HOUSE OF SHELLS
Ho seguito immediatamente questo progetto intervistando i due
ideatori ovvero il regista Domiziano Delveaux Cristopharo e lo sceneggiatore
Andrea Cavaletto.
Sono stati tre motivi a farmi avvicinare ad House of shells:
1-
Innanzitutto
la passione che nutro da sempre per il fumetto di Dylan Dog che leggo da quando
avevo otto anni e di cui conservo tutti gli albi regolari , gli speciali e
anche i vari cimeli che solo i collezionisti come me possono acquistare. Quindi
sono difficilissimo da accontentare .
2-
La
curiosità di vedere il regista Cristopharo alle prese con questa nuova forma di
progetto che ha preso piede da diversi ani anche in Italia ovvero il fan film
3-
Dopo
aver apprezzato il capolavoro Doll syndrome (di cui potete leggere la
recensione su questo blog) , ero curioso di vedere cosa erano riusciti a tirar
fuori questa volta Cristopharo ed Andrea
Cavaletto che è lo sceneggiatore di House of shells.
Cavaletto oltre ad essere un ottimo
scrittore suo è il racconto Primi riti contenuto nell’antologia Oltre la paura,
è stato lo sceneggiatore del film Hidden in the woods (inedito in Italia ma
reperibile tramite il mercato dell’import) e ha sceneggiato anche diversi albi
di Dylan Dog tra cui Piovono rane, i sonnambuli, l’armata di pietra, il
parassita , presenti negli album regolari e negli speciali.
Dunque cosa mi aspettavo da House of
shells?
Preciso che non sono assolutamente un
patito dei fan film, di quel poco che ho visto ho sempre percepito sicuramente
un grande impegno e una sincera passione ma vedevo un Dylan Dog che non era un
Dylan Dog , ovvero una cura maniacale per farlo assomigliare il più possibile
al celebre detective ma poi……… mancavano nella cosa più importante ovvero la
psicologia del personaggio ! ed è una cosa gravissima e che compromette la
riuscita di un progetto che viene dichiarato come un omaggio al personaggio di
un fumetto .
House of shells abbatte tutti i
limiti tecnici con idee semplicissimi ma sfruttate in modo intelligente.
Innanzitutto si percepisce la
presenza di un’ottima regia, una buonissima recitazione di Stefano Cassetti
nelle vesti di un Dylan Dog convincente soprattutto nella sua “psicologia” e
nei comportamenti da inglese: malinconico, dotato di un suo particolarissimo
humour e grande conquistatore di donne , nonché molto affascinante come del
resto è Dylan.
Anche l’attrice Veronica Gentili ci
regala una discreta recitazione e rappresenta la perfetta trasposizione del
classico personaggio femminile degli albi di Dylan : bella, innamoratissima di
lui e anche discretamente svampita (ero letteralmente piegato in due quando di
fronte alla porta scricchiolante che si apre da sola esclama : hells bells
!!!).
Splendide le location abruzzesi e qua
mi ricollego alla frase che ho scritto precedentemente : idee semplici ma sfruttate
intelligentemente.
Una delle tante critiche che avevo
letto al riguardo del recente film americano su Dylan Dog (che non è piaciuto
nemmeno a me , ma di certo NON per le location) era appunto quella di non
averlo ambientato a Londra .
Perché bisogna per forza ambientare
una versione di Dylan Dog a Londra ? ci sono tantissimi albi che non sono
ambientati nella capitale inglese , ce ne sono anche a Venezia tanto per fare un
esempio .
Quindi la location da dove deve
derivare ?
Semplicemente dalla natura della
storia e le location di House of shells sono perfette per una storia che non è
la classica avventura “lineare “ di Dylan ma che ci fa addentrare dentro ad un
labirinto onirico molto affascinante .
Ottima la scelta del bianco e nero
che regala al film una natura ancora più gotica e misteriosa nonché l’espediente
di alcuni elementi tipici del genere : il castello , il magnetofono (la voce
dello scienziato è di Pasquale Ruju) , lo specchio.
Sono sicuro che House of shells possa
rappresentare la nuova incarnazione su pellicola di Dylan Dog riuscendo a
conquistare anche lo zoccolo duro degli assidui lettori del fumetto nonché gli
amanti del buon cinema fatto col cuore e con la tecnica.
Federico Tadolini
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