Federico Sfascia
1. Partiamo in maniera anomala ovvero parlando
di fumetti visto che sei uno dei protagonisti del fumetto Carogne dei tuoi
amici della Krakatoa. Qual’ è il tuo rapporto col mondo del fumetto?
Carogne! Adoro quel fumetto, creatura di quei pazzi talentuosi della
Krakatoa Ink (vi consiglio di cercare i loro corti e lunghi su youtube, non ve
ne pentirete) disegnato da quel geniaccio di Camme Fantaman…che figata
Carogne…compratevelo cazzo!
(Consiglio pure io di reperire i fumetti e i film della Krakatoa… li
trovate anche tutti gli anni nello stand autori di Lucca comics. Io passo a
trovarli tutti gli anni, simpatici, folli e geniali).
Il mio rapporto con il fumetto è iniziato da piccolo, con l’uomo ragno,
nell’epoca in cui se leggevi fumetti non eri un vincente ma una sorta di
appestato coglione.
Mi ricorderò sempre di quella volta che, in prima liceo, una tizia in
classe con me mi chiese con espressione
tra il disprezzo e la sincera preoccupazione “ma tu ce credi davvero che
esistono (i supereroi) ?”
L’ho rincontrata l’anno scorso con il pischello. Lui con la maglietta
di Iron Man lei con quella dell’uomo ragno.
In quel momento ho capito che con la fregna non è mai una questione di
cosa ti piace, ma di QUANDO ti piace.
Detto questo li ho letti in maniera continuativa per qualche anno poi
mi sono rotto le palle e ho iniziato a comprarli solo quando c’erano
disegnatori interessanti…alla fine guardavo le figure, le storie a metà degli anni
90 tra saghe del clone, mignotte rivendute per supereroine e morti di superman
sono diventate delle puttanate insostenibili che, a mio modesto parere, hanno
progressivamente allontanato i personaggi dalla loro purezza e dal sense of
wonder…e si è arrivati a vedere al cinema immondizia come i film di Snyder con
Henry Cavill vestito da Superman...un assassino imbronciato ed incapace in un
mondo senza colori…bella merda.
Io adoro Jack Kirby e quell’approccio assolutamente esplosivo ed
impossibile da imbrigliare della fantasia…ingenuo se vuoi ma mitologico.
E poi quelle meravigliose eccezioni che ho letto (ho guardato anche le
figure, ma l’ho letto perché è bello) tipo ALL STAR SUPERMAN di Morrison, una
storia che consiglio a tutti per capire quanto può essere bello il personaggio
di Superman senza bisogno di snaturarlo per andare incontro ai gusti di 15enni
(chiusi in corpi di 40enni) rancorosi ed ignoranti.
Non so se ti sto rispondendo, probabilmente no, ma a stringere io ho
sempre disegnato, quindi le arti figurative (pittura, fumetto, illustrazione)
sono sempre state prepotentemente presenti nella mia vita.
E per riagganciarsi al discorso fregna di sopra, lo sono state SEMPRE
nel momento storico sbagliato.
2. Quando hai deciso di fare il regista?
Quando ho deciso di darmi un tono pur non sapendo fare nulla.
È una decisione facilissima che possono prendere tutti, basta comprarsi
una videocamera e poi scrivere su facebook “director/actor”.
Provate è una figata.
Se parallelamente vi aprite anche un canale youtube dove parlate dei
cazzi vostri è facile che prima o poi qualcuno vi prenda sul serio vi produca
qualcosa.
Se poi siete ancora più capi e girate qualcosa che esca dal seminato
preti/architetti ricchi in crisi di mezza età/ qualunquismo e gas intestinali,
passate direttamente da registi a geni assoluti.
L’italia è la terra delle opportunità, un paese di entusiasti con la
memoria e la cultura corte in cui puoi reinventarti con un cazzo.
Figata.
3. Raccontaci dei tuoi esordi con i cortometraggi, quali sono state le
maggiori difficoltà?
In realtà io ho esordito con un lungometraggio, il vergognoso ma a me
caro Beauty Full Beast…i corti ho provato a farli dopo…probabilmente le sparo
subito grosse per una qualche compensazione.
Parlando quindi di Beauty Full Beast e delle difficoltà, alla fine sono
tutte dipendenti dalla mancanza d’esperienza.
Coinvolgi amici e conoscenti in una cosa che non sai ancora bene come
gestire e come organizzare e mescoli il personale con il professionale (che
professionale non è).
Insomma, almeno per me, le difficoltà sono tutte dipese dalla mancanza
d’esperienza.
Come in tutti i campi vai avanti, sbatti il muso contro i problemi, e
quando ti si ripresentano sai come aggirarli o abbatterli.
4-Parlaci del passaggio da cortometraggio a
lungometraggio, quali sono le maggiori difficoltà?
Per quanto mi riguarda alla fine si tratta semplicemente di tempo…più
minutaggio hai più roba devi fare.
Poi ovvio che un corto di 3 minuti con 10 cambi di location può
richiedere lo stesso tempo di un film di un’ora e mezza che si svolge nella
stessa stanza…però a grandi linee, per quanto mi riguarda, le difficoltà
aggiuntive si riducono alla quantità di girato da realizzare.
5-Che ricordi hai di I rec u? rivedendolo dopo diversi anni, sei ancora
soddisfatto?
Non l’ho rivisto ma tanto lo conosco a memoria. Io sono soddisfatto nel
senso che ho fatto quello che avevo in testa in quel momento specifico della
mia vita.
A rifarlo adesso qualcosa cambierei, ma nel complesso la storia che
volevo raccontare ha quel respiro.
Strano quanto vi pare ma alla fine, c’ho dovuto lavorare io mica il
pubblico parcheggiato in poltrona…quindi l’ho fatto come lo volevo io.
Credo sia una cosa importante, il fare quello che si vuole senza tanti
compromessi, con tutti i rischi che si porta dietro.
Sono in totale disaccordo con quelli che dicono “il film lo faccio per
voi, non per me”...posto che mi sembra una puttanata di una falsità vergognosa,
penso che con il pubblico bisogna dialogare e anche essere in disaccordo ma MAI
fare quello che si aspetta…la crescita culturale e personale avviene attraverso
l’incontro e lo scontro con altri punti di vista, con la curiosità del capire e
poi decidere se fa per noi o meno…non c’è crescita nell’autoreferenzialità.
I Kiss dicevano “ metti sul palco la band che vorresti vedere suonare”
non “metti sul palco la band che VORREBBERO veder suonare”.
Altrimenti è un attimo che ci si ritrova con la stessa minestra
riscaldata riproposta per anni.
Con questo mica voglio dire che uno se fa un film come vuole è bravo a
prescindere…poi c’è anche il momento del confronto e della crescita personale,
e se non sei buono ad una sega dopo un po è anche il caso di smettere.
Per dire io adesso mi sono dato alla coltivazione di ortaggi e alla
cura del pelo dei gatti e sono felicissimo.
6- I rec u è un film
anomalo, sicuramente difficile da inquadrare in un genere ben preciso. Hai
avuto delle difficoltà nel proporlo ai vari festival cinematografici?
Sì, anche perché è stato preso in pochissimi festival…sia perché è
brutto sia perché non è inscrivibile in un genere.
(Piccola postilla da parte del
sottoscritto Federico Tadolini, I rec U è un film molto bello e coraggioso,
guardatelo, si trova su youtube a questo link https://www.youtube.com/watch?v=zObKKcJspUI)
Parte in un modo, diventa altro e poi finisce per essere qualcos’altro
ancora. Come la vita no?
Prima dei 25 anni ti senti il re
del mondo poi quando scopri di non essere Sylvester Stallone capisci che te ed
i pannolini avrete un’appuntamento giornaliero tra una trentina d’anni, e con
quel piatto di semolino a fissarti i rimpianti saranno l’unica cosa rimasta da
masticare.
Quindi sì, i rec u ha masticato delle difficoltà.
7-
Una domanda che faccio a
tutti i registi: cosa ne pensi dei vari festival presenti in italia?
Io mi sono sempre trovato in situazioni molto belle e piacevoli.
Penso al Tentacoli Film Festival del 2008 dove ho conosciuto i Licaoni
(Alessandro Izzo, Francesca Detti, Guglielmo Favilla) e Michele Senesi
(Palonerofilm).
Poi il Movie Planet Film Festival, il Fi Pi Li Horror Festival…ora sto ora
sto per andare al Future Film Festival per l’anteprima di Alienween e per ora l’organizzazione si è già
dimostrata gentilissima e sempre disponibile…mi sembra una realtà molto bella,
che si regge su un duro lavoro da parte degli organizzatori e che riesce a
creare ottime situazioni di incontro e confronto.
8-Alienween raccontaci le varie fasi realizzative: difficoltà, tempi
ecc.
Di Alienween si è iniziato a parlare a metà del 2014, quando Alex
Visani di Empire Video mi contattò perché interessato a produrre questo film
partendo da un suo incipit da sviluppare in totale libertà.
L’accordo prevedeva in sostanza il mantenimento del titolo (Alienween)
e delle tematiche alieni, halloween e melting movie (quindi gente che muore
sciogliendosi) in cambio di organizzazione (la cosa per me fondamentale visto
che ero sfinito dopo i rec u), copertura delle spese e distribuzione.
Le difficoltà atroci sono state legate principalmente al dover
provvedere inaspettatamente all’organizzazione e al mettere pezze varie e
clamorose in corsa, perché per quanto riguarda le persone coinvolte (attori,
aiuti indispensabili sul set ecc) erano (per fortuna) tutti amici e
professionisti con cui avevo già lavorato e che di fatto sono stati una forza
quando tutto andava a rotoli.
Mai una lamentela e mai un cedimento. E potevano benissimo mandarmi a
fare in culo in ogni momento avendone tutto il diritto vista la situazione in
cui li avevo coinvolti.
Le riprese sono iniziate a fine novembre 2014 per una decina di giorni,
e poi si sono concluse in diversi fine settimana da gennaio a marzo 2015.
In soldoni il film è stato aperto e chiuso in un anno, un anno e mezzo
circa.
9-Che accoglienza sta avendo nei festival e soprattutto sei soddisfatto
del risultato finale?
Per ora sta piacendo, a quanto pare.
Io sono molto contento del lavoro degli attori, sono stati eccellenti,
tutti quanti, il film funziona grazie a loro che hanno sorretto le dinamiche
comiche e drammatiche in maniera egregia.
E funziona grazie al lavoro (ma non avevo dubbi) eccelso degli effetti
speciali di Camme di Fantasma Film che per l’ennesima volta ha dato tutto se
stesso.
Poi tutti gli altri ovviamente. Alessandro Mignacca, Domenico Guidetti,
Alberto Masoni, tutti.
Sono estremamente soddisfatto delle persone coinvolte e del lavoro di
squadra.
Per il resto ho fatto quel che ho potuto.
10-Tre componenti molto importanti nei tuoi film
sono: l’ironia, la visionarietà e la musica. Parlaci di questi componenti
Difficilissimo…cioè me ne dovreste parlare voi che ce li vedete…posso
parlare della musica che per me è fondamentale, io soffro tantissimo il non
saper suonare visto che per me immagini e ritmo musicale sono una cosa sola.
Ne fa le spese il povero Masoni che si deve rifare e risistemare le
musiche mille volte fino all’odio.
Sono una rottura di palle ma per me musica ed
immagini vanno di pari passo e nei limiti cerco sempre di creare questo
connubio ritmico.
La mia immaginazione è molto legata al suono ed alla melodia.
Io adoro Jim Steinman e più o meno l’incedere che inconsciamente ricreo
nei film è quello di una sua canzone…Alessandro Izzo dice che faccio cinema
Wagneriano come Steinman fa rock Wagneriano…io so solo che la Polonia penso di
non invaderla.
Semmai il Portogallo…si spende poco, c’è il mare, è pieno di belle
ragazze.
L’ironia credo sia strettamente legata alla depressione con cui vedo la
realtà che mi circonda.
Ogni giorno La vita ti mette di fronte alla scelta tra risata e
omicidio.
Non scelgo quella più giusta ma quella penalmente non perseguibile.
Sulla visionarietà non ho granchè da dire…io vedo le cose così come le
riproduco in film e disegni…è il mio filtro personale per la riproduzione della
realtà…quindi boh…è così e basta, se è visionarietà spero sia visionarietà gradevole
e sensata.
Non uso le droghe. Io mi sballo solo di gesù.
Federico Tadolini