THE DOLL SYNDROME
Attenzione consigli da osservare
prima di avvicinarsi al film :
1-
Eliminate
tutti i moralismi di sorta per lasciarvi trasportare dentro questo viaggio
2-
Abbandonatevi
al connubio immagine- musica, non siamo di fronte alle cose effimere della
videoarte , qua a condurre i giochi c’è un’artista con la A maiuscola, se ci
riuscirete sarà un’esperienza
3-
Si
avverte che avvicinarsi a doll syndrome è a proprio rischio e pericolo, è
ancora più ostico che House of flesh mannequins il primo film di Cristopharo.
Qua la storia
è quella di un uomo comune, TUTTI NOI siamo persone comuni .
4-
Il
film contiene scene veramente disturbanti ed è esclusivamente per un pubblico
maturo .
Il regista Domiziano Delveaux
Cristopharo ha annunciato questo film come il secondo tassello dopo red
krokodil (purgatorio) di una trilogia dove Doll syndrome rappresenta l’inferno
.
Ovviamente è un inferno metaforico ,
ma che spaventa molto di più.
Doll syndrome è un viaggio nella vita
di una comunissima persona sola , le immagini iniziali di spettacolarizzazione
della violenza, rese ancora più drammatiche dalla musica del cristo
fluorescente sono una chiara messa al bando dell’ipocrisia che attanaglia
l’italiano medio .
Perché immagini fortissime come
quelle delle torture in Iraq si possono vedere tranquillamente sulle prime
pagine di quotidiani come Panorama , regolarmente esposti nelle edicole e alla
portata di tutti ?.
L’ottimo Tiziano Cella che interpreta
uno dei protagonisti del film (perché in questo caso qua tutti sono
protagonisti ) emana solitudine sin dalle prime inquadrature in
un’ambientazione domestica: una stanza da letto , un posacenere , una cucina .
Si capisce immediatamente la profonda
disperazione dell’uomo , autolesionista , onanista.
Domiziano dialoga con noi attraverso
i movimenti di macchina , utilizzando in queste prime scene una regia semplice,
didascalica riprendendo i dettagli della sporcizia, dei medicinali del
protagonista , cosa che dovrebbe cogliere anche lo spettatore meno attento .
Ed è un piccolissimo insegnamento di
regia , ovvero come introdurre in cinque minuti un protagonista che badate bene
ci vorrebbero dieci pagine di sceneggiatura per poter raccontare .
Capiamo subito dalle prime scene che
siamo di fronte a qualcosa di spiazzante sia sul piano tecnico dove appunto non
ci sono dialoghi ma dove entra prepotentemente la musica a creare un dialogo e
anche sul piano prettamente visivo dove ci sono delle scene che faranno
inorridire lo spettatore più conservatore come ad esempio la masturbazione con
relativo sperma .
Ma tutto è funzionale alla storia ,
non ci possiamo scandalizzare , solo i migliori riescono a creare una scena del
genere e mantenere l’eleganza, non scadere mai nella volgarità .
Anche in questo caso dico ATTENTI non
fermatevi alla primissima sensazione di disturbo riavvolgete il nastro e
ricordatevi le scene iniziali di spettacolarizzazione di violenza di guerra e
riflettete.
Tiziano Cella è strepitoso: riesce ad
emanare una sensazione di malessere, di disagio nello spettatore che
sinceramente non ricordo di aver mai provato .
Ad esempio solo mangiando una brioche
(quindi un gesto quotidiano ) per poi vomitare dentro ad un cassonetto , cosa
che si ripeterà un’altra volta nel film (forse metafora sociale di persona che
comunemente viene considerato un rifiuto nella società?) .
Sembra un personaggio invisibile ,
nessuno si accorge di lui, nemmeno se è seduto accanto , in apparenza senza
protezione , per poi trasformarsi quando la sua unica esistenza di vita, una
ragazza interpretata da Aurora Kostova sembra che gli venga portata via da un
intruso (Yuri Antonosante).
Ma è ovviamente un semplicissimo
pretesto, poteva essere anche un’altra ragazza a scatenare l’inferno .
Splendida è la scena in cui urina
dentro alla bambola gonfiabile che dentro la sua mente sarebbe la ragazza di
cui si è invaghito quasi come a voler entrare in completa simbiosi con lei .
Doll syndrome ad un pubblico più
distratto può essere scambiato per un film povero : assenza di dialoghi , pochi
attori, ma non è ovviamente così.
Realizzare un film del genere
riuscendo ad incastrare alla perfezione tutti i tasselli del mosaico è cosa da
pochi : riuscire ad introdurre la musica come quarto attore protagonista è cosa
da pochi .
Una regia come questa come detto
precedentemente andrebbe fatta studiare nelle università perché è uno
spettacolo per gli occhi : riuscire a raccontare una storia del genere, descrivere
ed introdurre allo spettatore un personaggio così complesso come il
protagonista in pochissimi movimenti di macchina non è per tutti.
Non prendiamoci in giro , è una cosa
che in apparenza sembra semplice ma non lo è , da notare la fotografia , i cambi
di colore , si unisce la semplicità con l’estro artistico .
Anzi spero che qualche altro regista,
non segua questo stile perché sarebbe nient’altro che un suicidio artistico
annunciato.
Difficilmente nel cinema si trovano
pellicole di così forte impatto , mi viene in mente Salò di Pasolini ma Doll
syndrome a mio modo di vedere è ancora più spiazzante perché tratta di una
persona con cui tutti ci possiamo immedesimare togliendoci di dosso l’ipocrisia
che ci attanaglia .
Ha sprigionato un senso di pessimismo
, di malessere che piano piano ti cattura, ti entra dentro e non te ne liberi
più.
E non sto parlando di violenza (ci
sono immagini fortissime di violenza e di tortura fisica ) nel senso più
stretto della parola ….. a me ha disturbato di più la sensazione psicologica in
cui Domiziano riesce a metterti con le spalle al muro , da solo con te stesso ,
con le tue paure, con le tue incertezze, con la tua ipocrisia .
Consiglio almeno una volta nella vita
di provare questa esperienza a vostro rischio e pericolo .
Federico Tadolini