L’acconciatura sbagliata
Dopo l’ottimo respiro tagliente e il buonissimo Buio rosso,
il poliedrico scrittore Roberto Ricci si ripresenta con L’acconciatura
sbagliata, edito da youcanprint e regolarmente acquistabile presso qualsiasi
libreria.
Ricci è un amante sfegatato del giallo all’italiana e in
particolar modo del cinema di Dario Argento presente in quasi tutti i suoi
racconti, e anche nella versione a fumetti dell’accendino insanguinato.
Anche in questo romanzo troviamo tantissimo del Dario Argento
che fu, citazioni comunque perfettamente riuscite e che non appesantiscono mai
la lettura, anzi divertono il lettore.
La trama è molto semplice: in una piccola cittadina di
provincia dove tutti si conoscono, un serial killer inizia ad uccidere
parrucchieri, in modi molto cruenti e tutti i peccati e i segreti vengono
inevitabilmente a galla.
Un commissario indaga per porre fine alle sue gesta.
Ricci ha uno stile molto semplice, lineare, perfettamente
chiaro a tutti e questo è un grandissimo pregio.
Cosa deve fare uno scrittore? Mantenere la propria identità,
scrivere nel modo più congeniale, come gli compete fare, senza nessuna
forzatura.
E Roberto sa scrivere, senza forzare il suo modo, senza
orpelli che non gli competono.
La storia non si sfilaccia (ricordo che è la sua primissima
esperienza con un romanzo), ma perde un pochino di ritmo quando si spinge a
descrivere tutti i vizi, i peccatucci dei protagonisti, diventando alla lunga
un po’ stucchevole.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, a cominciare dal
commissario Calcinacci a cui Roberto ha voluto dare (a mio modo di vedere in
maniera azzeccatissima ) un volto umano, una persona piena di tentazioni .
Le descrizioni dei delitti funzionano e rispetto ai
precedenti libri devo notare una certa predisposizione nel descrivere anche i
particolari più macabri e anche le scene di sesso .
Da notare il primo omicidio molto macabro, anche se la
descrizione della morte del gatto sinceramente l’ho trovata un po’ troppo gratuita.
Come detto precedentemente Ricci sa utilizzare molto bene i
codici del genere, e per esempio la scena sul pullmann con la figura minacciosa
del serial killer è veramente riuscita, mantenendo una certa suspense non
facilissima da costruire.
Purtroppo il finale non mi ha convinto quasi per niente, sia
per una citazione veramente troppo simile ad un capolavoro di Dario Argento che
non voglio citare per non svelare troppo e soprattutto per la soluzione finale
che sicuramente va premiata per l’originalità ma che a mio modo di vedere,
andava sviluppata in maniera meno frettolosa.
Federico Tadolini
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