente è il film meno ostico a livello concettuale da affrontare per uno spettatore abituato ai classici horror- torture porn.



Non ha la stessa carica eversiva- filosofica di Martyrs, ma comunque ha dei momenti di violenza, difficilissimi da digerire.
L’aspetto narrativo è semplicissimo: una rapina finita male, compiuta da alcuni ragazzi della banlieu parigina, uno di loro muore in ospedale, gli altri in fuga dalla polizia, trovano rifugio in una sorta di locanda sperduta nel nulla.
La svolta avviene, quando dopo aver sedotto uno di loro, i proprietari della locanda fanno vedere chi sono realmente: sadici aguzzini con a capo un ex criminale nazista.
Non siamo di fronte ad un semplicissimo torture porn alla Hostel di Eli Roth: in Frontiers l’ironia è abolita totalmente.
I protagonisti sono degli autentici disgraziati, che reagiscono alla loro miseria con la violenza: non hanno nessunissima etica morale, abbandonano un loro amico in ospedale, e finiscono vittima della loro stessa violenza.



La violenza è presente in maniera eccessiva sotto tutti gli aspetti: concettuale e soprattutto visiva.
Ogni sorta di tortura, viene mostrata in primissimo piano da Xavier Gens, mai più così estremo nemmeno col bellissimo The divide.
Fori di proiettili che passano i corpi, mutilazioni, teste esplose, geyser di sangue, stupri, incesti, cannibalismo.
Lo stesso Gens ha dichiarato che le sue fonti di ispirazioni sono state: Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini, e Non aprite quella porta di Tobe Hooper, anche se comunque la carica politico- eversiva, a mio modo non raggiunge minimamente le vette del capolavoro maledetto del regista italiano e nemmeno quello di Hooper, nonostante il canovaccio narrativo che segue i clichè del cinema slasher, per poi essere abbandonato a favore dello shock torture porn e il criminale nazista che è palesemente ispirato al capo della famiglia di Leatherface.
In ogni caso siamo di fronte ad un film cattivissimo, scorretto, dove tutti sono colpevoli di qualcosa.
Da vedere.

https://www.youtube.com/watch?v=KkBIyXVeG2U

sabato 9 marzo 2019

ESP 2- FENOMENI PARANORMALI.


ESP 2 – FENOMENI PARANORMALI



Nel 2011 sull’onda del successo mondiale di Paranormal Activity di Oren Peli (in vita mia, ho visto solamente due volte la sala piena per un film horror, ovvero con Paranormal activity e con IT di Muschietti), venne realizzato Esp (Grave encounters) dei Vicious Brothers, dove alcuni presentatori televisivi con la loro equipe si recavano presso un ex ospedale psichiatrico, per testimoniare la presenza di fenomeni paranormali.
Prima di entrare nell’ospedale, intervistano qualcuno degli ex dipendenti e così via, seguendo il filone del capostipite del mockumentary moderno ovvero The blair witch project.
Ovviamente, le presenze nell’ospedale ci sono, realizzate con un morphing digitale abbastanza discutibile e il film arrivava alla classica oretta e venti, mantenendosi sempre sugli standard del film “ruffiano e già visto mille volte, abuso di jumpscares e così dicendo).
Anni dopo, nel 2013, venne realizzato Esp 2, scritto dai Vicious brothers, ma diretto da John Poliquin, e avrebbe avuto tutti i presupposti per essere una boiata ancora più atroce dell’originale.
E invece il regista, lo realizza in maniera intelligente: ovvero esasperando e portando all’estremo tutto quello che aveva, quindi personaggi ancora più esaltati/stupidi dei precedenti, un pizzico di gore estremo nel finale, dialoghi trash e situazioni altrettanto trash (quando compare la scritta sul muro “finisci il film”). E quindi, se preso per un film d’intrattenimento- trash in stile asylum, il film funziona e anche parecchio.


La trama ruota tutta intorno al cinema: ovvero un gruppo di amici film maker (il corto slasher presente all’interno del film è un autentico capolavoro), decide di realizzare un film all’interno dell’ex ospedale psichiatrico, presente nella pellicola precedente.
https://www.youtube.com/watch?v=LjMm9Xdz8KY

Anche qua, ovviamente le presenze ostili si materializzeranno, mettendo anche i giovani uno contro l’altro.
Troviamo tutto il campionario del già visto: porte che sbattono, forze invisibili, immagini riprese con telecamere di sorveglianza, però ripeto il film è nettamente migliore del primo ed è studiato in maniera intelligente, perché riesce perfettamente nel proprio intento di intrattenere lo spettatore.

https://www.youtube.com/watch?v=BgoeIeoEK54

lunedì 4 marzo 2019

ANCORA AUGURI PER LA TUA MORTE





ANCORA AUGURI PER LA TUA MORTE




Nel 2017, il film Auguri per la tua morte diretto da Christopher Landon, sembrava potesse rappresentare una sorta di nuovo corso del cinema slasher.
Una versione di Scream 2.0, col solito tasso di humour, con meno riferimenti meta cinematografici inerenti l’horror, e con il livello di sangue e violenza, quasi del tutto inesistenti.



Un nuovo percorso che comunque non c’è stato, nonostante il film abbia funzionato benino, studiato a tavolino in maniera furba: un attrice simpatica e carina che si aggira in contesti collegiali pieni di coetanee stronze, una maschera del villain che più anni ottanta di così non si poteva, la colonna sonora con la firma di Bear McCreary (Walking dead).
Il mio dubbio era: può una formula così semplice poter funzionare anche in un secondo capitolo?.
La trama nel primo film, era incentrata intorno alla figura di tree che rivive in loop, la solita giornata, fino all’inevitabile morte compiuta da un misterioso assassino con una maschera grottesca, che sembra avercela solo con lei per qualche oscuro motivo. Da questo punto, si snodava l’intreccio del film e l’indagine per arrivare all’inevitabile happy end.



In questo sequel, la sostanziale novità è che inizialmente il redivivo assassino concentrerà la sua furia omicida anche sull’amico asiatico del suo nuovo ragazzo.
Ma ben presto tornerà a rivolgere le sue attenzioni su di lei.
Il secondo capitolo, annulla quasi del tutto, le derive horror del precedente, concentrandosi sul fattore fantascientifico, grazie ad una specie di macchina del tempo, che sarà fondamentale per dipanare la matassa dei loop temporali.
Il film scorre via per un’ora e quaranta, sempre all’insegna dello studiato a tavolino: ovvero macchina del tempo, amore, e una storia strappa lacrime col ritorno della madre defunta della protagonista.
Le recitazioni funzionano bene come nel primo capitolo, e troviamo un secondo villain, che comunque per chi ha visto il primo capitolo, è abbastanza semplice da individuare.
Divertente, ma se il primo verteva sull’aspetto novità, questo ancora auguri per la tua morte, risulta ancora più “spuntato” del precedente.

https://www.youtube.com/watch?v=6H5JcaxfUb0