1. Presentati ai nostri lettori
Ciao! Mi chiamo Samuel, sono un autore di fumetti, principalmente
conosciuto con Iayafly. Ho 34 anni, lavoro nel campo del fumettoillustrazione
da circa 10 anni, anche se come autore completo sono ancora
un esordiente.
2. Prima di Nine stones di cosa ti sei occupato principalmente, e qual è la
tua formazione artistica?
Ho lavorato per sei anni in uno studio di animazione 3d, come character
design, storyboard-artist, colorkey-artist. Poi ho deciso di rimettermi a
collaborare nell’ambito del fumetto, che è sempre stata la mia passione
principale, prima come colorista, per la Francia e per la Disney America,
poi come autore del mio progetto personale Nine Stones, con storia,
disegni e colore interamente miei.
3. Raccontaci il processo di realizzazione di Nine stones
Nine Stones nasce tantissimi anni fa, i protagonisti sono nati come una
sorta di “sfogo artistico” per sublimare la mia disforia di genere. Negli
anni li ho sviluppati meglio, sono cresciuti con me, fino a quando non ho
trovato il coraggio di tirarli fuori in un progetto concreto, nel 2016. Ho
cercato di strutturare la storia mettendoci tutte le influenze che mi hanno
costruito artisticamente e narrativamente, superando la paura del giudizio:
è una storia piuttosto “scomoda”.
4. Hai avuto difficoltà nel farti pubblicare un’opera così controversa?
No,
perché è stato in primis l’editore ad avere preso notevole coraggio,
proponendomi la pubblicazione. Ovviamente L’EDITORIALE COSMO,
l’artefice dell’edizione cartacea, ha fatto davvero un azzardo a portare
Nine Stones in edicola, un fumetto con un certo stile di disegno “manga
europeo”, provocatorio, con una storia cruda e delle tematiche così
delicate. Quindi il merito va prima di tutto a loro.
5. Nine stones, dal mio punto di vista è un’opera molto “musicale” con
personaggi che potrebbero essere ricondotti a diverse scene. Quali
sono stati i tuoi ascolti durante la sua realizzazione?
Tutte le scene sono state ispirate da molti gruppi musicali, che mi
facevano da colonna sonora, proprio perché la storia l’ho concepita
immaginando di girare un film, non di disegnare un fumetto. Ci sono stati
parecchi gruppi e cantanti che mi hanno aiutato molto, per esempio Alex
Turner, che io adoro follemente in tutte le cose che fa, sia con gli “Arctic
Monkey” che con i “The Last Shadow Puppet”. Un altri gruppi che
sentivo spesso sono i “Tame Impala”, i “Radiohead” ma in primis fra tutti
“Il Teatro Degli Orrori” che amo talmente tanto da averli citati nel
fumetto con il brano “Lezione di musica”.
6. Oltre che musicale, l’ho trovata una storia molto cinematografica, ci sono
possibilità di vedere una possibile trasposizione filmica?
Il mio sogno è di vedere la serie televisiva live, non animata, ma con
attori in carne e ossa. Perché è così che l’ho pensata in realtà, divisa in
stagioni, e con finali cliffhanger studiati apposta. Spero succeda davvero!
7. Quali sono i tuoi prossimi impegni lavorativi?
Ce ne sono davvero molti, tra cui il seguito di Nine Stones, ma per altri
non ne posso ancora parlare, posso solo annunciare il prossimo progetto a
fumetti, in ordine di tempo, che stiamo presentando a Lucca 2017 insieme
al mio compagno Davide La Rosa che scrive la storia. E’ un fumetto che
non ha nulla a che fare con il genere di Nine Stones, è molto più delicato
e romantico, dal titolo “Agata e il Birch”.
8. Cosa ne pensi dell’attuale panorama fumettistico italiano?
Che è pieno di giovani talenti emergenti che stanno sbocciando, che
molti editori stanno riuscendo a cogliere e valorizzare nonostante la crisi
economica. E molti lettori adolescenti si stanno riavvicinando al
panorama fumettistico italiano, che era rimasto un po’ indietro per quanto
riguarda le tematiche affrontante nelle storie, più rivolte agli exadolescenti
anni ’80 che agli attuali. Sono davvero positivo per il futuro
Federico Tadolini