IL PRANZO DI NATALE
Interni casa, pareti
bianche, un ragazzo dall’età apparente di vent’anni si sta scopando una bionda
molto più grande di lui.
Lei continua a
sussurrare con la voce strozzata dal piacere : “ ancora, ancora, sfondami”.
Lui non si fa pregare e
continua a sferrare colpi col suo membro sempre più violenti e senza nessun
accenno di stanchezza.
L’esaltazione del piacere e del sesso , così piaceva al protagonista ,
nessun accenno di sentimenti inutili , il giorno dopo si sarebbe dimenticato
anche del nome della sua amante.
Probabilmente era anche sposata e con qualche figlio, ma a lui non
fregava niente .
Se la vita potesse essere un film, questo sarebbe quello
della mia vita ideale.
Niente violenza per carità ma solo piacere sfrenato .
Fottere tutti i giorni cambiando sempre partner.
Ogni volta invece è sempre la solita e tristissima storia, la
riunione annuale della famiglia.
Tutti intorno al solito tavolo imbandito a festa, tutti
vestiti in modo elegante e per piacere mi raccomando non dire le parolacce che
i parenti poi si scandalizzano.
I parenti ? quali parenti? Cosa vuol dire ?
Si i parenti … sai quei tipi che ti considerano strano , dai
cazzo sforzati di ricordare … quelli insomma con cui hai dei legami di sangue .
Scusate sono ignorante, che vuol dire legami di sangue ?
Che figlio troglodita che sei ! che delusione ! era meglio se
tuo padre fosse sterile oppure che avesse imparato a mettersi il preservativo .
Legami di sangue testa di cazzo vuol dire che sono parenti
tuoi e devi volergli bene , è scritto così. Sono tradizioni che vanno
rispettate.
Ma se li vedo una volta l’anno e farei a meno anche di questa
occasione ?
Non vuol dire niente , a natale devi stare con loro.
Ma devo anche parlarci?
E certo ! ancora non hai capito?
Ma di cosa dovrei parlarci?
Inventati qualcosa .
Di politica no per favore , mi spiace ma non è roba mia .
Parlaci di calcio .
Non mi piace.
Parlaci di quello che hai fatto nell’ultima settimana .
Non ho fatto niente .
Parla dei viaggi che hai fatto.
Ah beh ne faccio uno al giorno , con la roba nuova che ho
comprato si viaggia che è un piacere.
Sei uno scemo, uno strano.
Siete belli voi .
Che palle .
Questo potrebbe essere il dialogo perfetto tra me e mia
madre, un colloquio basato sul niente, sull’incomunicabilità.
Ecco per me questo quadretto rappresenta l’orrore, la noia ,
l’esaltazione del perbenismo e la morte della mia libertà.
Una libertà che consisteva nel manifestare liberamente la mia
identità , così alla luce del sole .
Invece loro mi volevano esattamente identico al loro club
dell’apparenza, ovvero vestito bene , con i capelli fatti e con le solite
parole per bocca.
Poi una volta finita quella celebrazione delle buone
intenzioni si poteva tornare a fare le cose più brutte (pur se di nascosto).
Io sinceramente me ne vorrei rimanere sdraiato nel letto,
fumarmi due canne e bere una bottiglia intera di whiskey nella speranza di
morire soffocato nel mio vomito.
Che bello che sarebbe, una morte da rockstar, la degna
conclusione di una vita non vissuta, buttata letteralmente nel cesso.
Invece ho il triste presentimento che la mia morte puzzerà
non di alcool ma di merda.
Il finto perbenismo è celato in ogni angolo di questa
famiglia, lo sento che loro mi vorrebbero trasformare ed esibire come trofeo,
cercano sempre di catturarmi facendomi entrare nel loro mondo.
Gli attori principali di questa farsa sono (in ordine sparso
per evitare confusioni visto che ognuno ha il proprio ruolo importante e sono
tutti protagonisti).
Mia madre di anni cinquanta ma che ne dimostra almeno venti
di più, molto credente e fiduciosa nel domani anche se ha sposato un perfetto
fallito e ha come figlio un perdente
come me.
Mio padre di anni cinquantacinque ma visto che si scopa (a
pagamento) le ventenni pensa di averne trenta. Un viscido sostenitore del
potere dei soldi (anche se non sono suoi) e della figa (ma ce l’ha solo
pagandola con i soldi della mamma).
Lo zio che sinceramente mi fa pena, non è cattivo (ma non è
una giustificazione , anche lui fa parte del natale), non ha nessun interesse
nella vita e parla con i suoi animali.
La zia che a forza di interventi estetici ormai è diventata
una sorta di manichino vivente. Un tempo mi masturbavo anche tre-quattro volte
al giorno pensando a lei e a quelle grosse tette, ma sono quasi sicuro che non
le fa toccare a nessuno.
Io c’ho provato diverse volte ma non ci sono mai riuscito ,
spesso abbiamo scopato ma appena ho provato a toccarle si è sempre arrabbiata.
Aveva giurato di amarmi , ma per lei ero solo un trofeo,
ovvero la riscoperta dell’essere donna e potersi far amare da un ragazzo più
giovane di trent’anni.
Inizialmente l’avevo presa male visto anche i servizietti di
bocca che riusciva a farmi , poi un pomeriggio l’ho seguita e l’ho vista
entrare in quel sordido albergo a ore in compagnia di due negri e allora ho
capito tutto.
Non le ho più permesso nemmeno di sfiorarmi, ovviamente per
paura di essere contaminato .
A volte penso anche di vivere in un altro mondo parallelo a
questo e loro li vedevo come degli alieni che stavano conducendo strani
esperimenti su di me .
Non ne ho mai parlato con nessuno, nemmeno col mio psichiatra
che tra l’altro è un gran coglione che
non fa altro che ripetermi : “ devi smetterla di drogarti, devi cambiare, non
devi più guardare i film dell’orrore, devi smettere con quella spazzatura che
leggi “.
Mi avesse detto devi scopare di più ,
e invece niente …. Ormai ho questo cazzo che si ammoscia subito senza avere
erezioni , mi masturbo al massimo due volte al giorno , poi più niente da fare,
inizia a uscire il sangue e devo fermarmi perché mi gira la testa.
Ma eccoli qua tutti riuniti intorno
al solito tavolo di mogano pronti a sfoderare la loro consueta mostra
dell’ipocrisia.
Mio padre sono sicuro aveva già
progettato tutto, il telefono spento per evitare che qualche amante gelosa gli
telefonasse, qualche carezza a mia madre per salvare le apparenze e i soliti
discorsi del cazzo.
Già .. comunque l’argomento
principale delle discussioni ero sempre io : “come va l’università? Quanti
esami ti mancano? Ce l’hai la ragazza? “.
Almeno questa domanda mi portò
fortuna perché notai subito lo sguardo della zia e due giorni dopo me la scopai
nel letto di casa sua.
Comunque anche io mi ero organizzato
ordinando su internet un flacone di lsd e lo diluii nel brodo in modo tale da
potermi gustare tutto lo spettacolo.
Un perfetto show adatto ai miei gusti
che avrei poi interrotto a mia discrezione.
Mio padre iniziò a trangugiare il
liquido dal suo piatto, lo fece nella solita maniera schifosa con quel risucchio
che mi faceva saltare il sistema nervoso.
Ad un tratto iniziò a guardarsi
intorno, a sudare vistosamente barcollando .
“Caro tutto bene ?”
“si.. si .. solo un attimo per favore
“
“un attimo per cosa?”
“boh forse per morire…”.
Prese dall’albero di natale la stella
e la conficcò nel collo di mia madre, una fontanella di sangue stile geyser
venne espulsa dal collo andando a colorare di rosso la minestra nel piatto.
Mio zio prese per mano sua moglie e
corsero su per le scale andandosi a rinchiudere nella stanza da letto dei miei
genitori.
Non sapevano ancora che prima o poi
sarebbe toccata la stessa sorte anche a loro, buon natale a tutti, questo
sarebbe stato il mio prezioso regalo.
Orgoglioso di quel macabro banchetto
mio padre continuò a non degnarmi di uno sguardo , si sedette al suo posto e
finì di bere il brodo ormai annacquato di sangue.
Prese il coltello elettrico per il
classico roastbeef e iniziò a tagliare mia madre in un tripudio di sangue e di
carne strappata che via via si inseriva in bocca e ingoiava avidamente.
Con l’ausilio della forchetta le
strappò i bulbi oculari riducendo il corpo ad un ammasso di carne spolpata,
senza più nessuna parvenza di essere umano.
Un rivolo di bava bianca uscì dalla
sua bocca e cercò di mormorare delle parole indefinibili.
Si appoggiò il coltello sulle braccia
e con le ultime forze rimaste se li tagliò riducendo gli arti a due moncherini
che continuavano a schizzare sangue a più non posso.
Servendosi di quelli che fino a
qualche minuto prima erano le sue braccia allargò le gambe di mia madre e
iniziò a masturbarla selvaggiamente.
Non c’era passione, né amore ma solo
violenza e sangue che continuava a defluire.
Il delirio più totale ed efferato
causato da quella potente droga che aveva ingerito.
Il sangue perso aveva creato delle
grosse pozzanghere nel pavimento di marmo ed ormai stremato cadde con la faccia
a terra.
Mancavano ancora gli altri due attori
di questa farsa, come detto non avrei voluto relegarli a semplici comprimari ma
anche loro avrebbero dovuto regalarmi sane emozioni natalizie.
Salgo rapidamente le scale, quel
fetido puzzo di morte ormai aveva appestato tutta la casa.
Sorrido compiaciuto, ero riuscito a
trasformare quella giornata così monotona in un perfetto scannatoio.
La porta era socchiusa e sbirciai dal
buco della serratura.
Lo zio era nudo completamente sporco
di sangue e stava sodomizzando sua moglie.
Lei non provava piacere ma stava
mangiando qualcosa.
Il sangue e brandelli di carne le
uscivano dalla bocca in maniera copiosa, ma lei continuava imperterrita a
masticare.
Entrai nella stanza senza che mi
degnassero di uno sguardo, lo zio continuava a spingere il suo membro ormai
gonfiato a dismisura nel culo della moglie.
Guardai meglio incuriosito, le erano
state tagliate le grosse tette e se le stava mangiando.
Il sadismo dello zio così tranquillo
e pacato era venuto finalmente fuori.
I colpi inferti nel culo della donna
si stavano intensificando fino ad un improvviso grido di dolore.
Si ritrasse di scatto e un fiotto di
sangue e sperma schizzò sulla schiena nuda della zia.
Il grosso pene si era letteralmente
spezzato in due rimanendone metà inserito nel grosso culo della donna.
Lo zio lo estrasse velocemente
trovandolo impregnato completamente di merda e iniziò ad usarlo come arma
percuotendo il volto di sua moglie che si trasformò rapidamente in una maschera
di sangue.
Le strappò di netto gli occhi
continuando a premere nelle due fessure praticandole un grosso solco al posto
degli occhi.
Vedendola ormai agonizzante andò
verso la finestra e si gettò di sotto spiaccicandosi letteralmente al suolo in
un cumulo di carne e materia cerebrale.
Poteva essere il segnale che
l’effetto della droga stava svanendo e che si era reso conto di quello che
aveva appena fatto.
Un esplosione folle di violenza a
confronto con la realtà e come unica soluzione il suicidio.
La zia ormai era andata, senza quelle
grosse tettone non mi tirava più , altrimenti me la sarei scopata anche da
morta.
Scesi le scale e non trovai altro che
morte, sangue e disperazione.
Avevo capito quello che rimaneva da
fare, già lo zio mi aveva indicato la strada da seguire.
Presi il vecchio fucile a canne mozze
di mio padre, me lo puntai direttamente in bocca , tre , due , uno e vaffanculo
a questo natale di merda.
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