EFFETTI SPECIALI
Dopo aver intervistato registi vari , oggi ho deciso di dare spazio a chi lavora dietro le quinte ma che è fondamentale per la riuscita di un buon film : gli effettisti .
PAOLA MATTIACE
-Parlaci
del tuo Progettofx, in quali progetti hai collaborato e dove ti trovi
maggiormente a tuo agio.
Ho
una formazione di stampo artistico, così è stato naturale per me far evolvere
il mio viso fino a farlo diventare una vera e propria “tela tridimensionale”,
dove pennelli per il make-up andavano a
sostituire le matite colorate. Altrettanto naturale il passo successivo:
truccare gli altri. Così, dal 2009, il
trucco Horror è entrato a far parte della mia vita, come autodidatta, dopo
oltre 17 anni di dedizione ai film
horror e sottogeneri dello stesso.
Affascinata da quelle illusioni che vedevo magiche come giochi di
prestigio, ho sempre cercato di mostrare una realtà apparente: visiva e
tangibile, ma che realtà non è. La cruenza del vero esente dal dolore. Così
realizzai per la prima volta il sangue finto e, quasi per gioco, inventai la
mia personale ricetta… poco dopo m’ iscrissi ad una scuola per truccatori a
Roma. Progettofx è nato in questo
contesto. Servizi fotografici come se fossero dei piccoli filmati statici,
paragonabili a illustrazioni tetramente favolesche, con costumi, oggetti di
scena, ambientazioni, luci. Così amici, familiari e così via sono diventati
attori, modelli… mostri, demoni e troupe, seguendo le mie ispirazioni che, a
volte, possono venir fuori da una fotografia, un dipinto o, più semplicemente,
da un’idea sfuggita al mio controllo. Mi affascina l’idea di poter esprimere
ciò che mi scuote (a volte terrorizza e tormenta) nei miei set ed effetti
speciali. Se volessimo dirla in due
parole, Progettofx nasce per esorcizzare le mie paure alle quali cerco di
ribellarmi. Desidero che lo spettatore entri in empatia col mio spirito. Per condividere il mio punto di vista che in
Progettofx (http://www.progettofx.com)
raggiunge la sua massima realizzazione. Come le fiabe e le favole, quelle foto
funzionano da metafore di avvertimento sui potenziali mostri che sono tutti
attorno a noi vigili ed attenti. Amo
collaborare per realizzazioni cruente che mi spingono oltre i limiti del gore e
ho avuto la possibilità di collaborare per diversi progetti e prodotti
cinematografici. Corti, videoclip, mediometraggi, set fotografici, spot,
seminari universitari e workshop. Tra i prodotti che hanno visto la mia
collaborazione mi piacerebbe soffermarmi sul primo: Il mio primo lavoro
retribuito; Fairy Pulp Tales, con Eros D’Antona alla regia. Mi sono cimentata
con effetti speciali decisamente forti il cui ricordo mi è caro. Mi capita
spesso di gestire il trucco per delle realizzazioni non esclusivamente horror,
ultimamente ho curato le trasformazioni nello spot natalizio (tutt'altro che
horror) per Sky delle Iene Angelo Duro e Frank Matano, firmato da Giuseppe
Stasi e Giancarlo Fontana. Un altro lavoro a cui sono particolarmente legata,
perché ha rappresentato un “battesimo del fuoco” realmente impegnativo i(n cui
se avrò dormito due ore a notte eccederei per difetto) è il videoclip “Game Over” per Noyz Narcos con Mauro Russo
alla regia… lì, immersa in una location che non aveva nulla da invidiare a
quella di “Non aprite quella porta” e
“Le colline hanno gli occhi”… il sangue scorreva a fiumi e dalla gola,
per opera mia, da uno degli attori, tramite un sistema homemade che, data la
fretta, ho potuto testare solo una volta. Quest’anno uno dei cortometraggi per
cui ho prestato i miei servigi è volato
in America. E’ il cortometraggio “Lo
chiamano Amore” di Domenico Laddaga. Immensa soddisfazione per una
realizzazione davvero ben fatta a discapito di condizioni lavorative davvero
massacranti (ricordo ancora con “affetto” i 34° C di quell’appartamento a Tor
Pignattara e la lunga scarpinata al ritorno in una Roma notturna e suggestiva).
Lì il sangue schizzava copioso a seguito di ripetute pugnalate di donna ferita
e ossessionata da ciò che chiamano amore.
-Quali
sono i tuoi punti di riferimento come effettisti?
Ogni
volta che lo rivedo resto piacevolmente incantata dall’ululante, bestiale
lavoro di Rick Baker su Benicio Del Toro (una delle performance più belle di
quest’attore straordinario) nel remake dell’originale Wolfman del 1941, diretto
a quel tempo, dal regista Waggner. Una vera e propria trasformazione reale,
visiva, fisica, non figlia della computer grafica. Altrettanto stupefacente, lo
stesso Sir. Baker, con il film “Wolf-La Belva è fuori”, dove un tormentato Jack
Nicholson, affiancato da un insolito antagonista Spader, vengono trasformati in
lupi mannari riconoscibili. Signori! Un vero e proprio genio dalle mani
magiche!
Un
altro grande effettista a cui rivolgo la mia stima è Rob Bottin, aiutante dello
stesso Baker. Il primo film in cui collaborò da solo fu “L’Ululato” di Joe
Dante (1981),il primo film in cui venne mostrata una trasformazione ben fatta
(benché estremamente difficoltosa) in diretta da uomo a licantropo. E in film
di più ampia fama, ovvero “La cosa” di Carpenter e “Atto di forza” di Paul Verhoeven , giusto per citarne un paio.
Mi
sono sempre chiesta come mai i miei miti effettisti abbiano tutti a che fare
con i lupi…
-E
con chi ti piacerebbe collaborare in ambito indipendente?
In
realtà non ho un nome ed un cognome con cui posso rispondere a questa domanda,
ma ho un’idea di lavoro perfetto in cui mi piacerebbe collaborare. Quello dal clima che consenta la mia
massima espressione. Far uscire parte di me. L’ambito in cui riesco meglio è indubbiamente l’horror. L'horror ha scelto me e considero l’orrore la più ampia, virulenta e
vetusta forma d’arte. Un progetto fuori dagli
schemi in cui le abilità e la passione del regista, mi consentano di donare la mia esperienza e le mie visioni al
lavoro: mente ed “artigli” che renderebbero la mia collaborazione più fertile
che mai.
-Da spettatrice,
cosa vedi di interessante in ambito horror?
Il 2013 e il 2014 appena
trascorsi visto una fiorente e cospicua
produzione dalla terra dei canguri e dalla vicina Nuova Zelanda. Potei stilare
una lunga lista di titoli ma credo che l’ironico capolavoro “Wolf Creek 2”
(Greg Mc Lean) e il viscerale, inquietante ed emotivo pop-up “The
Babadook” (diretto da una citazionista e
attenta Jennifer Kent) racchiudano e formino due capolavori, due perle della
cinematografia di genere, con le loro fantasie ossessive e malsane. Più in generale, vedo interessanti quei film
ben distanti dagli ormai triti e ritriti cliché statunitensi. E’ stata una piacevole scoperta che ha
spazzato via completamente il timore che, ormai, nel cinema horror di larga
scala, il tramonto si fosse avvicinato inesorabilmente.
FABIO TADDI
1- Con quali materiale ti trovi
più a tuo agio e qual è la tua creazione a cui
sei più affezionato ?
Creando ormai da oltre quindici anni mostruosità di ogni tipo
, ho decisamente provato qualsiasi tipo di materiale, dal lattice alla pelle ,
alla stoffa al silicone, metallo, resina e materiali plastici o pvc.
Personalmente prediligo il lattice, poiché è un materiale di facile utilizzo,
economico se si sa dove cercare e se di qualità, molto utile. Tuttavia non
disdegno la pelle, con cui creo maschere molto spesso che cucio e ricamo a
mano. Per quanto riguarda la creazione, personalmente non ne ho quasi nessuna a
cui sono particolarmente affezionato… mi spiego meglio: ci sono parecchie mie
sculture che ho adorato fare, come il joker dal volto scuoiato o l’uomo di neve
ma personalmente, creando per altri e quasi mai per me, non sono particolarmente
affezionato a nessuna di loro , sebbene qualche volta mi capiti di dire “oohh è
venuto davvero bene, è un peccato darlo al cliente , ma devo consegnarlo.
2- Quando hai deciso di volerti dedicare anima e corpo alla
creazione di maschere?
Tanti e tanti anni fa perché amo travestirmi e mi servivano.
Cucio da quando avevo sei anni e i miei primi lavori decenni fa erano maschere
di pelle e di stoffa, spaventapasseri che continuai a fare fino verso il
1999-2000. Poi nel 2001 conobbi il lattice. Lo studiai per mesi e mesi e adesso
utilizzo questo materiale.
Mi è sempre piaciuto modificare cose da poco, cose bruttine e
renderle belle, stravolgerle completamente . credo che sia un ottimo esercizio
per stimolare la fantasia e la creatività.
Dal 2002 creo per chiunque nel mondo, dal momento che per me
non ho mai tempo per fare molto , è comunque una cosa molto divertente. Non andrei
a dormire ogni notte alle tre circa dopo aver finito creature per gli altri se
non amassi questo lavoro.
3-Parlaci delle tue collaborazioni in ambito di cinema
indipendente
Questo è un argomento di cui amo sempre parlare, benché non
mi vanti mai di nulla. Collaboro ormai da tantissimi anni con amici registi,
attori e crew che creano corti, webseries, film brevi o veri e propri,
pubblicità, sia nell’ambito indipendente che no, e mi diverto sempre
tantissimo. Il mio ruolo è quasi sempre quello dell’attore in tutto ciò,
performando con maschere delle mie collezioni private fattemi da amici in
America per la maggioranza su mie idee e deliri, e interpretando una vasta
gamma di creature e personaggi. Raramente recito col mio volto o come umano sia
per vezzo mio , che per semplice comodità e realismo . ma quando sono, che so
un demone o un morto che cammina, allora si che servo a qualcosa e ne traggo
piacere. Ma tuttavia mi capita di essere contattato come semplice addetto al
make up e trucco. Oltre che (ma di rado) consiglio vivente sul dato personaggio
che un attore dovrà interpretare nel caso di qualcosa di soprannaturale,
essendo ferrato in materia.
4- Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Personalmente con chi già collaboro oggi, ovvero cari amici
registi bravi e capaci, la cui amicizia mi ha regalato anni e anni di
interpretazioni mostruose che per me non hanno prezzo, e di cui sono un vorace
collezionista . non ho particolari ambizioni, né particolari desideri, dato che
già amo ciò che faccio ogni giorno e ne sono soddisfatto. I registi che amo
sono tutti morti o lo è la loro carriera, per cui non ho più alcuna speranza di
poter in un futuro prossimo di sognarne una collaborazione. Preferisco valutare
giorno per giorno ciò che faccio,mi interessa il futuro a brevissimo termine,
non quello lontano.
Maresca Gambino
1- Parlaci
dei progetti dove hai collaborato e a cui sei più legata
1-sono legatissima al mio primo corto , “creepy Entries” dove ho lavorato
per la prima volta in assoluto con il make up speciale .
Era la mia prima esperienza con i materiali speciali, le plastiline, i
calchi, il lattice
Ricordo il calco su quel povero ragazzo interamente realizzato in
scagliola….adesso a pensarci mi vengono i brividi…. le prime applicazioni di
plastilina, mai usata, super appiccicosa e con quel colore decisamente troppo
anni ’80…..o l’effetto sudore su un altro attore, che credo mi abbia
letteralmente odiata per avergli spruzzato litri d’acqua in faccia ogni due
secondi per quasi tutta la durata del corto…..
Il progetto era nato da me e dal regista mentre trascorrevo un anno
come artigiana cesellatrice in quel di Firenze, l’idea era piaciuta tantissimo
ad un mio collega francese, insieme abbiamo scritto la prima bozza.
Avevamo anche girato un trailer con un altro titolo, e preparato dei
primi pupazzi in gomma di silicone, che poi non vennero mai usati.
Lasciata Firenze, il progetto è stato rivisitato e sviluppato, abbiamo
creato un team e cominciato le riprese , se non mi sbaglio nel 2005
Eravamo tutti molto giovani , e come tutti alle prime armi, ricoprivamo
anche altri ruoli. Giravamo in casa mia, che era molto grande, ogni stanza è
stata letteralmente ribaltata, mobili spostati, sembrava un campo di guerra,
ricordo che per una scena serviva una location particolare, una specie di
scantinato, molto sudicio e lugubre, io non avevo idea di come realizzarlo, non
c’era tempo per costruire mobili o altro, cosi, sono scesa nella cantina del
mio padrone di casa, che per mia fortuna era uno di quei classici conservatori
accaniti di oggetti, mobili e di
conseguenza polvere…..insomma sembrava un bazar d’altri tempi, ho raccolto
tutto quello che potevo, ragnatele comprese….
2-In che genere cinematografico ti
trovi più a tuo agio e con quale materiale sei abituata a lavorare ?
dico sempre che il genere horror-fantascienza è quello che ti
permette di lasciare più spazio alla creatività e alla fantasia, è un genere
vasto che a livello di progettazione dà molte opportunità e sicuramente è molto
stimolante
personalmente dopo anni certi materiali li lavoro con maggiore
sicurezza, molte volte il tipo di materiale è anche una scelta dettata dalla
sceneggiatura, dal tipo di effetto da
ottenere dal tempo a disposizione per la realizzazione in laboratorio e ahimè dal budget
non potrei dire con quale materiale lavoro di solito perché dipende
moltissimo dalla commissione, per mia fortuna sperimento molto cercando spesso
di non utilizzare un solo metodo per ottenere quello che serve
3-Qual è il tuo rapporto col cinema horror ? quali sono i
tuoi film preferiti e un effettista con cui ti piacerebbe collaborare
adoro il cinema horror, principalmente quello vecchio stile, forse
perché essendo artigiana, mi piace vedere come senza grandi pretese venivano
realizzati certi effetti, che per molte cose, ritengo ancora molto validi
rispetto ad oggi. I miei film preferiti sono sicuramente “Non aprite quella Porta
“ di Tobe Hooper del ’74, “Hellraiser” e “Cabal” di Barker, il primo per la
crudezza e l’atmosfera, il secondo per le creature e nn solo, amo quel film.
Aggiungo non per ultimi i primi 3 Nightmare, secondo me pieni di
piccoli capolavori sia per l’intuizione che per accorgimenti e design
In risposta alla tua domanda , con chi mi piacerebbe collaborare, ti
dirò, spesso sogno ad occhi aperti, avrei dato chissà cosa per essere una
ragazzina negli anni ’70, e aver incontrato Dick Smith, mi sarei incollata alla
schiena di quell’uomo, tentando disperatamente di essere in laboratorio con lui
durante la realizzazione degli effetti per “L’Esorcista”
Ci sono comunque un sacco di colleghi molto bravi in Italia e
all’estero, in generale collaboro sempre volentieri con chiunque abbia una
grande passione e molta umiltà
4-Da spettatrice come vedi il panorama horror indipendente ?
Il cinema horror indipendente mi sembra ricco di bravi registi e
ottimi effettisti, amo le storie interessanti, quelle geniali e un po’ fuori
dai soliti schemi, a volte qualcuno ci riesce , qualcuno no, di solito rimango
piacevolmente colpita quando il mix è ben riuscito, tra effetti , fotografia,
storia e regia.
Personalmente mi piace ricordare ai registi che un ottima fotografia
vale tanto quanto un buon effetto, anche in termini di investimento.
E’ cosa rara, ma quando capita è una vera bomba
Federico Tadolini
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